Capitolo 54

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Non è facile essere me, probabilmente dopo tutto quello che è successo qualsiasi altra ragazza della mia età avrebbe chiesto di cambiare identità e paese e scomparire per sempre dalla faccia della terra e in qualche modo ora, mentre mi ritrovo a chiudere lo sportello dell'armadietto della scuola, con migliaia di occhi puntati addosso capisco in parte la logica di tale scelta.

Sono passati tre giorni da quella sera...tre giorni in cui io ho fatto esattamente quello che mi ero ripromessa di fare: mi sono chiusa in camera mia e mi sono messa nel mio letto,sotto le coperte rifiutandomi di sentire qualsiasi suono e di vedere qualsiasi essere vivente.

Non ho mangiato e non ho parlato per tre giorni nonostante i continui inviti da parte dei miei genitori.

A dir la verità ce l'ho a morte un po' con tutti...anche coi miei genitori perché ora capisco il perché di quel rapporto in bilico tra amore e odio che c'è sempre stato tra mio padre ed Axel: mio padre ha sempre saputo i grandi segreti della famiglia e ha sempre taciuto cercando di coprire il buco dell'amico che inevitabilmente si era venuto a creare all'interno del nucleo ma allo stesso tempo, nonostante stesse facendo un favore ad Axel, una parte di se l'ha sempre odiato per le bugie, le parole di troppo e per aver messo le mani dove non doveva molteplici volte.

A quanto pare, in questi tre giorni di isolamento c'è stato qualcun altro che si è fatto avanti venendo finalmente alla luce e lasciando tutti sbigottiti...

"Beh? Che avete da guardare? Vi sembro un fenomeno da baraccone?" Reagisco subito con poca gentilezza ai presenti che mi guardano come se si aspettassero una reazione da me

Alzo gli occhi al cielo quando li vedo voltarsi agitati e continuare con le loro faccende

Aaron chiaramente quella sera ha ammesso tutto confermando i miei sospetti e facendomi salire una nausea tale da spingendo a non volermi fermare un solo minuto in più li, me ne sono semplicemente andata senza dire una parola lasciando tutti quanti li a bocca aperta e in totale shock.

Leo ha provato più volte a contattarmi, si è persino presentato davanti alla porta della mia camera rimanendoci per una giornata intera, ma una volta capito che non c'era santo che tenesse, ha abbandonato la scialuppa anche lui...

So di aver sbagliato ma avevo davvero bisogno di tempo per metabolizzare tutto; la verità è stata più dura ed insopportabile di quanto mi aspettassi.

Mi massaggio le tempie con una mano mentre con l'altra tengo i libri di anatomia fino a quando non sento un botto e mi rendo conto di essere andata a sbattere contro qualcuno facendo così volare in aria i miei ed i suoi libri in un tonfo sordo che mi fa persino sussultare per l'inaspettata collisione.

Sono davvero distratta, cazzo

Mi accovaccio per acciuffare i libri e la mano dell'altra persona entra accidentalmente in contatto con la mia facendomi sollevare lo sguardo.

Il dolore che sento al petto è quasi straziante: riesco a sentire le mie barriere lacerarsi e gli occhi pizzicare per la prepotenza con cui le emozioni mi si schiantano provocandomi un leggero sussulto

"Ehi" sussurra incerto guardandomi sempre con quegli occhi vispi e furbi che riescono sempre ed inspiegabilmente a trasmettermi una tranquillità ed una pace interiore che mi scalda fin dentro le ossa

Sono tre giorni che non lo vedo eppure mi sembra passata una vita, l'ultima volta l'ho consolato, ho compreso e condiviso il suo dolore ma poi la rabbia per tutto ha preso il sopravvento e non ci ho visto più facendomi mettere da parte anche lui

"Tieni" continua non ricevendo alcuna risposta al saluto e porgendomi i libri che afferro lentamente continuando a guardarlo con occhi sgranati

Potessi guardarmi da fuori sono certa assomiglierei ad un cervo impaurito che si trova accecato dai fari di un'auto...peccato che se io fossi davvero un cervo, a quest'ora sarei già stata investita dall'auto,perché è così che mi sento.

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