Stefano
"Dai, me lo dici dove andiamo?"la supplico, ma ogni tentativo è vano.
"No."
"Ci siamo svegliate stronze stamattina" e per completare il tutto mi arriva anche uno schiaffo dietro la nuca.
"Puoi pensare a guidare per favore?"
"Puoi stare zitto, che mi fa male la testa?"
E intravedo un sorriso da parte sua che mi rende davvero tranquillo. Sono passati quasi due mesi dal mio arrivo qui, e lei non è mai stata così. Sembra rinata. Stiamo vivendo una quotidianità che non mi aspettavo di vivere assieme a lei, stiamo crescendo e lo stiamo facendo insieme. Dormiamo insieme, restiamo sul divano ore e ore abbracciati, e quello che mi rende davvero fiero è sapere che Emma sta cambiando, sta tornando a sorridere grazie a me. Come adesso per esempio. Alle sette è venuta a svegliarmi, già vestita, e mi ha urlato di muovermi, perché dovevamo andare in un posto. Ho provato a chiederle qualcosa, ma a quanto pare è una sorpresa.
"Ste siamo arrivati."
Interrompe i miei pensieri quando ci fermiamo davanti a un piazzale enorme dove siamo praticamente soli. Emma indossa gli occhiali da sole e aspetta che io scenda dalla macchina per stringermi la mano. La sua presa è forte, ma non le chiedo nulla. La lascio fare. Ci fermiamo all'ingresso di un edificio bianco e prima che io faccia o dica qualcosa è lei stessa a fermarmi: "negli ultimi tempi hai fatto davvero tante cose per me. Ho pensato tanto a cosa fare per darti in cambio anche solo in quarto di quanto ho ricevuto io. E quindi ho pensato di portarti qui. Non è un posto romantico Ste. Non è nulla di quello che immagini. Se non vorrai starci, lo capirò, e andremo via. Però voglio che tu sappia che mi stai rendendo davvero felice in questo momento." Mi lascia un bacio sulla guancia e mi porta con sé in questa struttura. Non credevo ci tenesse tanto a questo posto. A questo punto vorrei davvero sapere qualcosa di più, ma preferisco aspettare. Saluta qualcuno, si vede che ci viene frequentemente qui, e appena entriamo in questa sorta di parco, lascia la mia presa stando alla mie spalle. Credo voglia farmi capire, credo stia aspettando che io capisca tutto. Al di sopra di un prato verde, stanno delle piccole tombe. Piccolissime. La guardo. Ho capito.
Emma inizia a camminare, e la seguo fino a quando non si ferma davanti a una delle ultime tombe. Non é un cimitero normale. Assomiglia più a un grande parco. Nessun cipresso, ci sono solo querce. Sembra quasi voglia testimoniare la rinascita.
Emma alza gli occhiali e mi lascia "ammirare" quello che ho davanti.
Chiara De Martino c'é scritto. Le ha messo il mio cognome.
"Non dovevi" le dico.
"Non sei costretto a stare qui."
"Non dovevi per forza metterci il mio cognome."
"Sei il padre Ste. Eri e sei l'unica cosa che la fa tenere viva dentro di me." E credo che non esistano parole più belle.
"Io non pensavo esistessero posti del genere."
"Lo scoprì Francesca. Due mesi dopo che é successo tutto, ero distrutta Stefano. Ma distrutta nel senso che non volevo vedere nessuno. Un giorno si presentò in camera mia, mi infilò un cappotto e mi caricò in macchina. E quel giorno ho scoperto che esisteva un Cimitero dei bambini mai nati. Appena é successo tutto registrati all'anagrafe il suo nome. Volevo esistesse Ste. Lo volevo davvero, anche se non l'ho mai vista, mia figlia c'è stata Ste. E ne ho avuto la conferma quando ho visto il suo nome qui la prima volta. C'é il suo corpicino lì e volevo che tu lo sapessi. Volevo che potessi venire a trovarla anche tu."
Lo vedo che é tesa. Lo vedo che vorrebbe buttare tutto fuori, e che non ci riesce, così decido di aiutarla.
