«we're lost»
Jimin non si era mosso dal letto del grigio, dopo che lo aveva visto mentre lo portavano via, di corsa. Aveva gli occhi chiusi, i capelli completamente spettinati e respirava lentamente. Non sembrava il suo Taehyung, si rifiutava di credere che fosse il suo Taehyung.
Erano passati due giorni da quell'episodio e Jimin era ancora sconvolto. Aveva dentro di sè un senso di agitazione che non voleva nemmeno sapere di andarsene, accompagnato dalla paura. Tanta paura.
Non mangiava, aveva lo stomaco chiuso. Si sentiva morire dentro, sapendo che avrebbe davvero potuto perdere la sua persona. Come avrebbe potuto mangiare in quella situazione? Come avrebbe potuto comportarsi come se nulla fosse? Non riusciva a reagire diversamente.
Il buio e il silenzio erano diventati i suoi migliori amici. Non voleva incontrare nessuno, non voleva parlare con nessuno. Nessuno che non fosse il suo Taehyung.
Gli sembrava tutto un brutto sogno, un incubo. Sperava che qualcuno, da lì a poco, lo avrebbe svegliato, dicendo che era tutta invenzione della sua testa e che non fosse successo nulla. Sperava che fosse proprio Taehyung a farlo, ma, purtroppo, la realtà era un'altra. La realtà era solamente che la vita, in quel momento, aveva voluto mettere a dura prova il grigio, mettendolo alle strette. Doveva lottare per rimanere appeso a quel filo sottile che lo teneva ancora dalla parte giusta, che lo teneva ancora in vita.
Jimin era anche arrabbiato con lui, perché in tutto quel tempo non gli aveva mai confessato come stesse, o meglio, aveva sempre finto e lui, da grande stupido, c'era cascato. Non doveva, ma era successo. E continuava ad incolparsi per questo. Era colpa sua se il suo ragazzo ora era chiuso in quell'oblio scuro, senza riuscire a trovare la via d'uscita, per tornare in superficie, perché avrebbe potuto fare davvero qualcosa.
Quel mattino, dove Jimin era ancora intento a non voler parlare con nessuno, ci fu una svolta.
All'improvviso le luci della stanza vennero accese, facendo scattare il biondo in direzione della porta. Rimase scioccato in un primo momento perché mai si sarebbe aspettato che la nonna del grigio, in quelle circostanze, venisse proprio da lui. Si alzò in piedi, stringendo i lembi della felpa che indossava, rubata dall'armadio del grigio, e si avvicinò ad ella.
"Jimin, tesoro perché sei al buio? È una bellissima giornata" la donna gli parlò con tono dolce, accarezzandogli la guancia. Il biondo boccheggiò, non volendo dirle il motivo effettivo, anche se, purtroppo, la donna lo sapeva, lo sapeva benissimo. "Vieni, sediamoci" e così i due si sedettero sul piccolo divano al fondo della stanza.
Jimin si prese qualche istante per osservarla. Aveva capito che era una donna davvero forte, dal modo di fare, già tempo prima. Aveva gli occhi leggermente gonfi e rossi, aveva sicuramente pianto per il suo adorato nipote, era stanca, glielo si leggeva in volto. Ma era lì e non se ne sarebbe andata.
"Taehyung è sveglio" se ne uscì tutto d'un fiato la donna, facendo mozzare il respiro al biondo, che sentiva gli occhi pizzicare e sapeva che da lì a poco si sarebbe trovato a piangere. "Ci hanno fatto uscire dalla stanza appena ha aperto gli occhi. Era così stanco, mi ha parlato sai?" la nonna si ritrovò a sorridere, guardando il pavimento. "Mi ha chiesto di te" e fu così che Jimin si ritrovò in un bagno di lacrime calde e salate che scendevano senza ritegno lungo le sue guance.
"Sei stato il suo primo pensiero" annuì lei, spostando lo sguardo sul ragazzo "sei sempre il suo primo pensiero" e gli prese le mani, stringendogliele. Poi lo abbracciò, stringendolo a sé, sentendo anche lei le lacrime cominciare a rigarle il volto.
Solo una volta che sciolsero l'abbraccio, Jimin trovò un minimo di coraggio per parlare, nonostante la sua voce uscì ferita, debole e tremolante.
"E ora cosa succederà?" chiese, per poi mordersi con forza il labbro inferiore. "Non lo so, nessuno sa nulla in realtà" la donna rispose anch'essa con un filo di voce. "Nessuno pensava che sarebbe potuto peggiorare così velocemente, nemmeno i medici" ammise, asciugandosi le guance. "Vorrei solamente farti andare da lui, sei l'unica persona che vuole al suo fianco" e lo guardò di nuovo negli occhi.
"Jimin, se i medici dicono che puoi" il biondo notò gli occhi della donna riempirsi di lacrime di nuovo "rimani con lui fino alla fine, sta soffrendo troppo e tu sei l'unico che puo' farlo stare meglio. Te lo chiedo in ginocchio, accompagnalo fino alla fine."
E Jimin non potè che accettare. Fino alla fine, glielo aveva promesso. Ma, la fine? Era davvero irrimediabile ciò che era successo? Se i medici non sapevano nemmeno cosa fosse successo, perché già si stava parlando della fine?
Ma lo avrebbe fatto e, in cuor suo, sapeva che Taehyung ce l'avrebbe messa tutta se avesse avuto il suo aiuto, perché è quello che avevano sempre fatto da quando si erano ritrovati.
La donna andò via, salutandolo con un abbraccio pieno d'amore, lasciandolo di nuovo solo. Tornò a sedersi sul letto, dopo aver chiuso la porta, così da esser sicuro di rimanere di nuovo, completamente, da solo. La sua mente cominciò a vagare e, l'unico pensiero fisso era lui. Taehyung.
Così si ritrovò a piangere in silenzio, senza riuscire a smettere, stringendo il cuscino con tutta la sua forza.
Continuerò ad essere il tuo sole per tanto tempo Taehyung, me lo hai chiesto e io te l'ho promesso. Mandiamo via queste nuvole di merda che bloccano la visuale sulla tua preziosa vita e facciamo tornare il cielo sereno, insieme. Ci sarò sempre al tuo fianco.
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Oncology | Vmin
FanfictionTaehyung e Jimin, due compagni di stanza, in ospedale. La loro vita, per quanto burrascosa sia, insieme, riescono a trovare quel briciolo di serenità, tra una difficoltà e l'altra. «Taehyung, non mi lasciare! Rimani con me!» Urlò il biondo, scoppian...