Capitolo 32

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Erano ore ormai che viaggiavo in tondo con la macchina con in mano una lunga lista di locali della città e dintorni per trovare quel ragazzo così snervante e problematico che anziché alleggerirmi il peso lo stava solo facendo aumentare coi suoi colpi di testa.

Ormai fuori si era fatto buio,credo saranno state le dieci di sera più o meno quando decido di prendermi un attimo di pausa e andare nel primo McDonald aperto per poter mettere qualcosa sotto ai denti.

Dopo aver ordinato un cheesburger,una porzione di patatine grandi,una Coca-Cola media e i Chicken Nuggets,pago e poso la mia ricompensa sul sedile di fianco al mio.

Parcheggio la macchina nel primo spazio vuoto che trovo e apro il sacchetto di fianco a me sentendo subito le mie narici venir inondate dal piacevole profumo di carne e patatine facendomi subito rilassare i muscoli tesi ed indolenziti dovuto alla tensione e l'angoscia che ho provato tutto il tempo durante la mia ricerca assidua che non ha tratto alcun profitto.

Mando giù un altro boccone di hamburger prima di sentire la suoneria del mio telefono disperdersi nell'abitacolo facendomi venire il nervoso.

È tutto il giorno che mio padre,Leo,mia madre,Elisabeth e persino Axel tentano di contattarmi senza ricevere dalla sottoscritta alcun riscontro.

Afferro l'aggeggio telefonico pronta a schiacciare nuovamente sul tasto rosso interrompendo così  la suoneria fastidiosa della chiamata in entrata.

Il mio pollice si dirige in automatico sul pulsante rosso bloccandosi però inevitabilmente quando,lanciando un'occhiata al display noto un nome che non rappresenta nessuna delle persone che mi stanno cercando da ore.

Sgrano i miei occhi nel leggere il suo nome poiché mai in tre anni di liceo ho ricevuto una chiamata da questo numero che non ricordavo nemmeno di avere in rubrica.

Decido quindi di rispondere alla telefonata portandomi subito il telefono all'orecchio

"Donovan" Mi precede la persona dall'altra parte del telefono non dandomi nemmeno il tempo di rispondere con un banale e confuso "pronto"

"Evans" dico io imitandola aggrottando le sopracciglia

"BlueKath. Non farmene pentire" mi dice solo prima di riagganciare interrompendo così qualsiasi tipo di comunicazione.

Tolgo il telefono dall'orecchio per poi fissare lo schermo ormai nero ripensando alla telefonata insolita appena terminata,sempre che si possa definire telefonata.

Inizio a ripetermi nella testa quello che mi ha detto cercando di decifrare il suo messaggio.

Inizio a massaggiarmi le tempie. Più penso alla telefonata più mi arrabbio perché non capisco che senso abbia dirmi qualcosa senza però dirmela.

Decido di non pensarci e metto in moto la macchina andando avanti di qualche metro prima di abbassare il finestrino,afferrare il sacchetto ormai vuoto e buttarlo nel bidone di fianco alla macchina. Ritiro su il finestrino e accendo la luce in alto per poter mettere in rassegna i luoghi in cui sono stata e quelli che invece devo ancora controllare.

Scorro col dito fino a quando i miei occhi non si fermano su un nome con di fianco scritto la città: "BlueKath"—> Los Angeles è ciò che leggo.

Perché Jenna avrebbe dovuto chiamarmi per farmi una soffiata sul luogo in cui si potrebbe trovare Nate? perché lei sa dove si trova? E soprattutto,cosa diavolo ci fa Nate a 40 minuti da casa? Perché farsi tutta quella strada da Santa Monica a Los Angeles?

Troverò le risposte che cerco solo andandolo a recuperare così apro il cruscotto della macchina per tirare fuori il navigatore e lo imposto per Los Angeles.

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