Àmbar era proprio davanti all'entrata di quella stanza da far ghiacciare sangue nelle vene.
Nella parete a destra della porta si trovava una console che occupava in lunghezza tutto il muro. I pulsanti erano di varie dimensioni divisi prima in tre sezioni e poi in cinque sottocategorie. Le iscrizioni erano probabilmente in polacco o tedesco.
Seduto vi era un uomo impegnato a seguire qualcosa al telefonino ad un volume altissimo. Neanche si era accorto dell'intrusione. Ogni volta che premeva un bottone un urlo o un ringhio lasciava le labbra di Àmbar.
Derek si avvicinò e gli sbattè la testa al tavolo, facendolo svenire.Nella parete difronte alla console una serie di attrezzi da tortura più classici: fruste di tutte le dimensioni, da quelle semplici a quelle con i chiodi o elettrificate. Coltelli, teaser catene brochiate.
Davanti alla porta stava appunto Àmbar. Aveva i polsi e le caviglie legate con delle corde chiodate ad una grata sicuramente elettrificata, praticamente tutti i lupi mannari ne avevano vista una, molti vi sono stati anche legati. Non è una bella sensazione. Le braccia distese e le gambe unite. Era solo in reggiseno e pantaloncini, interamente coperta di sangue o lividi. La testa ciondolava debolmente sul petto, respirava a fatica mentre il cuore sembrava impazzito.
Si sentì un rumore meccanico e Àmbar gridò. Raddrizzò la testa e spalancò occhi e bocca. Ma non sembrava vedere niente. Gli occhi erano grigi, come durante una trasformazione in lupo tranne per il fatto che i lupi non hanno occhi grigio chiaro e opaco. Aveva anche le zanne, più lunghe e affilate rispetto a quelle di un lupo. Le mani chiuse a pugno.
Continuò ad urlare finché non terminò anche il ronzio meccanico.
Adesso respirava affannosamente, il petto che si alzava e abbassava rapidamente procurandole anche fitte di dolore. Aveva due tagli verticali non troppo profondi sui fianchi, da sotto al braccio fini al bordo dei pantaloncini. Portava segni di bruciature sparsi per tutto il corpo, buchi provocati da una delle fruste sporche di sangue regnavano sull'addome. Un braccio era piegato in modo innaturale e sicuramente dolorosa.''Dietro.'' Riuscì a sussurrare prima che uno scoppio le fece digrignare i denti.
Si precipitarono più avanti e notarono un apertura che nessuno aveva visto. Un'altra console e un altro uomo. Stavolta pronto però, ci fu un breve combattimento ma i lupi lo sopraffarono senza troppa difficoltà. Poi per sicurezza staccarono ogni presa che riuscirono a trovare.
Stiles acchiappò un coltello dentro il fodero dalla parete sinistra, in tutti i sensi, e lo lanciò ad Isaac che si era avvicinato ad Àmbar.
Appena tagliate le corde la ragazza precipitò con tutto il suo peso, che non era poi così tanto, contro Isaac con un gemito strozzato di dolore.
''Cazzo.'' Borbottò stordita, tastando la faccia del suo salvatore. La faccia ancora nell'incavo del suo collo. ''Isaac?!'' Esclamò infine aprendo gli occhi sorpresa per poi richiuderli subito. ''Mi gira la testa, ma tu che fai qui?''
''Aspetta che ti faccio sedere.'' Disse lui piano.
''No. Seduta no. Non credo che la mia schiena possa sopportarlo.'' Rispose lei cercando di sostenersi sulle proprie gambe.
Lydia fece il giro e guardò a cosa si stava riferendo Àmbar. Sulla schiena aveva segni profondi della grata, nella parte bassa poi vi erano segni profondi e ancora sanguinanti che sembravano fatti da una mini trivella.
''Mio dio.'' Sussurrò Corey, che l'aveva affiancata. Mason li raggiunse non appena notò la loro reazione e dopo una veloce occhiata li prese entrambi per mano e li allontanò.
