«And in the middle of my chaos, there is you»
Due ore dopo il grigio venne fatto tornare nella stanza. In silenzio si diresse verso il suo letto, tenendosi la mano, fasciata poco prima, tenendo lo guardo fisso sulle mattonelle della stanza. Si sedette al lato opposto di quello del suo amico, tirando uno sguardo fuori alla finestra, dove una miriade di stelle stavano illuminando il cielo di Seoul quella notte. Si morse il labbro inferiore e si allungò sopra le coperte, cercando di chiudere gli occhi. Era stanco e sfinito, ma non voleva darlo a vedere a nessuno, specialmente al biondo.
Jimin, vedendolo stendersi senza proferire una parola sbuffo, girandosi dall'altra parte, chiudendo di nuovo gli occhi, che si stavano facendo sempre di più pesanti, senza riuscire a dormire. Perchè? Perché i suoi occhi, piccoli e pieni di sofferenza, in quell'istante, si riempirono di lacrime, per l'ennesima volta in quel giorno.
In poco tempo si trovò a piangere senza fine. Aver visto Taehyung in quelle condizioni gli aveva scatenato una serie di emozioni indescrivibili e ignote pure a lui, a tal punto di farlo scoppiare in un pianto senza fine. Un singhiozzo uscì dalle sue labbra, facendolo maledire da solo.
Il grigio, dal suo letto, strinse gli occhi in due fessure, mordendosi poi il labbro inferiore, sentendo poi le lacrime impossessarsi delle sue guance, del suo intero viso.
E così passarono la notte. Entrambi lunghi nel proprio letto, spalle contro spalle, tra una lacrima e l'altra, nel più totale silenzio.
[...]
Il mattino seguente i due ragazzi rimasero lunghi nella stessa posizione, per non guardarsi, nemmeno di sfuggita. Jimin era trasportato dalla tristezza e dalla rabbia, Taehyung era trasportato dalla paura.
Rimasero così fino a che il medico, quella mattina, andò a fare le visite quotidiane. Passò prima dal biondo, per poi far arrivare il turno del grigio.
L'uomo lo guardava con sguardo duro, ma sincero, pieno di serietà. Una sguardo che poteva far trapelare di tutto, ma che si limitava solamente a far stringere di più il guscio di protezione intorno al ragazzo seduto sul letto.
Dopo averlo visitato, fece uscire gli infermieri e si sedette sul suo letto. «Non so perché tu l'abbia fatto e, se non vuoi dirlo, io non voglio saperlo. Ma per favore, non farlo mai più. Non sai quanto siano stati in pensiero i tuoi nonni» disse posandogli una mano sulla spalla, come un gesto paterno. «Taehyung, non te lo sto dicendo da medico, sono serio. Non farlo più» il ragazzo annuì lentamente, tenendo lo sguardo basso, facendogli ricadere i capelli disordinati sulla fronte.
L'uomo di alzò e uscì, dopo aver salutato il biondo, che ricambiò fingendo, per l'ennesima volta, un sorriso.
Il silenzio regnava dentro la stanza, fino a quando Jimin, dopo aver preso una grande boccata d'aria, con coraggio parlò.
«Perchè te ne sei andato?» chiese, sentendo la voce spezzarsi «farai come tutti gli altri, non è vero?» Taehyung stette zitto, incapace di muoversi o di proferire mezza parola. «Ti permetti pure di non rispondermi?» Il biondo alzò la voce, infuriato. «Dopo tutto quello che è successo tu, tu te ne vai, lasciandomi solo senza farmici capire niente?!» Si alzò dal letto, avvicinandosi a quello del grigio, dove si fermò a pochi centimetri. Aveva il respiro pesante e irregolare, gli occhi rossi a causa del pianto, ma socchiusi per colpa della rabbia che lo stava impossessando.
Gli diede una spinta con il palmo della mano, urlando. Taehyung, solo in quel momento trovò la forza di alzare lo sguardo in quello rotto e disperato del biondo. «Tu- Tu sei uguale a tutti gli altri, mi hai fatto affezionare, mi hai fatto innamorare e ora, ora mi lasci, mi stai letteralmente abbandonando!» Pianse più forte, strattonando la felpa del ragazzo seduto sul letto.
