Taehyung e Jimin, due compagni di stanza, in ospedale. La loro vita, per quanto burrascosa sia, insieme, riescono a trovare quel briciolo di serenità, tra una difficoltà e l'altra.
«Taehyung, non mi lasciare! Rimani con me!» Urlò il biondo, scoppian...
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«you're my life's purpose»
I giorni passavano veloci e Taehyung stava riprendendo a vivere. Nonostante fosse ancora bloccato in quella stanza, senza potersi muovere più di tanto, ora aveva la possibilità di parlare, muoversi e, soprattutto sorridere. Perchè da quando aveva rivisto e abbracciato il suo piccolo Jimin, il suo sorriso luminoso e contagioso non aveva mai lasciato il suo viso.
Era ancora tutto surreale per lui, come se fosse ancora un sogno. Non riusciva a realizzare di avercela effettivamente fatta. Ma, sopratutto, non riusciva a realizzare di essere riuscito a tenere fra le sue braccia, ancora il corpo minuto del ragazzo che più amava e che più aveva amato dalla sua nascita a quei giorni.
*
In quel momento si trovava da solo, mentre scrollava tranquillamente la timeline di un social network, approfittando della gentilezza delle infermiere che gli avevano gentilmente offerto l'accesso ad internet. Stava aspettando che, come di consueta abitudine ormai, Jimin varcasse la porta della sua stanza e, senza proferire una parola, sgattaiolasse al suo fianco, lungo nel letto, abbracciandolo e non lasciandolo mai, come se si sentisse in dovere di tenerlo stretto a sé per evitare che scappasse dalla sua vita ancora un'altra volta.
E quella giornata stava proprio per svolgersi in quel modo. Jimin stava camminando per il corridoio luminoso che portava al reparto in cui Taehyung era ricoverato, camminando a testa alta, sorridente e tranquillo come non mai.
Cercava di salutare tutte le persone che incontrava regalando loro un sorriso dolce, sperando di poter migliorare la loro giornata anche solo di un minimo.
"Jimin!" un'infermiera giovane lo affiancò "stai andando da Taehyung, no?" gli domandò sorridente, mentre si osservava attorno. Jimin annuì determinato. "Sai, ho notato che da quando Taehyung si è svegliato, tutti i dipendenti dell'ospedale hanno stampato in viso un bellissimo sorriso. Quel ragazzo ha toccato il cuore di tutto l'ospedale. Sono così contenta che possa tornare a vivere la sua vita come un normale ragazzo. Ma, soprattutto, sono felice che voi due possiate tornare a vivere insieme." Jimin si morse il labbro e guardò in terra, ringraziando timidamente.
La giovane ragazza estrasse la tessera magnetica per aprire la grande porta che si spalancò all'istante. Entrarono entrambi, uno dietro l'altro e si avviarono verso la stanza dove il grigio era confinato.
La ragazza bussò e aprì la porta lentamente "si puo'?" chiese, mentre Jimin stava già fremendo per ricevere un abbraccio. I due entrarono e lo sguardo di Taehyung vagava dallo sguardo di lei, allo sguardo del biondo.
"Me ne vado subito, tranquillo. Sono venuta a controllare come stessi, ma sembra che tu stia alla grande ed abbia altre cose migliori da fare" scosse la testa ridacchiando, li salutò ed uscì dalla stanza, lasciandoli soli.
Jimin rimase fermo, ancora davanti la porta, con lo sguardo ancorato al grigio.
Taehyung lo guardava confuso, cercando di capire cosa gli stesse passando per la mente in quel momento. Oggettivamente, si poteva capire pure con una singola occhiata di sfuggita.
Jimin voleva correre da lui, senza nessuna preoccupazione e farsi abbracciare. E poteva farlo. Il 'problema' era quello. Più passavano i giorni, più sembrava surreale poter dire e fare determinate cose.
"Vuoi venire qui tu o devo alzarmi io per venirti a prendere e farti venire qui?" Taehyung chiese, per poi gonfiare le guance come un bambino impaziente. "O-oh-" Jimin sembrò tornare sulla terra e,senza perdere nessun altro secondo, corse sul letto, sedendosi al suo fianco per poi abbracciarlo.