''Oh. È arrivata la cavalleria, avete la mia pizza?'' Disse Àmbar con un accenno di sorriso e causando una debole risata generale mentre si sosteneva con il braccio sano al muro. Le sue gambe tremavano per lo sforzo di stare in piedi. Isaac le sorreggeva con un braccio sulla vita. Quando riaprì gli occhi questi erano tornati normali. Non si intonavano al corpo, erano rilassati nonostante tutta l'assurda situazione. Aveva probabilmente qualche costola inclinata se non rotta, era stata picchiata, frustata, bruciacchiata, torturata in tutti i modi immaginabili eppure sembrava tranquilla. Tremendamente dolorante ma allo stesso tempo serena, e ironica. Ironica sempre. Altrimenti non sarebbe stata Àmbar.
''Ma non vi vedo. Sento Scott, Lydia, Corey perché ha parlato, Mason vicino a Corey. Stiles in fondo alla stanza che cerca di... sintonizzare una radio?'' Chiese.
''Esatto. Tra un po' arrivano gli aiuti.'' Rispose cercando di essere allegro.
''Poi ci sono altre quattro persone, forse cinque.''
''Perché non vedi?'' Domandò Scott avvicinandosi.
''Succede, quando mi torturano a lungo.'' Spiegò lei. ''Non è che non vedo, più che altro ho i capogiri. Sai, le macchie grige che danzano davanti agli occhi. Qualcuno ha dell'acqua?''
Mason recuperò la bottiglia dalla borsa e la tese nella loro direzione.
''Grazie.'' Disse Àmbar tendendo il braccio buono ma perdendo così l'appoggio al muro e ritrovandosi a barcollare. ''Dannazione. Detesto non poter fare le cose.'' Aggiunse quando Isaac gliela sfilò dalle mani e la fece bere qualche sorso. ''Ma grazie lo stesso.''Sbattè le palpebre un paio di volte e poi sospirò. Tossì e quando sollevò lo sguardo trovò undici paia di occhi a fissarla ansiosi e preoccupati, d'accordo, nove. Peter era abbastanza neutrale, o almeno lo appariva. Derek sembrava solo lievemente turbato.
''Grazie a tutti. Davvero.'' Parlava a fatica. Il fiato e il cuore irregolari.
''Non affaticarti a parlare.'' Le disse gentilmente Scott.
Àmbar annuì, poi scosse la testa in segno di negazione. Scivolò via dalla presa di Isaac e crollò malamente a terra, sul braccio rotto. Iniziò a tossire sangue mentre un forte tremore prendeva possesso del suo corpo. Le ferite sanguinavano copiosamente invece di guarire. Mason, Corey e Isaac provarono a risollevarla ma non riuscirono. Ogni volta che veniva toccata Àmbar sussultava e nessuno era sicuro di dove prenderla per non farle male ulteriormente.
Il respiro si fece ancora più asmatico mentre crollava a cadere di schiena.Lydia e Stiles si le andarono incontro e si inginicchiarono vicino.
''Credo sia un attacco di panico.'' Disse lei.''Ma non possiamo farle trattenere il respiro, già così respira poco.''
''Ragazzi, quelle ferite sulla schiena rischiano di farla morire dissanguata.'' Intervenne Mason.
''Come la calmiamo?'' Domandò Stiles agitandosi e parlando veloce. ''Non la conosciamo così bene! E non può morire! È piena di gente che muore questa città! E poi è brutto che un'altra persona muoia davanti a noi. Io non la sopporto un'altra morte! Rischio di diventare pazzo e...''
''Stiles!'' Lo richiamò Lydia prendendolo per le spalle e scrollandolo per le spalle.
''Si si scusa.'' Disse lui. ''Michael!'' Esclamò poi.
''Sì! Michael!'' Quasi gridò di rimando Isaac.
Si avvicinò anche lui e si mise di fronte a Lydia e Stiles.
Prese la mano di Àmbar e la strinse.
''Voi calmatela.'' Disse ai due che aveva davanti.''Isaac! Non puoi prendere tanto dolore. Non farà bene a nessuno. Sopratutto a lei.'' Lo avvertì Derek con un che di ansia nella voce.
Isaac annuì.
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Il controllo. ~|Teen Wolf|~
FanfictionIl controllo è tutto per Àmbar, è brava nel contenere le sue emozioni e i suoi istinti. Ma una serie di circostanze metterà a dura prova queste sue capacità. Non sarà sola, il branco di Beacon Hills la affiancherà in tutte le difficoltà che ci saran...