«Isn't it scary to be ready to die at such a young age?»
"Andiamo."
La dottoressa si alzò, prendendo per mano il biondino. S'incamminò verso l'ingresso del reparto, dopo aver lanciato uno sguardo di incoraggiamento, gli sorrise.
Jimin era determinato, forse più che mai. Non gli importava quanto avrebbe fatto male, quanto poteva essere scoraggiante. Avrebbe fatto di tutto per lui, avrebbe sopportato in silenzio qualsiasi cosa per restargli accanto.
La signora Jeon prese la chiave elettronica e la passò sulla serratura che si aprì con un forte 'click', facendo spalancare automaticamente le porte bianche.
"Verrò con te, così controllerò Taehyung per qualche istante. Poi vi lascerò soli" sospirò "potrai rimanere quanto tempo vuoi, per voi due, rischierei pure il licenziamento" disse sincera la dottoressa, facendo cenno con la testa di farsi seguire.
*
Dopo una piccola preparazione, arrivarono davanti la stanza dove Taehyung, in quel momento, stava 'riposando'.
La donna aprì lentamente la porta, mentre lo sguardo di Jimin era vigile e attento ad ogni minimo movimento attorno a loro.
Non vedeva l'ora di rivedere il suo Taehyung, anche se non come avrebbe voluto, lui era ancora lì e stava lottando con quelle poche forze che gli erano rimaste in corpo per riavere una vita degna di essere chiamata tale. Quindi, paura o non paura, Jimin sarebbe rimasto lì con lui, fino a quando il suo ragazzo non avrebbe riaperto gli occhi, non gli avrebbe stretto le mani o non avrebbe stretto il suo corpo in un caldo abbraccio, sussurrandogli quanto fosse felice di avercela fatta.
Perchè, ancora una volta, nel male, Jimin sapeva che Taehyung ce l'avrebbe fatta. Avrebbe superato anche quell'ostacolo, nonostante fosse più grande di lui e fosse quasi insostenibile.
Avrebbe usato tutta la sua forza se Taehyung ne fosse rimasto a corto, avrebbe lottato lui per entrambi, ora che, almeno lui, stava guarendo.
E mentre la dottoressa lo faceva entrare, gli occhi espressivi del ragazzo si riempirono di lacrime, ma, ancora una volta, cercò di smorzare il pianto solo e solamente per il ragazzo lungo nel letto bianco.
Poco dopo la dottoressa diede una carezza sulla pelle liscia del grigio, dopo aver controllato i parametri vitali, andando in fine dal biondino.
"Prenditi cura di lui, quando non ci siamo noi" gli sorrise gentilmente "sei stato l'unico in grado di farlo sorridere veramente. Se ci sente o no, non lo sappiamo, ma in caso, parlaci e ricordagli quanto sia speciale per te." Jimin annuì, sorridendo e abbracciò la donna che poco dopo lasciò la stanza, lasciando completamente soli i due ragazzi.
Jimin, Taehyung e le macchine a cui era attaccata la sua vita.
Si fece forza e si avvicinò al letto, lentamente.
Taehyung sembrava stare così bene, così in pace, come forse mai lo aveva visto. Sembrava così rilassato, come se fosse surreale. I lunghi capelli grigi gli ricoprivano disordinatamente la fronte, le lunghe ciglia rendevano così paradisiaca la vista del suo volto rilassato. Poteva risultare una visione surreale, quasi angelica, se il tutto non fosse stato accompagnato dai suoni delle macchine al suo fianco, il suono del respiratore e i bip ritmici provenienti dai monitor che segnavano i suoi battiti cardiaci.
Si sedette al suo fianco, mentre lo osservava silenziosamente. Non sapeva cosa dire, come approcciarsi. E se non lo avesse sentito? E se invece avesse detto qualcosa di sbagliato e Taehyung avesse sentito tutto?
"Jimin smettila di farti certe paranoie" sussurrò a se stesso, mordendosi il labbro inferiore. "È sempre il tuo Taehyung" e così si ritrovò a sospirare per l'ennesima volta, mentre il suo sguardo correva sulla pelle pallida del ragazzo.
Lentamente, la mano delicata di Jimin trovò il coraggio di arrivare verso il viso niveo di Taehyung. Dolcemente gli carezzò le guance gonfie, sentendo la malinconia farsi spazio all'interno del suo corpo.
Non riusciva a credere a quella realtà così brutta e crudele. Si rifiutava di pensare che fosse davvero tutto finito.
Taehyung è qui, non è andato via per sempre. Ce la farà. Ripeteva sempre all'interno della sua testa, da quando aveva ricevuto la lettera.
"Taehyung..." mormorò, non riuscendo a distogliere lo sguardo dal proprio ragazzo. "Mi dispiace non esserti stato accanto come avrei dovuto" sospirò, facendo scorrere la mano lentamente verso il braccio, arrivando fino ad altezza delle mani. Gliela prese e la strinse nella sua.
Era fredda e priva di ogni contatto reale. Fredda come se non fosse reale, come se fosse davvero qualcosa di immaginario, di finto.
"Ti prometto che, da oggi, non me ne andrò mai. Sarò sempre qui con te" annuì convinto "anche se non vorranno farmelo fare." sorrise, perché in vita sua non era mai stato così convinto di un qualcosa di così prezioso.
Non aveva mai avuto qualcosa di così prezioso nella sua vita e, ora che lo aveva trovato, ne doveva fare tesoro fino alla fine.
"Mi hai regalato l'anello, ci siamo scambiati l'anello delle promesse e-" gli osservò la mano "-ancora lo hai. Non lo hanno levato. Taehyung ce lo siamo promessi, insieme fino alla fine, mh?" una lacrima gli scese silenziosa e furtiva sulla guancia.
"Voglio parlarti, anche se tu non puoi rispondermi. Voglio raccontarti come va al di fuori di questa stanza, di come passo le giornate. Voglio parlarti anche delle cose più insignificanti, perché so che con te, anche quelle diventano importanti. Voglio parlarti di me e di come mi hai fatto stare bene e di come spero in futuro di poter fare io con te. Voglio parlarti di come mi immagino la nostra vita al di fuori di queste mura opprimenti." Gli strinse la mano, accarezzandone il dorso.
"Voglio parlarti di come ti amo, Taehyung."
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Oncology | Vmin
FanfictionTaehyung e Jimin, due compagni di stanza, in ospedale. La loro vita, per quanto burrascosa sia, insieme, riescono a trovare quel briciolo di serenità, tra una difficoltà e l'altra. «Taehyung, non mi lasciare! Rimani con me!» Urlò il biondo, scoppian...