Trentatré

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Stefano 



Che bello che è Maggio. E non lo dico solo perché c'è la primavera, le giornate si allungano, ci sono i fiori e i primi bagni al mare. Lo dico perché c'è il sole finalmente. Inizia a fare caldo e non devi più scendere con l'ombrello per paura che piova. Il sole c'è e basta. Niente pioggia, niente giornate grigie, niente neve. Le mani non ti si gonfiano, le coperte non servono, non hai più i brividi. Anzi non fai altro che scoprirti. 

Anche io e Emma, non facciamo altro che scoprirci ultimamente. E non solo in quel senso. È da tre settimane che sto qui, e nonostante all'inizio abbia provato a insistere per stare in albergo, lei mi ha detto che non le creavo problemi e anzi avrei potuto stare qui tranquillamente. E così mi sono abituato a un nuovo stile di vita. Non è stato semplice all' inizio, abbiamo vissuto giorni davvero difficili, però adesso stiamo facendo di tutto, per nasconderci di meno e condividere di più. Scoprirci di più. 

Non abbiamo ancora parlato di noi due: spesso ci baciamo, ci accarezziamo, facciamo tutto quello che farebbero due fidanzati. Ma adesso abbiamo delle priorità, dobbiamo ancora capirci, comprenderci. Ogni tanto cerco anche di aprire la parentesi, ma lei mi dice che è ancora presto, non vuole che nessuno dei due si faccia male, per questo non dobbiamo correre. 

Il sole sta calando e io ho tra le mani qualcosa di davvero prezioso. Ieri sera eravamo a cena ed era davvero in ansia. Stasera c'è un suo live in un locale qui a Milano, anche perché domani è il suo compleanno, e mi ha raccontato che da quando ha iniziato, ogni volta sembra la prima e l'ansia la accompagna fissa più che mai. Le ho detto di calmarsi, che non ne valeva la pena. Eppure lei insisteva e anzi si è fatta una tisana: "perché altrimenti a domani non ci arrivo." Ci abbiamo riso su, e mi ha raccontato che non è facile cantare per tanta gente. Il cuore batte tanto, loro si aspettano tanto da te e tu non devi deluderli. Devi emozionarti, senza essere fredda, devi controllarti, perché sei sola lì su. 

"Allora ti vengo a vedere" ho detto. Mi ha sorriso, si è fatta prendere in braccio e io l'ho portata in camera. Ma prima mi ha fatto vedere una cosa. Ha cacciato da un cassetto nell'armadio, un piccolo taccuino. 

"Voglio che prima tu legga qui. Quando vuoi. Qui ci sono i miei pensieri. Ho iniziato a scrivere da quella mattina di dicembre, quando mi sono ritrovata sola. Prima di sentirmi cantare, prima di sentire come è cambiata la mia voce, voglio che tu legga qualcosa. Ne ho bisogno. Ho bisogno di te." 

Si è appoggiata a me e si è addormentata così. 

Adesso sono qui e ho approfittato del fatto che tutti siano scesi, per sfogliare un po queste pagine. La prima che ho tra le mani è datata al 13 dicembre 2017.

"Non so quanto mi sia utile tutto questo. Non so se è giusto, non so se mi servirà. Niente mi servirà. Ieri è stato il giorno più brutto della mia vita. Faccio fatica a ricordare davvero cosa mi sia successo. Ricordo il mio stato d'animo, ricordo la neve fioccare, e ricordo che mi hanno strappato dal ventre mia figlia. Io pensavo che tutto questo non fosse possibile, pensavo che non potesse mai accadere una cosa del genere, non dopo sei mesi. Invece è morta dentro di me, e io non ho avuto nemmeno la forza di restare sveglia, nemmeno la forza di farla uscire da dentro di me spontaneamente. Non ho avuto il coraggio, piuttosto sarei morta assieme a lei. Mi sono fatta addormentare. La mia pancia è ancora leggermente gonfia, il dottore mi ha detto che la sacca, e tutto quello che nutriva la mia bambina, si eliminerà da solo. Ma a me non importa, non sento niente. È come se qualcuno mi avesse abbattuta. Credo sia quella la parola giusta. Mi sento svuotata, non ho emozioni. Vorrei piangere e nemmeno ci riesco da quando ho messo piede in casa. Francesca mi ha detto che quando vorrò parlarne lei ci sarà, ci sarà sempre. Ma nemmeno la Franci questa volta potrà aiutarmi. Potrà aiutarmi  solo una persona. Ma so che sarà impossibile. Lui non c'è, non ci sarà e non mi vorrà nemmeno sentire quando e se mai gli rivelerò tutto. Ma come faccio a rivelargli di aver ucciso nostra figlia? Come faccio a buttare fuori tutto? Come faccio anche solo a dirglielo, quando l'ultima volta l'ho lasciato da solo?  Spero solo di riuscire a parlargli un giorno, di raccontargli tutto, senza paura. Probabilmente solo in quel momento riuscirò a sentirmi meglio, riuscirò a non sentirmi più sola."

Come neveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora