Venticinque

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Stefano





Forse Elena aveva ragione. Non sembra per niente una persona tranquilla. È agitata, ad un certo punto l'ho vista tremare. Sembra qualcosa la turbi, eppure non riesco a capire cosa. Mi osserva incerta da un po, cerca di scovare qualcosa di me, ma in realtà non sa che io dopo tre anni finalmente ce l'ho fatta. Ci ho letto dentro. Ho visto quelle iridi castane, incresparsi sempre più di un verde smeraldo. Non lo fa apposta, non se ne accorge nemmeno, i suoi occhi diventano improvvisamente più brillanti, e io finalmente ho iniziato a capirci qualcosa. Non so cosa la innervosisca, non so cosa la turbi a tal punto, da fumare, da non reggere il mio sguardo, da piangere, so solo che ha paura e io posso sentirlo.
"Prometti che proveremo a conoscerci di nuovo." Racchiude queste parole in un sussurro, quasi abbia paura della mia reazione, soffocandolo con l'ennesimo singhiozzo. Lo Stefano di tre anni fa, l'avrebbe abbracciata, non l'avrebbe fatta piangere, le avrebbe solo fatto bene. Adesso io non ci riesco, sono bloccato, e se sono così la colpa é anche sua. La osservo ancora, provando a controllarmi, facendo dei lunghi respiri, senza farla spaventare. Perché si vede lontano un miglio che ha paura.

"Emma io non lo so se ci riesco. Io non posso dimenticare."

"Provaci, ti prego." Io non so cosa le sia preso, ma continua a piangere, sembra disperata, sembra solo una copia sbiadita, della donna con cui mi sono scontrato da quando sono tornato a fare i conti con il passato. All' improvviso, senza pensarci mi stringe le mani, così forte da farmi sudare, anche sotto il gelo di una notte di Marzo: "Ti prometto che non ti abbandonerò di nuovo. Non ricapiterà, ho solo bisogno di te. Ho bisogno di te più di quanto tu adesso possa immaginare." Sembra che io sia l'unica cosa a cui si possa aggrappare. Si avvicina ancora di più a me, e senza che io faccia nulla, in una posizione piuttosto scomoda, appoggia la testa sulla mia spalla. Inala un respiro, piano piano il tremolio del suo corpo si interrompe, per lasciare spazio a una quiete fisica.

Un fiore appoggiato a una roccia, ecco cos'é. Volto un secondo lo sguardo verso di lei, prima che possa catturarmi nuovamente, e poi torno a guardare la città mentre si spegne lentamente. Sembra essersi tranquillizzata e io preferisco tacere dinanzi alle sue parole. Sono confuso. Ha bisogno di me? Perché? Perché non mi ha cercato prima? Però era vera. Qualche minuto fa, si è svelata a me, ha fatto crollare tutto, io riesco a percepire che è sincera, quando dice che vuole che ha bisogno di me. Sono riuscito a leggere dentro quelle fessure magiche che si ritrova al posto degli occhi, perché non dovrei crederle?
Mi frena la paura.
Eppure lo so, che cocciuta com'è non mollerebbe, non mi lascerebbe andare senza dire niente.
Io sono venuto qua per delle risposte, e se non provo ad andare avanti che risposte riuscirò ad ottenere? Così, lentamente e nella maniera più dolce mai esistita, mi faccio coraggio e provo a cercare quello sguardo magnetico.
"Mi hai fatto male Em. Io...credo di avere paura di essere deluso, di nuovo."
Lei sospira, la sento irrigidirsi, ma non sono pronto a farla scappare: "ma ho così tanti dubbi, che mi vagano ancora nella testa, che tu non immagini nemmeno. Non voglio conoscerti di nuovo, ma sento il bisogno di sapere il perché. Perché, te ne sei andata senza farmi sapere più niente di te. Tistarò accanto, fin quando non sarai pronta a dirmi quello che mi devi dire, ma non ti aspettare niente da me. Non aspettarti che le tue parole mi convincano a restare, se non ce ne sarà bisogno, se mi faranno del male. Aspetterò le risposte, ma non pretendere qualcosa da me."
Sbatte le palpebre incessantemente, sembra immobile, e io voglio mantenere la parola data.
Le sarò vicino il giusto da far si che mi racconti tutto.
Senza affezionarmi. Tanto non ne sono più capace. Le afferro la mano, e la tiro con un po di forza verso di me, con la forza giusta, da metterle la testa sulle mie gambe.




