XXXVII

851 116 109
                                    

«he was the real himself with you»

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

«he was the real himself with you»

"J-Jimin?"

Il biondino, con una lentezza disarmante, alzò la testa, portando lo sguardo sulla sagoma che a stento riusciva a distinguere. Le lacrime avevano preso possesso del suo viso, sfocandogli completamente la vista.

"Jimin tesoro" e così riuscì a focalizzare la voce della donna. La nonna di Taehyung era lì, davanti a lui. Si stropicciò gli occhi, e puntò il suo sguardo stanco e triste in quello smorzato della signora anziana.

"Alzati da terra, per favore" mormorò lei, al biondo.

Jimin si tirò su, mordendosi il labbro inferiore cercando di non ricominciare a piangere come un dannato bambino. "Vieni con me, dai" lo prese per la mano e lo portò a sedere sul piccolo divanetto della sala d'aspetto, all'esterno del reparto.

"Hai letto la lettera?" la donna prese in mano il discorso, perché il ragazzo non ne voleva sapere di aprire bocca. "Non so cosa avesse scritto e non so nemmeno quanto tempo prima lo avesse fatto, ma Jimin, so solamente che sei stato l'unico a cui ha regalato tutto quell'amore. Sei l'unico che ha avuto delle risposte quasi concrete, da un ragazzo come lui."

Jimin la guardò negli occhi e capì solo in quell'istante quando stesse soffrendo, quanto avesse pianto e quanto fosse davvero sfinita.

Una vita passata a crescere il proprio nipote, con tutto l'affetto di questo mondo buttata così, finita in questo modo, senza davvero aver vissuto a pieno quell'amore che poteva durare per davvero molti altri anni.

Ma il fato volle che quest'amore tra nonna e nipote si spezzasse all'istante, senza provvedere a dare una spiegazione concreta.

Un'altra giovane vita, portata via ingiustamente dal vento.

"Non vuoi parlare, lo capisco" sospirò "ma scoltami, per favore. Ascolta attentamente tutto ciò che sto per dirti, va bene?" e Jimin annuì lentamente, passandosi una mano tra i capelli.

La donna si schiarì la voce, sospirò di nuovo e cominciò il suo lungo monologo.

"Sai, Taehyung non è mai riuscito ad esprimersi davvero. Non è mai riuscito ad amare nessuno, da quando gli è stato spiegato il perché non avesse più la mamma e il papà. Era un ragazzino solare e amato da tutti, ma lui era il primo a tirarsi indietro quando doveva provare ad esprimere un minimo delle emozioni che si teneva dentro. Aveva paura che così facendo, riuscisse a tener lontani tutti i mali dalle persone che lo circondavano." la donna chiuse gli occhi e scosse la testa, sorridendo ai più piccoli ricordi che avesse del proprio amato nipote.

"Poi, quando scoprì di essere malato, quel poco che riusciva ad esprimere si tramutò in un senso di apatia verso tutto e tutti. Era sfinito, sin dal primo istante. Era perso, perché, l'unica cosa che ho sentito uscire dalle sue labbra è stato 'questa cosa è più grande di me, ma ci proverò, solo per voi' e così fece. Venimmo qui in ospedale e il giorno dopo si fece ricoverare."

Jimin l'ascoltava attentamente senza perdersi nessun particolare, amava sentir parlare di Taehyung, nel bene o nel male. Amava tutto ciò che rappresentasse lui. Amava lui.

"E trovò te." sorrise d'istinto "L'unica persona che, in tutti questi anni, è riuscita a farlo stare bene. Jimin, non so come tu abbia fatto, ma non lo avevo mai visto così sorridente, così tranquillo e in pace, nonostante stesse male, davvero male. Gli hai alleviato quel dolore che si stava portando dentro" e fu lì che gli occhi del ragazzo si riempirono di lacrime per l'ennesima volta.

"Lo diceva sempre, quando era con me, quanto tu fossi la sua persona, quanto lo stessi aiutando e quanto poteva essere fortunato ad averti nella sua vita. Hai tirato fuori il suo lato migliore, Jimin."

Un piccolo singhiozzo uscì dalle labbra del biondo, mentere il suo sguardo si puntò sul pavimento. Era felice, ma da una parte avrebbe voluto che fosse riuscito a fare qualcosa in più, perché, a quanto pareva, tutto ciò non era bastato.

"Non ho mai visto Taehyung sorridere in quel modo, così genuino, felice e davvero tranquillo. Solo tu sei riuscito a farlo stare così, in pace con sé stesso." la donna sorrise, al ricordo delle dolci parole del grigio, prima che entrasse nella famigerata sala operatoria.

"Sai, mentre lo stavamo accompagnando nella sala operatoria, mi ha preso la mano, supplicandomi di dirti tesuali parole: dì a Jimin che, qualunque cosa accada, rimarrò sempre al suo fianco, che sia fisicamente o che sia solamente col cuore. Il mio amore per lui non svanirà mai, ricordagli sempre che lo amo e che questi mesi sono valsi per tutti gli anni di vita che avrei potuto spendere senza di lui." Jimin scoppiò in un altro pianto liberatorio, coprendosi il viso con le mani. La donna portò un braccio sulle sue spalle, facendolo avvicinare a sé.

"E posso assicurarti che Taehyung non ha mai voluto dirmi certe cose, non ha mai avuto il coraggio di ammettere così apertamente quanto lui tenesse e amasse una persona. Lo hai cambiato, in meglio. Sei riuscito a scoprire il vero Taehyung, a capire che persona magnifica sia e sei riuscito a fargli tornare quell'ardore che ormai aveva perso. Jimin, tu mi hai fatto rivedere il vero Taehyung, mi hai fatto rivedere il mio vero nipote." La donna, amorevolmente, gli asciugò le lacrime dalle guance e gli prese il volto tra le mani calde.

"Grazie per aver fatto vivere per davvero mio nipote fino ad ora" sorrise, mentre delle lacrime calde ora rigavano anche il suo volto segnato dall'età.

"Jimin, Taehyung è ancora vivo."

____
devo ancora riprendermi anche io da questo capitolo, i'm so sorry-

Oncology | VminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora