Quindici

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Stefano



L'attesa del piacere è essa stessa il piacere.
Lo ha detto qualcuno.
Ho sempre amato questa frase.
Ho sempre amato le attese.
Da piccolo, non mi è mai piaciuto aspettare il Natale per scartare i regali. I miei anticipavano l'arrivo di Babbo Natale, e lo facevano venire solo per me la sera della Vigilia.
Le vigilie, i giorni prima, i minuti prima, quando tremano le gambe, batte il cuore, sudi tanto, ma è li che vivi tutto. Ti batte il cuore, perché sei felice di vivere l'attesa. Quando vivi il momento le cose cambiamo del tutto. Non senti più l'adrenalina, ciò che ti ha spinto a lottare. Lo stesso accade nei giorni successivi. Il sipario cala, le luci si spengono e davanti a te c'é il nulla. Credo solo di non aver mai dormito e pensato così tanto in vita mia. Sono fermo qui sul letto da due giorni, e non esco proprio perchè non riesco a trovare pace ai miei pensieri. Dopo il viaggio in aereo non avevo più tenuto conto della lettera, ma al mio risveglio ieri mi sono annoiato a tal punto da riprenderla. Forse per la prima volta l'ho ripresa di mia spontanea volontà e non ho per un attimo lasciato stare la busta rossa che per non so quale scherzo del destino, mi sono ritrovato nel bagaglio a mano. Osservo come non mai quel messaggio, su quella carta rossa, che tanto rievoca il mio filo rosso. Osservo le parole, la scrittura elegante, che evoca tuttavia un senso di rabbia e agitazione. ma una parte di me, non riesce proprio ad andare oltre, e questa parte prevale, anche se sulla lettera ci sono due parole importanti. Quelle due parole che non sento da tempo uscire dalla bocca di qualcuno, e che scritte in quel contesto, scritte in questa lettera che non ha senso, non c'entrano nulla. Non voglio sapere il perchè, non voglio essere preso in giro di nuovo. Voglio vivere al cento per cento provando nei confronti di quella persona solo un gran senso di indifferenza. E non mi interessano le parole, non mi interessano ventiquattro pezzi di carta, che un giorno probabilmente brucerò pure.

Adesso non reggo più la situazione. Sbuffo, e incomincio a fare qualcosa. Accartoccio la lettera e la getto nel cestino della stanza.

Ricominciamo daccapo.