"Puoi lasciarmi un po da solo con lei?" I suoi smeraldi si incastrano nei miei occhi e si distendono del tutto.
La vedo allontanarsi e decido di osservare la piccola lapide di marmo su cui é inciso il nome della nostra bambina. Nessuna foto, solo tanti fiori bianchi. L'ultima volta che sono stato in un cimitero era per mio nonno. Non mi sono mai piaciuti, ma non perché mi inquietino, ma proprio perché sono sempre trattati senza rispetto sia nei confronti dei morti, che nei confronti dei vivi, che vanno a trovare i loro defunti. E ci sono tombe ricchissime, piene di oggetti, decori, e altre totalmente dimenticate.
Qui non é così. In questo posto, regna il silenzio, un silenzio pieno d'amore. Ognuno di questi piccolissimi loculi sembra curato a perfezione, circondato dal verde. Mi sento di appartenere a questo posto, per la prima volta mi sento di appartenere a mia figlia, anche se non l'ho mai conosciuta, anche se non gli ho mai stretto la manina come fanno tutti i papà. Sento di appartenerle, qui e ora, in questo momento, mentre le nuvole in cielo si spianano e lasciano spazio a un sole forte, caldo. Guardo i fiori di ciliegio scolpiti, e mi rendo conto di avere una famiglia tutta mia. C'é Emma e c'é il nostro angioletto, Chiara. Mi appoggio un po sulla tomba e tocco il marmo freddo. Vorrei provare a dire qualcosa, a fare qualcosa che non sia restare qui impalato come uno stupido, ma non ci riesco, mi sento totalmente immobilizzato. Penso al fatto che non ci sono stato per troppo tempo: ho sottovalutato le lettere, e non ho capito che Emma aveva bisogno di me. Sono tornato e non ho fatto altro che riversarle addosso tutto il dolore, senza sapere cosa si nascondesse dietro tutto questo. "Vorrei esserci stato"sussurro, senza rendermi conto di star parlando da solo. Chissà quanto è stato doloroso, quanto ha sofferto la mia Emma e quanto sarebbe stato bello stringere tra le nostre braccia Chiara. Sento la mente offuscarsi, lasciare spazio a ricordi, che ho messo da parte, sento le guance bagnarsi. Aspetto di calmarmi per tornare fuori da Emma. Lei è lì ad aspettarmi e nemmeno si è accorta di me. Cammina avanti indietro, ed è nervosissima. Arrivo al suo fianco: "ohi" ed è in un attimo che lei scoppia a piangere e io non posso far altro che restare ad abbracciarla per calmarla.
"Scusa" esce flebile dalle sue labbra.
"Per cosa?"
"Per averti portato qui e per tutta il casino che ho creato". E credo sia la prima volta, qui tra le sua braccia, in cui riesco a percepire una certa empatia. Sento la sua anima. Sento la sua sofferenza. Quanto vorrei che la smettesse di darsi la colpa. Non merita niente di tutto questo. Non merita questo dolore e non lo meritava allora. Merita di essere serena, e fare del suo passato e di Chiara, un ricordo prezioso. "Prima lì davanti mi sono sentito padre. Mi sono reso conto di aver perso tanto, e mi sono reso conto della donna forte che ho davanti." Emma mi guarda, mi osserva, segno che finalmente sono riuscito a farla smettere di blaterare su cose che non dovrebbe nemmeno lontanamente pensare.
"Andiamo a casa?"mi dice dopo poco e io non posso far altro che accompagnarla, stringerla e ringraziarla, per quello che mi ha tolto e quello che mi ha dato, senza il quale forse ora non saremmo qui.Eccomi tornata!! Lo stare in quarantena mi sta facendo solo pensare al fatto che tra poco questa storia finirà e io non ho voglia di postare proprio per non farla finire. Questo capitolo era in bozza da un bel po, e spero vi abbia commosso almeno un po. Fatemi sapere cosa ne pensate. Intanto.. Tra poco poco sgancerò una bomba e sono curiosa di sapere voi cosa pensate sia.
Riguarderà Emma? Stefano?
Farà male a qualcuno di loro?
Non vedo l'ora di sapere che ne pensate, a presto❤️