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«Happiness has an ending too»

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«Happiness has an ending too»

Tre giorni erano passati dalla fatidica operazione. I dottori entravano e uscivano dalla stanza bianca di Taehyung, come un montaggio a catena.

Una volta uno, una volta l’altro.

Speravano tutti che Taehyung riuscisse a svegliarsi il prima possibile, perché, una possibilità ancora c’era. E si stavano aggrappando tutti a quella, specialmente Jimin.

Tre giorni erano passati da quando Jimin si era sistemato nella stanza del grigio, nonostante non potesse, ci passava la maggior parte del giorno e della notte. Si era deciso che non l’avrebbe più lasciato solo, che gli avrebbe davvero parlato sempre, ininterrottamente, quando poteva, perché, nonostante Taehyung fosse in coma, sapeva che lui potesse sentirlo, sapeva che, anche se avesse gli occhi chiusi e non parlasse, lui poteva sentirlo.

Lo sapeva, se lo sentiva.

Aveva cominciato a raccontargli tutte quelle piccole sciocchezze che per qualsiasi persona potevano sembrare cose futili, ma all’occhio attentoE anche quel di Jimin, diventavano speciali.

Piccole cose da poter condividere con la persona che più si ama, cosa poteva desiderare di più nella vita?

Sì, forse gli sarebbe piaciuto farlo guardandosi negli occhi, ricevendo una risposta, ma gli stava bene pure in quel modo. Tempo al tempo, così sarebbero tornati a guardarsi negli occhi, con i loro sguardi ardenti di passione.

E anche quel giorno Jimin si stava dirigendo verso il piano in cui stava passando la maggior parte del tempo, pronto a far compagnia alla sua metà.

"Buongiorno Jimin" un'infermiera lo accolse dolcemente nel reparto, scomligliandogli i capelli. "Sembra che tu sia di buon umire oggi, o mi sbaglio?" la donna lo osservò attentamente.

Jimin sorrideva, sorrideva davvero e si sentiva stranamente felice. Aveva fatto un bel sogno quella notte e sapere che avrebbe potuto raccontarlo a Taehyung gli aveva acceso di nuovo quel grande barlume di speranza che fuocheggiava nel suo cuore.

In risposta annuì, ringraziandola dopo essere arrivari a destinazione. "Dai che ti sta aspettando, non lo far pazientare così" gli sorrise di nuovo gentilmente, prima di aprirgli la porta, invitandolo ad entrare.

Chiuse la porta alle sue spalle, rabbrividendo in un primo istante. La temperatura nella stanza si presentava davvero bassa quel giorno.

Jimim si avvicinò al ragazzo, e si sedette subito al suo fianco, sul letto. Gli prese la mano e gliela strinse, accarezzandone poi il dorso.

La pelle era già bianca, era diventata così cerea da far spavento. Sembrava una bambola di porcellana, attaccata a tutti quei macchinari. Un raro pezzo d'arte, introvabile e unico, a cui era stata levata la possibilità di vivere a suo piacimento.

"Ehy Taehyung-ie" lo richiamò, guardandolo in viso. "Voglio raccontarti una cosa, un sogno" e cominciò a spiegargli per filo e per segno tutti i particolari che si ricordava di aver sognato.

"Avevo paura e stavo piangendo, ma poi sei arrivato tu e mi hai abbracciato, senza giudicarmi, senza avere pregiudizi. Mi hai reso felice, ricordo io sorriso che si è formato nel tuo viso quando hai incontrato i miei occhi. Sembravi star davvero bene e questa cosa mi ha rassicurato, perché so che tornerai a sorridere e a guardarmi negli occhi, come hai sempre fatto." Si morse il labbro, scuotendo la testa" dicevo, quell'abbraccio mi ha fatto capire davvero quanto tu sia stato importante per me. Vedevo solamente buio, nessuno spiraglio di luce era presente nella mia vita, fino a che non se arrivato tu" sorrise, aaciugandosi una lacrima solitaria che gli scese giù per la guancia.

"Taehyung ti prego, sii forte, creca di resistere e combatti. Fallo per te, fallo per noi" e mentre Jimin cercava di far capire al suo amato quanto essere forti fosse importante, scoppiò in un pianto liberatorio.

Scese dal letto, sedendosi sulla sedia bianca al suo fianco, prendendogli con entrambe le mani, la sua, strignendogliela, come se fosse l'unica cosa che potesse legarli per davvero, come se fosse l'ultimo contatto che i due ragazzi potessero avere.

"Scusami, scusami perché non riesco mai ad essere forte, ci provo ma crollo. Non ho la tua forza Taehyung, ti prego scusami" un singhiozzo gli smorzò la voce, facendogli abbassare la testa.

"Ti amo come se non ci fosse un domani, ti amo come se fosse l'unica cosa che mi fa rimanere vivo e mi permette di respirare. Ti amo perché sei l'unica persona che è riuscita a farmi sentire vivo" scosse la testa, appoggiando poi la fronte sul brsccio del ragazzo lungo, immobile, a letto.

"Ho bisogno di te, Taehyung" pianse forte, fino a quando, all'improvviso, le macchine collegate al corpo esile e privo di vere forze del ragazzo, clminciarono ad emettere suoni forti, striduli e spaventosi.

Jimin si guardò intorno, terrorizzato. Non capiva nulla, non riusciva a focalizzare che Taehyung, in quel momento, stesse andando per la sua strada, senza aspettarlo.

Una strada, senza ritorno.

Le porte della stanza si spalancarono, rivelando infermiere e medici, con volti spaventati. Due di loro si avventarono addosso al biondino, facendolo alzare e portandolo di forza fuori dalla stanza, senza fargli avere delle misere spiegazioni.

La porta venne chiusa in modo brutale, brutale come il modo in cui Jimin, in quel momento, si stava colpevolizzando.

Quel giorno, Jimin, ha imparato che il silenzio può essere forte, assordante. Insostebibile. E che la felicità non poteva durare troppo a lungo.

Era un lusso che lui non si poteva permettere.

Un lato positivo però, nel macello, lo avevano trovato.

Taehyung riusciva a sentire cosa stesse accadendo all'esterno.

Taehyung era riuscito a sentire, sempre la voce del suo amato Jimin.







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EHYO PPL finalmente si sono decisi a farmi funzionare di nuovo l'account, anche se ho ancora dei problemini :((

btw sabato è stato il compleanno di una personcina tanto carina uwu voletele tanto bene, perché se lo merita giorgiiari 💕💖

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