Sono in questa stanza da due giorni, mi fa male qualsiasi cosa e in più devo anche stare ad assecondare le pazzie di Marcello ed Andrea. Dopo lo spettacolo, Marcello ed Elena mi hanno aspettato riempiendomi di complimenti, e mi hanno comunicato che Andre ed Eli da Roma stavano venendo solo per rivedermi. Sono stato contentissimo e per un momento mi sono sentito davvero importante per qualcuno. Mi sono sentito dopo tanto tempo il centro di qualcosa e ho capito quanto è stato importante cogliere l'occasione che mi è stata offerta. Sono tornata dai miei amici-gli unici di cui posso fidare- e stavolta sono disposto a fare qualunque cosa per loro. Anche dare retta a quei due idioti che stasera hanno ben pensato di portarmi a ballare in discoteca.
"Vedrai ti divertirai tantissimo"mi hanno detto. Bene, io mi auguro solo non sia uno di quei posti inn, a tal punto da sentirmi a disagio. Uno come me non riesce a durare in un posto così per più di mezz'ora.
Mi butto sotto la doccia pensando a quanto mi potrà giovare il periodo qui, e tempo di infilarmi l'asciugamano, mi ritrovo Marcello davanti alla porta.
"Oh dio ti sei portata qualcuna a letto e non lo sapevo?"
Alzo un sopracciglio: "Smettila e entra."
"Ma tu che ci fai qua a quest'ora? È presto."
"Ja frate volevo fare due chiacchiere."
"Chiacchiere? Io non ho voglia di chiacchierare."
"Comunque New York ti ha fatto male. Sei sempre più antipatico."
Sbuffo e cerco di non dare peso alle parole del mio amico. In fondo sono contento lui sia qui, ma il mio orgoglio preferisce non darlo a notare. Metto da parte le mie espressioni facciali, cerco di ricompormi, ripescando da una valigia fin troppo disordinata una camicia che possa essere adeguata alla serata. Con la coda dell'occhio noto Marcello intento a girovagare per la mia piccola stanza, con l'aria di un finto strafottente che sa bene il fatto suo.
"Vuoi spiegarmi che cazzo combini?"
"Nulla." Resto sempre più stupito dal suo comportamento oggi e resto allibito quando lo vedo piegarsi verso qualcosa. Il cestino. La lettera. C' è una frazione di secondo durante la quale tento di avvicinarmi, senza dare troppo nell'occhio, ma le mie doti e i miei allenamenti, non mi ripagano affatto. Marcello ha recuperato la carta rossa, e l'ha anche aperta. Me la porge e io non so esattamente che fare. Sono stato uno stupido. Marcello non sa nulla delle lettere, e io non ho fatto nulla affinchè quella carta sparisse. Ma come avrei potuto prevedere che fosse arrivato arrivato prima e soprattutto che avesse spiato nel cestino della spazzatura?
"Tu lo sapevi?"mi dice con fare scioccato, allibito, come se la lettera da nascondere fosse stata scritta da lui. Ma poi realizzo. Marcello è rimasto a MIlano, è rimasto in contatto con me, ma anche con Emma. E se anche lui ne era a conoscenza?
"Tu lo sapevi e non mi hai detto nulla!"stavolta gli urlo quasi in faccia. Marci è incredulo, ne conosce il contenuto, guarda la data, guarda me e continua a non crederci. Potrei dire di non averlo mai visto così arrabbiato e deluso allo stesso tempo: "Sai da quanto tempo cercavamo di sapere se quelle lettere ti fossero arrivate o meno? Perché non hai detto nulla, almeno a me?"
Mi siedo sul letto. Mi sento in colpa. Stavolta, inizio a pensare, ho sbagliato io. Lo conosco da una vita e non ho avuto il coraggio di dirgli delle lettere. Indipendentemente dal contenuto, dal mittente, Marcello doveva  essere la prima persona a cui confidarlo, invece sono stato un egoista e non ho fatto altro che tenermi tutto dentro.
Metto le mani sugli occhi e provo solo a chiedere scusa: "io non so perché non te l'ho detto, mi dispiace solo di aver pensato solo a me stesso, senza pensare a voi che mi avete sempre sostenuto."
"Non è questa la cosa più grave"probabilmente non ci ho capito nulla "Sai quanto c'è stata male per quelle lettere? Oh certo che non lo sai. Io sono tuo amico Ste, ma stavolta hai sbagliato e non con me."
"Che fai adesso torni a difenderla? Che le costava chiamare? Queste lettere maledette non hanno un senso."
Afferro la camicia e mi chiudo in bagno, prima che la situazione degeneri. Ho gli occhi lucidi e spero vivamente Marcello non mi abbia visto così.
"Per te non hanno un senso, per lei ce l'hanno eccome"lo sento bisbigliare, come se in questo momento non volesse che lo ascoltassi. Invece lo sento eccome, ma torno a non pensarci, a essere indifferente.



Sono tornata! Scusate l'assenza, ma per tutta una serie di motivi, dovuti anche alle mie insicurezze, è stato difficile postare e scrivere. Ho avuto dubbi sul cancellarla, ma poi ho pensato che io ho un' idea su questa storia che non può essere cancellata così, indipendentemente da tutto, la voglio portare a termine. Ma la smetto di scocciarvi con le mie paranoie e vi auguro una buona Pasqua un po' in ritardo😂...beh non voglio dirvi solo questo in realtà. Marcello é andato da Stefano certo di trovare qualcosa e l'ha trovata. Ma a questo punto? Stefano che sembra essere tanto menefreghista cambierà, oppure rimarrà gelido? Rincontrerà Emma prima di ripartire per New York? Fatemi sapere❤️

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