IX -2-

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«you feel like home»

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«you feel like home»

«Aveva diciannove anni ed era innamorata della vita. Quel giorno uscì per andare a comprare dei fiori per l’anniversario mio e del nonno. Ricordo disse che fosse una giornata bellissima per fare due passi, quindi si fermò in un bar a prendere un succo e allungò la strada, passando lungo la riva del fiume» spiegò la signora. «Un ragazzo le andò letteralmente addosso. Era sui pattini e, da quello che ricordo, stava facendo a gara con un suo amico» rise leggermente.

Taehyung rimase con lo sguardo basso, spostandolo semplicemente dal suole, alle mani di Jimin, intrecciate alle sue.

«A detta sua, tuo padre era l’uomo più bello di questo mondo. TaeTae, tu gli assomigli davvero tanto» il grigio sorrise. Non prendeva mai il discorso, mai aveva voluto sapere più dello stretto necessario. Gli faceva male parlarne.

«Il destino volle che i due si rincontrarono l’anno dopo, in università. Il primo giorno di Hayeun, il secondo anno di Woonwoo, tuo padre.» Taehyung alzò lo sguardo, era scombussolato. Quella situazione gli ricordava molto la sua storia, insieme al suo amico che ora era lì, al suo fianco, a tenergli le mani, per rassicurarlo.

Taehyung trovò lo sguardo rassicurante di Jimin il suo punto di forza, in quel momento.

«Poi, cosa successe…?» sembrava come se il suo amico gli stesse dando la forza di parlare. La donna sorrise, mentre i suoi occhi si riempirono di lacrime. «Tuo padre si ricordò di lei già dal primo istante. Un giorno, prima delle lezioni si presentò davanti alla sua aula con un succo all’arancia» ridacchiò, ricordando i vecchi tempi «Hayeun fu così felice che lo abbracciò all’istante. In poco tempo si conobbero alla perfezione e finirono per innamorarsi l’uno dell’altro. Dopo due anni si sposarono. Erano così felici insieme» Taehyung si ritrovò con il volto bagnato dalle lacrime salate.

Jimin corse subito ad asciugargliele con le sue piccole e delicate mani. Un gesto premuroso che fece battere il cuore si Taehyung all’impazzata.

«Un giorno trovai tua madre e tuo padre in giardino, stavano piangendo, di gioia» sorrise nostalgica «mi dissero che stavano aspettando un bambino, stavano aspettando te Taehyung.»

Un singhiozzo strozzato uscì dalla bocca del grigio. Jimin in risposta si alzò e lo abbracciò, stringendolo con tutte le sue forze. «Taehyungie, calmo» gli accarezzò dolcemente la schiena «ci sono io qui.{ Lo strinse a sé e il grigio non potè fare altro che ricambiare l’abbraccio. Aveva bisogno di lui, più di chiunque altro in quel momento.

I nonni rimasero in silenzio ad osservare quella scena tenera e commovente.

«Grazie Jimin-ah, grazie» disse il grigio tra un singhiozzo e l’altro. «Zitto e abbracciami» annuì sorridendo. Così fece, si rifiondò sul corpo minuto del suo amico, abbracciandolo con tutte le sue forze.

[…]

Taehyung si era ripreso e i due decisero di fare una piccola camminata, da soli, in riva al fiume.

«Jiminie, scusa per prima» Taehyung si passo una mano tra i capelli. Il biondo scosse la testa «non ci provare nemmeno a scusarti Tae, non devi assolutamente» annuì successivamente. Taehyung sorrise, si sentiva così fortunato ad avere un ragazzo come lui nella sua vita.

«Guardaci» disse Tae, osservando l’acqua cristallina del fiume «sembriamo quasi due ragazzi normali» rise. Jimin lo guardò mordendosi il labbro.

Aveva sempre pensato che la sua situazione fosse un disastro, ma in poco tempo si era reso conto che la gente soffriva, quanto lui o, come in questo caso, più di lui. Taehyung cercava di non darlo a vedere, ma in alcune volte tutta la rabbia e il dolore accumulati durante gli anni si esternavano, facendolo rinchiudere nel suo piccolo guscio.

Jimin se ne accorgeva sempre, ogni volta. Cercava di lasciarlo solo, tranquillo, finché non gli sarebbe passata. Ma si era ritrovato in un punto di non ritorno. Non riusciva più a non pensare al fatto che il suo amico stesse così male. Non poteva rimanere sempre con le mani in mano.

«Hai ragione, sembriamo quasi due persone felici» annuì in seguito. «Che schifo che fa la vita» sputò acidamente il grigio, il biondo si limitò solamente ad acconsentire annuendo.

Voleva rendere la vita del suo amico migliore, voleva essere lui quel cambiamento nella sua vita che avrebbe portato quel barlume di felicità e speranza. Voleva diventare lui la causa del sorriso dell’altro.

Quel giorno Jimin capì che si stava davvero innamorando del suo compagno di stanza.

[…]

Stavano tornando all’ospedale dopo la chiamata della nonna dove li avvisavano che si stava facendo troppo tardi e, i due ragazzi, per evitare il cazziatone dell infermiere, decisero di rientrare.

Appena entrarono i loro sorrisi si spensero di colpo, erano tornati a quella insulsa vita, stancante e stressante.

I due ragazzi erano in stanza, ognuno nel proprio letto. Erano stanchi. Non erano più abituati a giornate come quella.

Jimin si era allungato, prendendo le cuffiette e mettendo la musica. Taehyung era seduto e stava leggendo. Voleva finire a tutti i costi il libro di sua madre.

Il tempo passava e il biondo si era ormai addormento. Il grigio era ancora sveglio, seduto sul letto. Fissava fuori dalla finestra.

Si sentiva oppresso. L'ansia cominciava a farsi sentire di nuovo. Non ne poteva più.

Quell'uscita gli aveva fatto ricordare quanto possa essere triste la sua vita. Si sentiva un prigioniero. Un prigioniero buttato dentro senza aver commesso nulla di sbagliato.

Sentì gli occhi farsi lucidi, cercò di trattenere le lacrime. Gli sembrava ci stesse riuscendo, fino a quando sentì il sapore salato sulle proprie labbra.

Stava piangendo.

Un singhiozzo, uscito quasi strozzato dalla sua bocca, svegliò il biondo, che si tirò subito a sedere.

«Taehyungie, che succede?» Chiese stropicciandosi gli occhi. Taehyung scosse la testa, non voleva parlare. Non ce la faceva.

«Vieni qui, bambinone» sorrise Jimin, spostandosi verso il lato del suo letto, lasciando lo spazio per il suo amico.

Taehyung si alzò lentamente, dirigendosi verso il letto del biondo. Si sedette e Jimin, di scatto, gli prese la mano.

Si sdraiarono l'uno al fianco dell'altro. Il grigio si fece piccolo, andando a rannicchiarsi contro il corpo del biondo, infilando il suo viso nell'incavo del suo collo.

«Non mi lasciare mai, ti prego Jimin» pianse. Jimin lo strinse a se «non succederà mai, te lo prometto.»

Oncology | VminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora