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«I love those who can smile in trouble»

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«I love those who can smile in trouble»




I ragazzi, dopo essere stati convocati dai medici, erano stati separati. Jimin era rimasto lì, in reparto. Taehyung, invece, aveva avuto un piccolo cambio, per qualche giorno era stato spostato di reparto.

Un reparto ambiguo, cupo, buio e spaventoso. Pieno di suoni strani, all'orecchio del ragazzo.

Bip

Tanti piccoli "bip" ritmici, continui e fastidiosi, provenivano da qualsiasi angolo. Si trovava in una stanza da solo, in attesa della sua amata nonna che era guarita.

Taehyung non si spiegava questo cambio repentino. Non si spiegava il fatto che qualsiasi persona andasse a parlare con lui dovesse indossare una mascherina e dei guanti. Non si spiegava il fatto che fosse stato trascinato via senza nessuna spiegazione. Era confuso e stanco, quindi si limitava a rimanere lungo sul suo nuovo e scomodo letto.

In poco tempo vide la sua nonna entrare nella stanza, anch'essa adibita alla situazione. Una mascherina verde le copriva il dolce viso, ormai segnato dagli anni, e due guanti azzurri avvolgevano le sue piccole mani.

La donna si avventò addosso al suo adorato nipotino, abbracciandolo il più stretto possibile.

«Amore mio, sono così felice di vederti. Sei forte, lo sei sempre stato» gli disse sussurrando nell'orecchio. Il grigio si staccò, guardandola confuso.

«Nonna, cosa sta succedendo?» Chiese con tono preoccupato «nessuno mi ha spiegato nulla, sono qui da solo, non ci sto capendo più nulla» disse, alla fine, scoppiando in lacrime.

La donna riprese a stringerlo amorevolmente. «Tesoro-» cominciò accarezzandogli una guancia, asciugando nel mentre le lacrime «-pensavo che te l'avessero detto. Comincerai una terapia nuova, stasera. Devono vedere come reagirà il tuo corpo. Qui hanno più strumentazione, per qualsiasi situazione» il ragazzo annuì, cercando di capire.

I due passarono tutta la giornata insieme parlando e, soprattutto, cercando di tranquillizzarsi a vicenda.

Erano ormai arrivate le sei di pomeriggio, il fatidico momento era arrivato. Due infermieri entrarono nella stanza, accendendo la luce principale, facendo così chiudere di scatto gli occhi del ragazzo, dal fastidio.

Spiegarono velocemente alla signora il procedimento della nuova cura, come se lui non potesse capire. Lo ignoravano, come tutti quelli che conosceva, dopo aver scoperto di essere un ragazzo malato.

Poi gli si avvicinarono e, continuando a non parlargli, attaccarono una sacca, tramite un tubicino trasparente, al piccolo ago che aveva nel braccio destro.

In poco tempo Taehyung si ritrovò completamente sudato, senza forze e incapace di parlare.

Aveva capito che quel farmaco fosse più forte del precedente, ma mai avrebbe pensato che fosse così forte.

Rimase così per due ore, fino alla fine della sacca dal contenuto mistico.

Finita, la signora richiamò i due infermieri che, per la prima volta, mentre staccavano il tutto, gli parlarono. Gli chiesero come si sentisse, ma si era ritrovato talmente senza forze che gli uscirono solamente dei piccoli versi incomprensibili persino a se stesso.

[...]

Jimin  era rimasto sconvolto dalla separazione improvvisa. Mai si sarebbe aspettato una cosa del genere, soprattutto non si sarebbe aspettato che sentisse così tanto la mancanza del grigio.

Trascorsero due giorni, due giorni pieni di domande, misteri e solitudine. Ogni volta che i medici, tutte le mattine, passavano a fare la visita quotidiana, non mancava mai la  domanda ma Taehyung che fine ha fatto? Dove lo avete portato? Ma non ricevette mai risposta, fino al quarto giorno.

«Taehyung tornerà domani, qui in stanza. Sarà distrutto, stanco, non portarlo fuori da questo reparto, nemmeno se te lo implora. Ci siamo capiti?» Il biondo annuì, titubante.

Cosa gli è successo? È peggiorato?

Non riusciva a darsi una risposta, era confuso, quasi quanto il grigio.

Tra una domanda e l'altra decise di andare nel loro posto. Avvisò le infermiere in modo superficiale e corse. Si ritrovò a correre verso l'ascensore che portava nel tetto, mel loro piccolo angolo di paradiso.

Entrò dentro, appena arrivò al piano, e schiacciò l'ultimo pulsante. Poi si appoggiò contro la superficie fredda e metallica della struttura.

Una volta arrivato, camminò in modo lento, questa volta. Si sedette sotto il gazzebo, appoggiando la schiena sulla piccola panca.

Stette fermo per qualche istante a fissare il vuoto, poi scosse la testa come per tornare sulla terra ed estraniarsi da quei pensieri.

Prese il telefono dalle tasche e attaccò le cuffiette che teneva sempre rigorosamente dietro. Le mise nelle orecchie e mise in riproduzione Eyes, Nose and Lips di Taeyang. Le mille immagini impresse nella sua testa ripresero a farsi vive.

Quella vicinanza, quel tocco leggero e delicato da parte del grigio, le sue soffici labbra a contatto con le sue.

Più ci pensava, più sentiva che il suo stomaco faceva le capriole, facendolo sospirare e sorridere. Non capiva tutte quelle cose, erano nuove per lui.

Emozioni.
Contatto.
Felicità.

Tutte sensazioni nuove, spaventose, ma piacevoli e gradevoli.

Presto, si ritrovò a toccarsi con le dita le labbra, ripensando a quella scena indimenticabile.

«Taehyung, cosa mi hai fatto» disse, sorridendo.

Oncology | VminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora