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«everything about you makes me crazy»

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«everything about you makes me crazy»




Così, frettolosamente prese una felpa e se la infilò, sopra la t-shirt che stava indossando e uscì dalla stanza. Si guardò intorno e un palloncino bianco era attaccato alla maniglia della porta che dava sulle scale. Corse fin lì e si accorse che vi era attaccato un altro foglietto. Lo prese e, dopo averlo letto gli si riempirono gli occhi di lacrime.

Senza di te sarei perso.

Lo mise in tasca e deciso aprì le grandi porte e cominciò a salire le scale, in direzione dei palloncini, messi ordinatamente ad ogni rampa. Dopo due piani, sentì il fiatone farsi spazio, non era più abituato a certe cose. Una vota arrivato al pianerottolo del terzo piano, vide un palloncino attaccato alla porta che dava sul reparto di ortopedia. Si avvicinò e vide che anch'esso aveva un cartoncino appeso al filo, lo staccò e lo lesse all'istante.

So che sei vecchio (come me), quindi da qui niente più scale!

Ridacchiò, portandosi una mano a coprire la bocca. Era così felice in quel momento che poteva davvero giurare di poter morire dalla gioia. Taehyung aveva organizzato tutto quello solamente per lui. Si sentiva speciale, per la prima volta nella sua vita. Si sentiva davvero una persona, una vera persona con il diritto di vivere, con la voglia di vivere.

Aprì le porte e ricominciò a seguire i palloncini, sotto lo sguardo complice di tutti i lavoratori che, grazie a quel gesto, sembravano tutti di buon umore.

Continuò a camminare per una decina di minuti, passando davvero tanti palloncini legati alle cose più assurde. Ne trovò uno, addirittura, legato al dito di una signora. Taehyung si era proprio sbizzarrito con quel gesto.

Jimin continuava a ridere senza sosta, fino a quando arrivò all'ascensore. Il loro ascensore. Ad esso era attaccato un altro palloncino, a cui era legato l'ennesimo foglietto. Lo prese in mano e lo aprì. Taehyung lo aveva piegato in quattro parti, facendolo rovinare tutto, impossessato dall'agitazione com'era.


Ora non credo di doverti dare ancora molte informazioni.

Sai dove trovarmi.


Così chiamò l'ascensore e salì al suo interno. Il suo corpo era stato impossessato da una strana sensazione di adrenalina ed euforia. Tremava dalla felicità e, non vedeva l'ora di arrivare a destinazione.

«Quanto dannazione ci mette ad arrivare» sbuffò, continuando a premere il pulsante del loro piano. Del loro posto. Sembrava come se il tempo fosse rallentato, come se quella salita verso l'ultimo piano fosse più lenta del solito. Una volta che il piccolo monitor sulla parete metallica mostrò il numero del piano, le porte si aprirono e Jimin si scagliò letteralmente all'esterno.

Una volta messo piede sul pavimento del terrazzo, cominciò a camminare con passo lento. I suoi occhi ispezionavano ogni millimetro della superficie. Tanti palloncini viola erano legati alle piante, al tendone e dovunque era possibile creare un piccolo nodo. Sotto il tendone, sulla panca, una torta era poggiata sopra un vassoio. Jimin, esterrefatto, camminò verso di essa, cercando con lo sguardo il suo punto chiave. Taehyung. Che però non riuscì a trovare.

Arrivò davanti alla torta e si abbassò. Al suo fianco era posizionato un biglietto bianco, lo prese, lo girò e sorrise all'istante, riconoscendo la scrittura del grigio.


Ehy Chim, perché non me lo hai detto prima che oggi fosse il tuo compleanno? Avremmo potuto fare molte cose insieme, magari ci avrebbero dato anche qualche ora da passare, insieme, fuori da questo posto. Ma tu sei il solito testardo, non è così?


Lo era eccome e lo pensava anche lui, infatti ridacchiò all'istante. Perchè, nonostante fosse un testardo micidiale, Taehyung era al suo fianco e sembrava davvero non avere intenzione di lasciarlo, nemmeno per quello.


Comunque, auguri mio piccolo Chim. Vorrei darti il mondo, perché è ciò che meriti, ma non posso, e lo sai anche tu. Quindi eccomi qui, l'unica cosa che posso donarti è il mio tempo, la mia voce, il mio sguardo, il mio tocco. L'unica cosa che posso donarti è me stesso, spero che vada bene lo stesso.

Auguri ancora piccolo mochi vivente!

Tuo,

                                          Taehyung.


Jimin stette in silenzio per una manciata di secondi, a fissare quel piccolo pezzo di carta che teneva tra le sue piccole dita affusolate. Si sentiva davvero speciale, in quell'istante. Taehyung aveva appena preso possesso di tutto il suo cuore.

Si tirò in piedi e, appena sentì una nota di una chitarra, si girò di scatto. Taehyung era lì, davanti a lui, con una chitarra al collo, un sorriso splendente ad adornargli le labbra e i capelli stranamente ordinati. Le sue dita suonavano alla perfezione le sei corde della chitarra, pizzicandole, una ad una.

Jimin non poteva credere alle sue orecchie. Taehyung aveva cominciato ad intonare una delle sue canzoni preferite, in un modo così dolce, tra laltro. Ogni nota cantata, ogni nota suonata, il cuore di Jimin prendeva ad accelerare. Si sentiva in paradiso. Si sentiva bene. Taehyung lo faceva stare bene.

Entrambi sorridevano, mentre i loro sguardi avevano creato un legame indissolubile.

Taehyung finì la canzone e riprese fiato, tornando poi ad osservare il biondo, che non s'era mosso di un millimetro.

«Grazie» mormorò Jimin, mentre sentiva gli occhi riempirsi di lacrime. Taehyung se ne accorse e si levò di fretta e furia la chitarra dalle spalle, appoggiandola a terra. Si avvicinò al biondo e gli portò le mani a coppa sul viso, preoccupato. «Che succede Chim?» gli chiese, asciugandogli una lacrima con il pollice. L'altro scosse la testa «Ti amo Taehyung» e lo abbracciò con tutta la forza che gli rimaneva nel corpo.

Jimin amava Taehyung con tutto se stesso.

Oncology | VminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora