Undici

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Stefano


Non è mai stato così difficile lasciare questo posto oggi. Sono davanti alla porta da circa mezz'ora e mi guardo attorno come un fesso. Non riesco a chiudere la porta. Forse dovrei lasciare perdere le parole di Caty, di John e di Elena. Ma si. Tanto sono solo le cinque del mattino, è anche presto, posso benissimo lasciare tutto, tanto non ho ancora preso nulla. Ma se poi quest'occasione non si presenterà più? Sarei un vigliacco. E poi ho già preparato le valigie, ho anche aperto la porta, non posso mica tornare indietro? Ed è giusto che vada. Insomma ho portato a letto una sconosciuta, stanotte, dopo qualche ora di sesso sfrenato, siamo crollati. O meglio, lei ha dormito, io ho guardato il soffitto. Ed è proprio per questo che alla fine ho deciso che forse dovrei dare ragione a tutti, e così giusto in tempo, ho preso le valigie, le ho riempite con qualsiasi cosa, il borsone con le cose di danza, il biglietto d'aereo che stava sulla penisola in cucina da circa una settimana. Elena non mi ha convinto un paio di settimane fa, semplicemente ha detto certe cose che mi hanno fatto pensare: Emma si sarà rifatta una vita, e probabilmente il paranoico sono solo io. Sono solo io che la sento addosso ogni volta, sono io che la vedo dove non ci dovrebbe essere, nel mio letto, sul divano ad aspettarmi quando torno, magari con una chitarra in mano ad aspettarmi. Sono solo io. Non è detto che la incontri, Milano è enorme...insomma ci sono tutte le carte in regola perché io parta. Non posso passare il resto dei miei giorni a fare sesso con delle sconosciute, illudendomi di trovare la felicità facendo ogni giorno la stessa cosa. E così, ho rischiato. Prendo un foglio: "When you'll go, close the door" e lo fisso alla porta. Guardo per l'ultima volta questa casa, e mai come oggi non la sento mia, e non riesco nemmeno a credere lo sia stata per un po. È vuota, non ha nulla di me, non mi ha fatto crescere, non ha ricordi. La vedo tutta bianca adesso, bianca come l'ho vista la prima volta quando sono arrivato. È meglio andare, ormai restare qua, non è produttivo per nessuno.

Ma ovviamente dato che non posso stare tranquillo nemmeno all'alba, apro il portone e mi ritrovo John pimpante.
"Steee!"probabilmente nota il mio broncio infatti aggiunge: "Buongiorno anche a te amico! Ti vedo sveglio stamattina!"
Arriccio gli occhi, infastidito da tanta allegria e subito accendo una sigaretta.
"Le accendi solo quando sei arrabbiato eh?"
No, anche la sua voce no. Nego con la testa.
"Tutto bene amico?"mi chiede John, quando ormai il taxi è davanti a noi.
"No"ma non mi sente. Arriviamo all'aeroporto e per un momento vorrei davvero non provare niente. Vorrei davvero sentirmi vuoto, ma non ci riesco. Sento di star subendo un'evoluzione, mi sento esattamente come non vorrei essere. E se invece si trovasse fuori all'aeroporto ad aspettarmi? A dirmi che va tutto bene, che lei è qui, e c'è sempre stata? Mi piacerebbe mi confessasse che tre anni fa stava scherzando che quelle cose non le pensava davvero, non le ha mai pensate.
"Ste vuoi qualcosa al bar?"
"Mh?"
Chiedo guardando John, che giustamente è sempre più confuso, dal mio essere così strano.
"Certo che stamattina stai proprio fuori dal mondo. Vuoi qualcosa prima di andare al gate?"
"Una birra assolutamente. Almeno così dimentico proprio tutto"dico sussurrando l'ultima parte. John mi guarda sempre peggio e mi sento anche un po in colpa per non avergli detto nulla di Emma in questi anni, ma è più forte di me. Non posso, litigherei anche con lui, perché sicuramente non mi darebbe ragione. E si lo so che sono un'egoista, ma preferisco non tornare su questo argomento, anche se per come é iniziata la giornata la vedo dura trascorrere anche un viaggio di dodici ore. Sono arrabbiato, confuso, questo aeroporto, la partenza mi fa stare male. Sento il respiro affannarsi, mi sento libero dal peso delle valigie ormai stivate, ma ho un peso in petto e credo sia difficile liberarmene. Riesco a riprendermi per qualche secondo solo dopo aver sentito Caty avvisarci tutti dell'imbarco.
"Dentro di me sta succedendo qualcosa Ste. E questo qualcosa mi sta sovrastando." Erano parole sue quelle. Le ha dette lei. Io non le posso dimenticare, di lei mi fidavo, era mia amica, era la mia compagna, e io non posso sentirmi così. Non dopo tre anni cazzo. Mi sento esattamente come quando sono partito per New York. Vuoto. Non capivo, non capivo proprio niente, non sapevo dove guardare, chi potesse essere il mio punto di riferimento se avevo perso lei. E ripensandoci, io non ho più avuto un punto di riferimento, un modello da seguire, a cui riferirmi, con cui sorridere, divertirmi. Ma non so realmente cosa posso fare e come ho potuto fare. E se la colpa fosse mia. E soprattutto cosa mi sta passando per la testa?
"STEFANO TI MUOVI?" urla Caty nel sottopassaggio del gate.
"Arrivo"dico camminando e sentendo un enorme fitta alla testa. Devo dire che giornata migliore non ci poteva essere stamattina.

"Trovare un buco in questo spazio è impossibile, comunque" sbuffo cercando di trovare un piccolo posto per il mio bagaglio a mano.
"Sei tu che non lo vedi amico, ma lo spazio c'è" dice John sorridendomi come un ebete e aiutandomi.
Riesco a sedermi e provo a ingerire le gocce di Bach per cercare di dormire e magari si, magari non svegliarmi proprio più.
"Ste?"sto per chiudere gli occhi, ma il mio fidato compagno di viaggio a quanto pare non vuole proprio smettere di parlare.
"Oh."
"Chi è Emma?"scatto sulla poltrona, non trovando più la posizione comoda e rilassata di prima. E vedo che tra le mani ha un pezzo di carta, è rosso, e io non riesco a dimenticarlo.
Inizio a balbettare, l'aria mi manca di nuovo e il peso sul petto non può essere alleggerito.
"Dove l'hai preso?"
"Credo sia caduto da una borsa. Ma è tuo?"
"Ridammelo"dico strappandoglielo dalle mani. È mio e non ho la più pallida idea di come sia finito nello zaino.
"Solo se mi racconti chi è."
Ora sono anche incazzato, ma realmente non so sto pezzo di carta che ci fa tra le mie mani adesso. E ora devo parlare a John di lei come se non bastasse, raccontargli di noi due, di come lei mi abbia stravolto la vita, cambiandola in niente, dei suoi capelli biondi, dei suoi occhi verdi, un'immagine di cui sono ancora tanto geloso, e di cui in questi anni non ho fatto cenno a nessuno. Emma è nel mio cuore, ancora e per quanto mi sforzi non posso nascondere più niente. Non ora.

"Ti amo Ste."

Oggi doppietta! Finalmente Stefano fa qualcosa di pratico e questo è un Gran passo per l'umanità. Anche se di questo passo non sembra tanto contento. Ma ormai è sull'aereo quindi, pazienza.
Ma una volta a Milano che succederà? Pronta ad ascoltare qualsiasi, e dico qualsiasi opinione, sul modo in cui si incontreranno quei due. Sempre se accadrà. Perché quella lettera era lì dentro? Cosa pensate che Stefano farà appena arrivato?

Come neveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora