XXXVI

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«he talks about him like he puts the stars in the sky»

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«he talks about him like he puts the stars in the sky»

Il pianto disperato arrivò alle orecchie delle infermiere, che corsero subito dal loro piccolo Jimin, che aveano cresciuto fino a quel momento, da qualche anno a questa parte.

Il ragazzo era scoppiato in lacrime. Lacrime amare, singhiozzi di disperazione e parole farfugliate senza un senso logico era ciò che accompagnava la vista delle donne che erano corse in suo 'soccorso'.

Jimin non ci credeva, non voleva crederci. Taehyung non era così, Taehyung, il suo Taehyung, era forte, non si sarebbe mai buttato giù così.

Il ragazzo si ritrovava a scuotere la testa incredulo.

Davvero il suo Taehyung lo aveva lasciato? Dopo tutte quelle promesse fatte? Eppure gli sembrava sincero, sincero come mai nessuno in vita sua lo fosse stato. Ma la realtà fu altra.

Taehyung mentì, mentì ogni volta che stavano insieme.

Non stava bene, si sentiva morire, ma per Jimin avrebbe messo a rischio anche la sua vita e, effettivamente, così fu. Perchè vedere Jimin sorridere era l'unica cosa di cui gli importava, l'unica cosa per cui sarebbe davvero valsa la pena mentire e lasciarsi alle spalle tutti i suoi problemi.

"Perchè non me l'ha detto" Jimin singhiozzò, accovacciandosi sul petto di un'infermiera che lo stava cullando tra le sue braccia. "Voleva proteggerti, Jimin" la sua voce risuonò calma e piena di sostegno.

"È un egoista!" si allontanò poi di colpo, tremando. "Non... non puo' essere vero! Non puo' morire così!" Si alzò e, con uno scatto si ritrovò a correre verso l'ascensore.

Aveva bisogno di stare solo, di sfogarsi.

Nessuno lo seguì, nessuno invase i suoi spazi.

Con la vista sfocata, a causa delle troppe lacrime, Jimin ora si trovava all'interno dell'ascensore, che gli risultava sempre più stretto, freddo e angosciante. E dopo qualche minuto interminabile, si ritrovò sul tetto dell'enorme palazzo, dove la vista di tutta Seoul si estendeva davanti ai suoi occhi, non più con quella lucentezza che lo affascinava da sempre, ma con un tono grigio, scuro e demoralizzante. Una città spenta, spenta proprio come il suo animo gentile e fragile.

I suoni, attorno a lui, si fecero più ovattati, mentre si accasciava a terra, e i singhiozzi si facevano più forti e udibili.

Non si ricordava l'ultimo giorno in cui fosse stato così male, così triste e così smorzato.

Senza il suo Taehyung, ora, come avrebbe vissuto?

Si sentiva già perso, senza una via d'uscita.

Voleva vivere insieme all'amore della sua vita, avrebbe voluto invecchiare accanto alla ragione del suo sorriso, alla persona che più lo aveva aiutato e capito in tutti quegli anni. Ma ora, tutti quei sogni, quella speranza che aveva nutrito in quel periodo, era svanita, del tutto.

"Perchè non posso esserci stato io al suo posto? Non se lo merita, non se lo meritava!" urlò disperato, passandosi nervosamente una mano tra i capelli spettinati.

"Perchè deve essere tutto così ingiusto" poi, mormorò, portando le gambe al petto, nascondendo il viso su di esse, cercando di calmare i singhiozzi e di regolarizzare il respiro.

"Perchè io sono migliorato e lui è peggiorato?" scosse leggermente la tesa, mordendosi il labbro inferiore "forse non sono stato così d'aiuto, forse davvero non valgo nulla" e un altro singhiozzo gli spezzò la voce tremante. "Ma mi diceva che non stava male, mi diceva che stava bene, che grazie a me era tranquillo e non aveva paura di nulla. Che sapeva di non star peggiorando" e un altro urlo, strozzato, di disperazione, uscì dalle sue labbra carnose, che stava torturando senza una fine con i denti.

Era incredulo, sfinito e aveva davvero paura, in quel momento.

Non riusciva a credere che il suo Taehyung si fosse lasciato andare, non riusciva ad accettarlo. Così, dopo aver racimolato quel minimo di forze che gli sarebbero bastate per alzarsi e camminare, si diresse verso l'ascensore. Premette il pulsante freddo, con le mani tremanti e scese, fino ad arrivare al piano della terapia intensiva, dove il suo ragazzo era stato ricoverato per tutto l'ultimo periodo.

Correndo si diresse davanti l'ingresso e si attaccò al campanello, aspettando impazientemente che qualcuno andasse da lui. Passarono minuti interminabili, ma nessuno gli aprì, così, schiena attaccata al muro, scivolò a terra, tornando a piangere senza sosta, come un bambino.

"J-Jimin?"

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guess who's baaack
sono stata ai concerti e ho finito gli esami e sono libera fino ad ottobre uwu quindi aspettatevi una carrellata di aggiornamenti, sia qui che su Royalty!

come vi è andata la scuola? sono curiosa let me know ewe

Oncology | VminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora