Stefano, New York
"Due bagels per favore"chiedo gentilmente al ragazzo della panetteria, parlando un americano che convive a pieno con il mio amato dialetto napoletano. E così, torno in quello che da circa tre anni è il mio loft. Nulla a che vedere con casa mia a Roma, ma è il resto che mi fa impazzire. New York è grande, immensa, luminosa, anche nel buio più totale, e io mi ci perdo sempre. Mi fa perdere la testa. Mi ha attirato a sé e non ho mai pensato di lasciarla. Ci sto bene. Il primo anno è stato duro, imparare nuove cose, conoscere nuove persone, la danza. È stato difficile, non lo nego. Abituarsi a stare senza la mia famiglia, è stato complesso, ma allo stesso tempo mi ha fatto crescere, più di cinque stupidi anni di liceo. Alla scadenza del mio primo anno qui, tornai a casa. E la grande mela, mi mancava in una maniera impressionante. E così parlai con i miei, decidendo di riscrivermi alla Juilliard. A Roma avrei fatto davvero poco, ormai New York era casa mia. Stavolta non avrei avuto più la borsa di studio, ma da solo e servendomi delle mie forze, forse ce l'avrei fatta.
E così è stato.
Frequento il terzo anno di danza in una delle scuole più prestigiose al mondo, sono assistente alle lezioni di moderno e vivo grazie a quello che un giorno potrà essere il mio mestiere. Torno in Italia, ogni volta che sento il bisogno e sto bene. So che lì non sarei riuscito a fare un quarto di quello che faccio qui, ma è il mio Paese, è la mia famiglia. Certo, New York non la lascerei così facilmente, ma io qui sono un ospite. Mi sto adattando il più possibile, ho conosciuto persone davvero importanti per me, ma questo non significa che non tornerei a casa.
Le persone qui sono gentili, simpatiche e pronte ad ospitare chiunque, ma mi mancano tante cose. E forse non ci crederete, ma chi mi manca davvero tanto sono i miei amici, oltre ai miei genitori. Si, quelli del liceo proprio loro.
Marcello lo sento spesso, e ci vogliamo un bene dell'anima, lo stesso Andre ed Eli. Ma gli altri?
Con Elena ho avuto una discussione. E da lì non la sento più. Inutile che vi dica il motivo. Lo intuirete da voi. L'anno scorso, venne a trovarmi qui, dato che la sua scuola di danza è prestigiosa quanto la mia e fa tour nei teatri più importanti al mondo. Cenammo assieme e l'argomento tornò su quel luglio di tre anni fa. Non fui molto contento. Io su quello che era stato credevo di averci messo una bella pietra sopra. Non ne parlavo più, né ci pensavo. Il discorso con Francesca, il viaggio, l'immensità di New York me l'aveva quasi fatta dimenticare. Invece con Elena capii che non era così. E mi incavolai perché con una semplice domanda Elena aveva fatto centro. Ricordo che non la feci parlare, la trattai malissimo, e sapete perché?
Perché mi aveva nominato Emma. Mi aveva detto che avrei dovuto insistere quel giorno, o almeno chiamarla, invece ho lasciato fare al tempo. E le mie ferite invece di chiudersi si sono riaperte. E fanno difficoltà a sanare. Io ci provo ad andare avanti da quella sera, ma se non ho il coraggio di chiamare Elena per scusarmi, come potrei chiamare Francesca, dopo tre anni?
Ho solo il suo numero. Il numero di Emma l'ho cancellato. Potrei chiamare la sua manager, ma non ho il coraggio.I miei pensieri di fila vengono interrotti dall'ultima fermata della metro, che mi porta verso casa. A casa, nel mio comodo loft, mi aspetta Adelaide. Mia sorella studia a Roma, ma adesso che è diciottenne, si sposta facilmente e altrettanto fa per venirmi a trovare almeno due volte al mese.
"Ady ehi ti ho portato la cena" dico poggiando il cappotto zuppo sull'attaccapanni.
