Nove

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Stefano

"Pronto?"
Mi metto una mano in fronte, sono le 4 del mattino in Italia.
"Elena."
Sono fin troppo serio e forse tutto questo la fa anche preoccupare un po: "Stefano? Dio mio è tutto ok?"
Sorrido. L'ultima volta che mi ha parlato era incazzata nera, sentirla preoccupata, mi fa rincuorare; forse mi ha perdonato.
Scoppio a ridere, e forse lo capisce: "Stefano?!"
"Ele, devo parlarti. Lo so che da voi sono le quattro del mattino, ma ho bisogno di te."
Nel silenzio di casa mia e in quello di casa sua riesco a sentire il cigolio delle molle del letto: probabilmente si sta alzando, beh lo spero.
"Adesso, dopo un anno hai bisogno di me eh? Vai dai tuoi amici Stefano."
Sospiro: ha ragione, sono pessimo, ultimamente poi non ci capisco nulla di quello che faccio, ma ora più che mai ho bisogno di lei, e infatti la supplico come un bambino: "ti prego Ele..."
Sento sospirare anche lei, e per alcuni secondi- che a me sembrano interminabili-aspetto che mi risponda. So che ci sarà una risposta, é una persona troppo buona, Elena sa sempre  cosa fare.
"Ste ti chiamo tra un paio d'ore."
Non mi lascia rispondere.
La lascio fare.
Forse per adesso è meglio così.

Picchietto le dita della mano sinistra  sul comodino, e osservo New York oscurarsi sempre più, mentre aspetto che Elena mi chiami. Sono stato già uno stupido a non ricordarmi dell'eccessivo fuso orario, eppure è stata abbastanza gentile a telefono, quindi si, tanto vale aspetto.
E infatti, non faccio in tempo a pensare a tutti i casini che ho combinato oggi, che sul mio computer appare il none di Elena, sul quale clicco per aprire la videochiamata.
Le mie labbra si allargano in un lieve sorriso, quando la vedo del tutto struccata, con un pigiamone enorme, una tazza e i capelli del tutto arruffati.
"Finiscila di avere quel sorriso, sono le sei del mattino, mi sembra anche ovvio sia in queste condizioni! Ti odio!"
È incredibile come le cose siano cambiate eppure rimaste sempre uguali. Io ed Elena non ci sentiamo da un anno, ma non ha esitato un attimo a mantenere sempre la stessa spontaneità, ironia, e acidità.
"Stefano? Non ho tempo da perdere mi dici cosa vuoi?"
Scuoto il capo.
Basta riflettere.
Agisci.
Mi gratto la testa e cerco parole che in realtà, decisamente non esistono.
Ma ci provo. Le racconto, dal nulla, delle mie giornate, trascorse tra il mio loft e le aule danza della Juilliard. Le racconto della passione che sta nascendo nei confronti della danza classica, e soprattutto della proposta che mi è stata fatta, per ora senza andare nei particolari(non voglio subito accennare ad Emma, già ha una bella considerazione di me, figuriamoci se le dicessi di cosa ho paura). Nel mio continuo parlare- forse anche eccessivo- noto Elena non mutare per un attimo lo sguardo. Rimane impassibile: o è disinteressata o è troppo attenta.
Concludo il mio soliloquio sulle ultime vicende avvenute quest'anno, e la blocco prima che parli: "Elena mi stai ascoltando?"
"Oh certo. Aspetta ora sei avvilito perché non sai cosa fare e vuoi un mio aiuto giusto?"
Annuisco: altro che disattenta, mi ha ascoltato e pure bene.
Nonostante i chilometri di distanza riesco a percepire un senso di rabbia da parte sua; e infatti bastano pochi secondi per avere dinanzi a me una ventunenne incazzata nera, che urla stizzita dal mio atteggiamento.
Ma non mi sorprende.
"Cosa cavolo mi contatti a fare, dopo un anno senza farti sentire? Vuoi che ti aiuti? O poverino! Non ti sei degnato un attimo di scusarti! Ma te lo ricordi o no che l' ultima volta che mi hai parlato mi hai mandato a quel paese?! Ero tua amica Stefano, mi hai detto certe cose orrende e adesso torni perché hai bisogno di un aiuto? Ma contatta Marcello o Andrea che è meglio, di certo saranno più bravi a risolvere i tuoi problemi."
Abbasso lo sguardo, come quando mia madre mi sgridava. Elena non si innervosisce mai, ma forse l'ultima volta ho davvero esagerato. Ho esagerato, rispondendole malissimo, solo perché non volevo ammettere la verità, non volevo sentire ancora quel nome uscire dalla sua bocca, né volevo ammettere a me stesso di averla ancora in testa.
"Ele..."sussurro schiarendomi la voce "mi dispiace davvero tanto."
"A me dispiace Stefano" rimanendo ancora rigida e sulle sue. "È mai possibile che tu non capisca che ci sono persone che hanno sofferto tantissimo quando sei partito?
E no, non parlo solo di lei. Parlo anche di me e di Elisa. Ci hai tenuto lontane dalla tua vita quando prima sapevamo ogni cosa di te. E la cosa che più mi fa infuriare è il perché di tutto questo. Cosa ti abbiamo fatto? Me lo dici?"
Vedo quel muso duro, pian piano addolcirsi, e commuoversi. Mi si spezza il cuore, ho rotto l'amicizia con loro, solo per paura. La mia continua e persistente paura e adesso mi sento solo un approfittatore; ha ragione: sto approfittando di lei, del suo essere nostra amica, e sto sbagliando.
"Hai ragione Ele, ho sbagliato, meglio che vada a dormire."
Ed è proprio in questo momento che sento Elena sospirare e ritornare a vestire i panni della mia compagna di college, riflessiva e pronta, con gli altri ad aiutarmi in ogni situazione.