Taehyung ridacchiò, Jimin sembrava davvero un bimbo felice. L'espressione 'felice come un bambino', in quel momento, gli si addiceva alla perfezione.
Il sorriso sincero che gli contornava il viso luminoso. Gli occhi vispi e anch'essi sorridenti. I suoi gesti pieni di frenesia. Tutto riportava ad un vero e proprio stato d'animo genuino, gioioso e davvero felice.
"Come ti senti oggi Taehyungie?" il biondino chiese, alzando la testa per guardarlo negli occhi. "Ora che ci sei tu, davvero bene" rispose fiero, sorridendo sornione, facendo poi ridere di scatto Jimin, che gli diede un leggero pugno sul petto. "Sono serio, dai" sbuffò divertito. "E va bene" alzò gli occhi al cielo "non mi sento ancora bene, in realtà, ma sto meglio, quello sì. Mi sento ancora parecchio stordito e spesso mi sembra come se non fosse davvero reale il fatto di poterti ancora abbracciare o parlarti di nuovo. È come se fossi bloccato in un limbo, ma nella realtà sono davvero qui. Nella realtà sono davvero qui con te. Ed è questo quello che conta" sorrise timidamente, spostando lo sguardo altrove, mentre Jimin rimaneva in silenzio, trattenendo quel gran sorriso che si stava impossessando per l'ennesima volta delle sue labbra. Si lasciò uscire un piccolo sbuffo divertito e lo baciò sulla guancia.
Dopo qualche minuto di silenzio, Jimin riprese la parola, perché in quel momento sentiva la necessità di sapere tutto, di sapere come fosse riuscito a venirne fuori e dove avesse trovato tutta quella forza.
"Tae, posso farti una domanda?" chiese quasi come un sussurro. "L'hai apenna fatta in realtà" Taehyung alzò le sopracciglia con fare superiore, per poi scoppiare a ridere, dopo aver visto la faccia contrariata del piccolo Jimin al suo fianco. "Va bene, vai, chiedi tutto quello che vuoi."
Jimin prese un bel respiro prima di cominciare effettivamente a parlare.
"Quando eri... quando ancora non fossi sveglio, com'era...?" chiese titubante, senza riuscire a trovare le giuste parole per una domanda così delicata. Taehyung arricciò le labbra, cominciando a pensare ad una risposta concreta che, in realtà, nemmeno lui aveva.
"Sembrava un incubo, se vogliamo metterla su cose che si conoscono parecchio bene. Un incubo senza fine." Jimin ascoltava attentamente ogni singola parola, cogliendone lo stato d'animo ancora spaventato del grigio. "una stanza stretta e buia, con un lungo corridoio senza fine. Nessun punto di luce, tutto nero. Nessun colore. Nessuna speranza a cui potevo aggrappparmi. Nessun rumore, nessun contatto." si morse il labbro ricordando tutti i piccoli dettagli terrificanti. "Sembrava la fine, sembrava davvero l'inizio della mia fine. La lenta discesa all'inferno del povero ragazzo dai capelli grigi. Non avevo più nulla da perdere e stavo quasi per mollare tutto." Jimin rimase leggermente a bocca aperta, asocoltando la tristezza trapelare dalle parole dure del suo ragazzo.
"E poi? Cos'è successo? Cosa ti ha fatto cambiare idea?"
"Tu." disse con tono tagliente, e Jimin lo guardò confuso.
"Non so come, ma in un determinato momento ho cominciato a sentire di nuovo ciò che succedeva intorno a me e ho sentito la tua voce. Ho sentito il tuo pianto, le tue urla. Ho sentito quanto io ti stessi facendo male e me ne sono fatto una grandissima colpa. Non potevo andarmene senza essermi scusato." snnuì legermente, mentre Jimin continuava ad ascoltare attentamente il discorso.
"É stata una corsa contro il tempo, sembrava interminabile e senza via d'uscita, ma erano solo illusioni. La fine era lì, dovevo solo voler raggiungerla. Volere è davvero potere." disse serio.
"Tu mi hai dato speranza, tu mi hai dato uno scopo per sopravvivere e mi hai fatto conoscere il vero sopo della vita. Tu, Jimin, Sei il vero scopo della mia vita."