Silenzio.
"Adelaide"dico, da fratello premuroso, pensando a dove possa essersi cacciata mia sorella.
Mi affaccio al salotto e la scena che mi trovo davanti è assurda. Adelaide piange come una bambina davanti a una marea di pop corn, alla visione di un film, che dalla musica mi sembra di conoscere: Colazione da Tiffany. Mi avvicino lentamente a lei, che è talmente attenta da non accorgersi nemmeno delle mia presenza. Ho ricordi vaghi di questo film, ma penso questa sia la scena finale. E infatti sullo schermo compare la scritta The End, seguita dai titoli di coda. Mi guarda e scoppia a piangere nuovamente tra le mie braccia.
"Hai il ciclo per caso?"sussurro data la sua evidente sensibilità, anche per farla ridere un pochino.
"No idiota senza cuore"mi ama, lo so.
"È così commovente questo film?"
"Si. Non l'hai mai visto, è palese tu non possa capire. E poi sei un maschio."
Sbuffo.
Crescendo, mia sorella è diventata notevolmente femminista. E capite che questa non sia per me una grande fortuna. Prima che la situazione possa degenerare in uno dei soliti dibattiti, tento di cambiare discorso.
"Si ok, intanto il tuo fratellino maschio, ti ha portato la cena, per farti godere lo spettacolo della neve newyorkese. Dai su..."
"Mi ricordava tanto voi due..."dice nostalgica. Oddio ora anche lei va in paranoia. Anche lei con questo discorso. La maturità fa brutti scherzi.
"Ade ti prego. Non ricominciamo con questa storia. Emma ha una vita tutta sua, e a me non va di rovinarla. Anche se è lei che l'ha rovinata a me"sussurro le ultime parole per non farmi sentire, eppure...
"Stefano per piacere. Ci hai messo anche una bella dose del tuo. E questa cosa non ha fatto bene a nessuno. Non è solo colpa di Emma, potevate provarci a stare lontani, amandovi lo stesso. Ma vabbè il casino è stato fatto, solo che non è detto che l'amore sia scomparso." Dice con quella che dalle nostre parti è la solita aria da chi vuole far finta di nulla, ma non ci riesce. Infatti il riferimento ultimo è particolarmente, al braccialetto che ho al polso. Rosso, quel filo rosso. L'ho indossato da subito, e mia sorella sa il significato che ha per me. Con lei, Emma non parla più, e forse porta un po di rancore anche per questo. Certo, la segue sui social, a differenza mia, e mi racconta che spesso compare nelle sue foto da sola, ma a me, non interessa. O forse si, ma provo a far finta di nulla.
La conversazione, continua così. E per quanto profondamente, io non lo volessi, Adelaide mi ha riflettere tanto.
Adesso forse, se avessimo anche solo chiarito, staremmo ancora assieme, e forse avremmo una vita perfetta. Però non lo posso negare, e in questo Ade ha più che ragione, io penso a lei e forse sono anche cosciente di aver sbagliato. E lo faccio spesso, dato che è l'unica soluzione che ho per sentirla vicina a me. Mi manca. Adesso mi basterebbe sedermi a un tavolo con lei, e parlarle. Non so cosa le direi, ma di certo mi parlerebbe, e so che potrei tornare ad avere con lei un rapporto di quasi amicizia. In questi anni, mi sono sempre sentito freddo, gelido. Perché frequento donne, di certo non me ne scopo una a settimana, ma non sono nemmeno casto. Faccio sesso, ma sono vuoto d'amore. L'amore puro che provavo nei suoi confronti, non l'ho più provato per nessuno. Nemmeno per lei, nei suoi confronti resto apatico.Eppure ho ancora il suo braccialetto al polso.
Eppure mi manca.
Eppure ho bisogno di lei.
Sono ancora in tempo? Buon anno, buona epifania e inizio a tutte! Finalmente abbiamo scoperto che fine ha fatto Stefano!
Buona lettura❤️