Un tuono squarcia il cielo, e mi sveglio di soprassalto. Spalanco gli occhi, e non sento nient'altro che la pioggia, e un respiro, al mio fianco fin troppo profondo e sereno.
Si, oserei dire proprio così.
Mi volto verso di lei, e mi viene da sorridere al solo pensiero di quello che è successo stanotte. Eravamo ancora sul tetto quando all'improvviso ha iniziato a diluviare. Siamo tornati dentro, ed erano le due. Pensavo avesse la macchina, ma mi ha confessato che non guida e casa sua era troppo lontano. Le ho proposto di dormire in albergo, ma ovviamente la reception era chiusa. È stato un continuo battibeccare su "è colpa tua, potevi vedere l'orario", "se avessi avuto una macchina", "se avessi scelto un locale normale", "almeno è un hotel idiota", fino a quando non le è venuta un'idea, a suo parere geniale. Abbiamo visto quali chiavi fossero ancora appese alla reception, e ci siamo infiltrati in una stanza, per fortuna vuota. Il letto matrimoniale non ha intimidito nessuno dei due. Solo una cosa ho notato: la Emma chiacchierona, fin troppo, è scomparsa nel momento in cui siamo entrati in camera. Non ha detto nulla. Forse era la stanchezza, forse l'apatia ancora evidente soprattutto da parte mia, sta di fatto che ci siamo stesi, girati di spalle, e siamo crollati.
Faccio per alzarmi, ma noto che la mano poggiata sulla mia. Provo a tenere la distanze, ma più provo a svincolarmi dalla presa, più non ci riesco. Non sono tentato da niente, la osservo e basta; dorme tranquilla...sembra più rilassata di qualche settimana fa, quando mi ha urlato addosso. Forse sarà stato il discorso di stanotte.
Ritorno a guardare il soffitto nel momento in cui la vedo muoversi, lentamente, segno che sta per abbandonare le braccia di Morfeo.
"Giorno.."sussurra con la voce impastata, mentre posa lo sguardo su di me, e stacca immediatamente la mano dalla mia.
"Buongiorno."
Noto che si muove in fretta, e in un attimo é già davanti alla porta.
"E adesso dove vai?"
"A lavoro Stefano dove vado secondo te? E ti consiglio di seguirmi prima che ci scoprano?"
"E per le chiavi?"chiedo preoccupato.
"Le troveranno sullo zerbino. Puoi per piacere muoverti?"
La seguo e sembra sicura. Come stanotte. Sembra certa di quello che fa, niente a che fare con la fragilità e l'insicurezza di una volta.

Stiamo per prendere due strade diverse, ma mi devo buttare.
"Emma"
Si volta verso di me e mi osserva impaziente.
"Io tra qualche giorno torno a New York. Ma ho bisogno di risposte e non possiamo lasciarci cosi"mi gratto la testa e poi mi lancio a capofitto: "parti con me."
Sbatte le palpebre: "Come scusa? Stefano io ho un disco da presentare, un tour non posso partire di punto in bianco."
"Sarà per qualche giorno. Il giusto tempo per dirci tutto. Non puoi andartene. Ci siamo fatti una promessa, e nessuno dei due deve andare via, non di nuovo."




Che ne pensate di questi due? Le loro parole vi hanno sorpreso? Lo so la storia della stanza d'albergo "rubata" è irreale, ma vabbé il mio cervello già è andato a farsi friggere da un pezzo. Emma cosa avrà nella testa? E Stefano quanto è strano? Emma partirà con lui?

Vi aspettano tante cose scoppiettanti e giuro che farò presto.

Scriverò a manetta.

A presto, buona serata❤️

Come neveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora