''The subject is always you.''

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Poi fece una cosa che sconvolse i ragazzi.

Scoppiò a ridere.
Gli occhi tornarono normali, luccicanti solo per via del divertimento.
Quando si riprese abbastanza da formulare una frase intera parlò, l'eco della risata ancora presente nel tono di voce ora tornato normale.
''Oddio, dovevate vedere le vostre facce!'' Esclamò facendosi da parte e invitando in silenzio i ragazzi ad entrare. Nessuno si mosse. ''Oh andiamo! Stavo scherzando.'' Continuò.

''Non è divertente.'' Ribattè Stiles. ''Per poco morivamo di infarto.''

''Ragazzi era un innocente scherzo. Ci si annoia davvero tanto qui.'' Ripeté lei.
Isaac entrò per primo. Andando ad abbracciare Àmbar in segno di saluto. ''Non farlo più.''

Piano piano i ragazzi seguirono Isaac, analizzando il luogo.
Erano appena entrati in un unico ambiente enorme e luminoso. Sulla destra un mobile da cucina faceva da angolo. Davanti ad esso un isola su cui poter lavorare meglio e di fianco un tavolo con tre sedie. Se vogliamo dividere il piano in quattro rettangoli la cucina, con isola e tutto, occupava quello in basso a destra. In quello in alto a destra invece erano posizionate tre scrivanie, due su un lato e la terza sull'altro del muro. Tra esse ed a occupare lo spazio rimanente sulle pareti delle librerie stracolme di libri.
I restanti due rettangoli, quelli a sinistra della porta, erano interamente occupati dal salone.
Davanti alla finestra c'era un divano, altri due identici formavano un ferro di cavallo. Uno attaccato al muro l'altro a dividere lo spazio tra il salotto e la cucina. Davanti al divano centrale, in modo da essere visibile a tutti, era stata posizionata una tv sopra ad un mobile. Dietro di questo un altro tavolo, più grande di quello in cucina e circondato da dodici sedie.
Adagiato poi al muro un altro mobile basso arredava la stanza. Due poltrone erano posizionate nell'angolo con dietro un'altra piccola libreria. Proprio davanti alla porta la rampa di scale che portava al piano superiore.

''Scherzi a parte l'unico problema potrebbe essere mio fratello.'' Disse Àmbar. ''E non quello adorabile.''

''Quanto mai sarà terribile in confronto a te.'' Borbottò Peter aggirandosi per il salotto e venendo fulminato da Derek.

Àmbar fece finta di niente.
''Volete qualcosa da bere?'' Domandò avviandosi al frigorifero.

''Niente grazie.'' Rispose Scott, a nome di tutti.

''Dobbiamo parlare.'' Le ricordò Hayden. Peter colse l'occasione al volo. Quasi lanciando il fatidico quaderno sul tavolo della tavola.
Àmbar annuì tranquilla prendendo il quaderno e una bottiglietta di the freddo alla pesca e andando in salone, sedendosi su un lato lungo del grande tavolo.

Gli altri seguirono il suo esempio e si sedettero anche loro. Isaac e Corey affianco ad Àmbar e Mason vicino al proprio ragazzo.
Di fronte a loro, partendo da sinistra c'erano Malia, Liam, Hayden e Scott. Sul lato piccolo Lydia e Stiles e difronte a loro Peter e Derek.

''Quindi.'' Esordì Àmbar aprendo il quaderno. ''Qui c'è scritto lupo mannaro. Una serie di torture, da cosa guarisco, da cosa non guarisco, quanto impiego, i veleni che fanno più effetto su di me...'' Elencò per poi alzare gli occhi verso Peter.

''Vai avanti.'' Disse lui come se si stesse pregustando un qualcosa di tremendamente piacevole.

''Sembra che ti conoscano bene.'' Riflettè Liam, allungandosi per leggere le scritte. ''Il soggetto sei sempre tu. Non il lupo in generale.''

''Non è la prima volta che mi prendono.'' Rispose lei sovrappensiero, pentendosene immediatamente. ''Parlo troppo a volte, davvero troppo.''

Voltò la pagina sotto gli occhi attenti di tutto il branco.
''Cosa c'è scritto?'' Domandò Peter con una nota di sadismo nella voce che lo faceva sembrare psicopatico.

''Pantera.'' Rispose solo lei, mettendo poi il quaderno al centro del tavolo. Sapeva già cosa c'era scritto.

''Cosa significa pantera?'' Domandò Derek. I ragazzi sembravano di punto in bianco confusi, in primo luogo, e un pochino diffidenti. Peter stava riuscendo nel suo intento.

Àmbar tinse gli occhi di grigio. Quel grigio delle nuvole leggere che potrebbero far cadere una pioggerellina leggera o essere solo di passaggio. Non brillava, come quelli dei lupi, erano opachi. ''Non pensavate veramente che coyote e lupi fossero le uniche creature mannare in natura, vero?!''

Prima che qualcuno di loro potesse proferire parola la porta d'ingresso venne chiusa rumorosamente.

''Oh cielo.'' Borbottò Àmbar, scoraggiata.

Un ragazzo sui vent'anni barcollò fino all'isola della cucina, ci si appoggiò e cercò di mettere a fuoco quello che aveva davanti agli occhi.
Quando parlò la voce era resa roca dell'alcool di cui puzzava pesantemente.

''I tuoi amici sono belve come te?'' Domandò sprezzante mentre tentava di avvicinarsi al tavolo. L'istinto di protezione prese il soppravento su Àmbar che si alzò e mosse qualche passo nella sua direzione.

''Josh, da che ora stai ingurgitando alcool?'' Chiese lei, calma.

''Non pronunciare il mio nome!'' Gridò allora lui. ''Figlia di puttana!''

''Allora.'' Esordì Àmbar perdendo velocemente la pazienza. ''Innanzitutto siamo fratelli. Quindi ti sei insultato da solo. Secondo, è meglio se vai a farti una doccia.''

Josh non sembrò prenderla bene, con una velocità non consone al suo stato di ebbrezza sfilò la cintura dai passanti del pantalone e colpì Àmbar in viso. Di scatto Isaac, Corey e Scott si alzarono in piedi, pronti ad intervenire.
Ma Àmbar non sembrava bisognosa di aiuto. Appena barcollò sotto il colpo; afferrò la striscia di cuoio e la strappò dalle mani del fratello del maggiore.

''Josh. Te lo ripeto. Sali su e stenditi.'' Riprovò Àmbar.

''Di cosa disc-discutevate?'' Chiese senza perdere il tono arrogante.

E prima che Àmbar rispondesse, lo fece Peter.
''Dei super poteri di tua sorella, ne sai qualcosa?''

''Cosa?!'' Gridò furioso Josh.
Àmbar guardò Peter con tanto odio e disgusto che Stiels rabbrividì e Peter quasi sentì dolore.

''Tu! Tu ti van-antavi con loro dei pot-teri che hai quando li hai uccisi!'' Continuò a gridare Josh. Àmbar che oltre le emozioni riservate a Peter ora non mostrava più niente stava in silenzio.

''Josh.'' Stavolta pronunciò il nome del fratello come fosse un insulto. ''Sai benissimo che non è andata così.''

''T-tu hai ucciso i nostri gen-nitori per prendere i p-poteri!'' Gridò ancora, poi scoppiò a ridere. Come se quello che avesse detto fosse estremamente divertente.

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