"C'entra Emma vero?"e per un attimo sento che ha percepito, la mia paura e poca voglia di partire, nonostante la grande opportunità che mi é stata offerta, per, oserei dire, cause di forza maggiore.

Risistemo lo schermo e accenno un si con la testa, pronto a ricevere la peggiore partaccia di sempre da una delle sue migliori amiche. Beve un sorso di non so cosa dalla sua tazza e mi dice: "immaginavo. Vedi che alla fine dei conti, ho e avevo ragione? Puoi ostinarti ad andare a letto con chi vuoi, ma Emma da che era la tua ragazza, nonché migliore amica sta diventando il tuo peggior incubo."
"Hai finito di rinfacciarmi qualsiasi cosa?"dico leggermente infastidito.
"Perché dovrei?"maledetta. Sorrido cosciente del fatto che se fosse qui, già come minimo le avrei lanciato un cuscino in faccia.
"Dai dimmi cosa ti spaventa"dice incoraggiandomi e facendomi capire che forse almeno lei mi vuole ancora bene.
"Emma"dico sottovoce, come per paura di farmi sentire, anche se sono solo come al solito.
"Dai Ste sono seria! Emma è innocua come un pulcino, al massimo è lei che ha paura di te. Non è solo un discorso tra chi ha torto e chi ragione, semplicemente Emma ha una sua vita, come tu hai la tua. Prima che tu me lo chieda, parti Stefano. Tornare in Italia ti rifarà bene. Da quando è che non vedi gli altri eh? Milano è grande poi, non é detto che tu la incontri. E pure se fosse? Vi salutate come due persone civili e basta."
La guardo dubbioso.
"Dici?"
"Dico. Ora vai a dormire che secondo me a furia di essere così paranoico, stai facendo le notti bianche."
Le sorrido, e  le sussurro un grazie.
"Buonanotte amico mio."
"Buongiorno Ele e a presto."


CE L'ABBIAMO FATTA.
È stata dura, e si serviva Elena. Assolutamente. Ve lo sareste aspettato? Vi avviso, dovrà passarne di acqua sotto ai ponti, affinché quei due si incontrino. Ma almeno succederà, fooorse. Intanto vi lascio così.
Un bacio❤️

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