«È meglio per entrambi» disse con tono cupo il grigio, tenendo lo sguardo freddo e gelido, negli occhi del biondo, sorgente di lacrime salate e amare.
Jimin lo guardò esasperato, lasciando lentamente il lembo di maglia che stava tenendo con la mano. «Sei un fottuto egoista» gli ringhiò «meglio per entrambi? Cosa ne sai di me? Cosa ne sai di quello che provo?» gli urlò contro, prima di prendere il telefono ed uscire di corsa dalla stanza, recandosi sul tetto. Sapeva che il grigio non si sarebbe mosso di lì.
[...]
Ore dopo, il biondo venne fatto tornare in stanza dalle infermiere a causa del mal tempo. Una brutta tempesta stava sovrastando Seoul, una tempesta talmente tanto spaventosa e paurosa che poteva far contrasto ai sentimenti di Jimin.
Non appena varcò la porta, stando attento a non far rumori, trovò il suo compagno di stanza piegato in due sul letto, mentre piangeva.
Taehyung non si era accorto della presenza di Jimin, rimanendo in quella posizione.
Aveva paura, paura di non essere abbastanza, aveva paura di progettare il futuro insieme ad un'altra persona perché, chi gli avrebbe garantito che lui avesse un futuro? D'altronde, era rinchiuso in una stanza spoglia di un ospedale, mentre tutti i suoi amici erano a divertirsi chissà dove.
Il biondo rimase a fissarlo per qualche istante prima di decidersi ad avvicinarsi. Prese una grande boccata d'aria e gli posò una mano sulla spalla. Il grigio scattò subito su, soffocando un singhiozzo. Con un gesto veloce si asciugò le lacrime, bagnando la manica della felpa.
«C-cosa succede?» Chiese Jimin, mordendosi poi il labbro.
Jimin era fatto così, potevi fargli del male in tutti i modi, potevi ferirlo gravemente, ma lui rimaneva sempre al tuo fianco, in qualsiasi momento. Lui era sempre lì.
Jimin era sempre lì per Taehyung, nonostante tutto.
Il grigio riuscì a portare il suo sguardo in quello del biondo, sentendo di non riuscire più a rimanergli distante, nonostante lo volesse.
Scosse la testa, mordendosi poi il labbro inferiore, scoppiando in un pianto davvero forte. Non voleva lasciarlo, non voleva mandarlo via, ma qualcosa lo fermava, la paura lo stava fermando.
«Tae, calmati» Jimin si sedette subito al suo fianco, sul letto. Portò un braccio sulle sue spalle e lo fece poi appoggiare sul suo petto. Taehyung strinse subito con le mani i lembi della felpa del suo amico, tenendola il più forte possibile, cercando un appoggio, un posto dove rifugiarsi.
Lì, in quel momento, si calmò.
Jimin era il suo appiglio per la salvezza, Jimin era il suo rifugio. Jimin era il suo Jimin.
Si alzò lentamente e lo guardò negli occhi, portando una mano sulla sua guancia, rimanendo in silenzio. Posizionò un dito sulle sue labbra e le sfiorò, gesto che le fece socchiudere.
Taehyung cominciò ad osservare ogni piccolo dettaglio del suo volto. Dal più insignificante e piccolo, a quello più grande e significativo.
«M-mi di-dispiace» disse il grigio in un sussurro, facendo sorridere poi Jimin. «Dimmi cosa succede Tae, per favore» lo supplicò con tono rassicurante.
«Ho paura.»
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Oncology | Vmin
FanfictionTaehyung e Jimin, due compagni di stanza, in ospedale. La loro vita, per quanto burrascosa sia, insieme, riescono a trovare quel briciolo di serenità, tra una difficoltà e l'altra. «Taehyung, non mi lasciare! Rimani con me!» Urlò il biondo, scoppian...