Diciannove

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Stefano


Ricordo la nostra prima passeggiata come se fosse ieri. Eravamo nel cortile della scuola e ci conoscevamo solo da due giorni. Dopo esserci fatti due volte il cortile, avanti e indietro, mi chiese cosa mi piacesse fare di più. Io le feci la più grande confessione di sempre. Le confessai che mi piaceva ballare e lei quasi non ci credeva, era particolarmente stupita.
Mi piace tantissimo ballare, ma non ne sono capace, mi disse.
Aggiunse che avrebbe voluto vedermi un giorno, ne sarebbe stata felicissima. Da quella volta ha sempre insistito, affinché le facessi vedere qualcosa, ma non è mai accaduto. A volte veniva in camera mia e io le mostravo qualche video, ma Emma in cinque anni non mi ha mai visto e non so nemmeno per quale motivo sia accaduto ciò. Nonostante questo però, ha sempre puntato su di me, ci ha scommesso e si è fidata, tanto da spingermi a lottare per quello che facevo, per la danza. Sono un paio di giorni, che sono un po turbato. Non riesco più a vedere solo il bicchiere mezzo vuoto, perché inizio a notare anche qualcosa di positivo in tutto questo e non è solo alla danza che mi riferisco. Elena ieri è venuta nel mio hotel e si è sfogata come non faceva da tempo. Ha quasi pianto davanti a me, perché non regge più il grande casino che si è creato in una sola settimana, non regge la litigata con Marcello, quando ha insistito sul farmi venire, non avrebbe mai pensato accadesse tutto ciò. Si è scusata, io non ho capito perché fosse venuta proprio da me. Ha detto che Emma non poteva vederla così, io invece avrei capito. Ele si é scusata perché non voleva farci incontrare; si è seduta affianco a me, e piangendo mi ha detto che non voleva stessimo male entrambi. E allora ho compreso il perché del litigio tra Ele e Marci: non so come sia stato possibile ma alla fine sembrava strano ci fossimo incontrati per caso. E poi mi ha spiegato che Emma era venuta anche a vedermi alla prima alla Scala; mi ha visto per la prima volta dopo tre anni e la sua reazione da quanto ho intuito non è stata una delle migliori. La mia amica mii ha abbracciato e io l'ho consolata, perchè Ele è buona e si sente in colpa inutilmente: questo non lo merita.

In un primo momento non ho detto nulla, non ho esternato niente, ma poi ho riflettuto. Ho voluto mettermi nei panni di Emma, cercando davvero di mettere da parte quello che è successo tre anni fa. Non credo di esserci riuscito però ho pensato che essere educati alla fine non costa nulla. Magari avrei potuto parlarle da vicino, senza chiederle nulla, semplicemente chiederle come ha vissuto questi anni: insomma siamo stati pur sempre migliori amici. Stasera sono uscito, senza nessun pensiero, e l'ho vista seduta su uno dei muretti dei Navigli. Non capivo che ci facesse lì e ho temuto volesse fare un gesto estremo. Sinceramente ripensandoci mi sembra un'ipotesi assurda, ma qualcosa mi ha spinto ad avvicinarmi. E non avevo tutti i torti: mi sono avvicinato piano, con una scusa e quando si è voltata aveva il volto sconvolto, manco avesse passato la giornata a piangere. Sono stato duro e freddo, ma almeno mi ha ascoltato ed è scesa da quel muro. E adesso?
Adesso, dopo averla praticamente costretta a farsi accompagnare a casa, stiamo camminando. O meglio io cerco di seguirla, mentre cammina avanti a me a passo svelto, quasi volesse scappare. Sono certo che se qualcuno mi vedesse penserebbe che io sia uno stalker. Da mezz'ora stiamo girando Milano e spero di essere arrivato perché sono stremato.

"Per piacere puoi camminare più piano?"urlo, ma è come parlare da solo. Menomale che quello arrabbiato dovrei essere io.  Gira l'angolo e scatto per l'ennesima volta. Arriviamo dinanzi a una strada residenziale, ci sono diverse villette e davanti a una delle prime si ferma. Sta per chiudere il cancelletto, ma la fermo.
Vai Ste è il tuo momento.
"Un grazie non guasta sai?"noto che si gira e mi scruta attentamente.
"Non ho niente da dirti, hai fatto tutto da solo." Ha un tono diverso, è quasi arrabbiata, eppure non le ho fatto nulla, non capisco. Sto per parlare, non accetto questo suo tono, ma lei invece continua: "toglimi solo una curiosità; davvero pensavi potessi suicidarmi?"
Annuisco, è tutto buio eppure riusciamo ancora a guardarci.
"Pensi che se avessi voluto farlo non lo avrei fatto molto prima? Non lo puoi sapere Stefano.
Sai perché non ti dico grazie? Perché non sai niente di me. Sei un estraneo, guardati, io non riesco più a riconoscerti. Che pensi che io non sia riuscita ad andare avanti, a farmi una vita mia? Stasera, ai Navigli, non dovevi muovere un passo per avvicinarti. Non si fa così, non si sparisce dalla vita delle persone, per poi tornarci all'improvviso. Sono un essere umano anche io, ti posso aver fatto del male, ma ho sofferto, e tu non ne sai nulla. Quindi ti chiedo solo questo; puoi restare a Milano quanto vuoi, ma non ti avvicinare. Non voglio che tu rientri nella mia vita, non in questo momento. Stanne fuori, non cercare di capirmi, tanto é inutile, se non ci sei riuscito in tre anni, adesso non ci riuscirai più."
Non si muove, resta impassibile, io retrocedo spaventato da ciò che ha detto. Non riesco a capire. È un discorso quasi incoerente, sono io che non riesco a riconoscerla, le vorrei dire fin troppe cose. Ma per quanto mi sforzi io non ci riesco. Non ci riesco perché sono io che non la riconosco più.
Dov'è la Emma che mi ha offerto un biscotto il primo giorno di liceo otto anni fa?
Dov'è la  persona a cui ho voluto bene?
Dov'è la persona che mi conosceva davvero, quella che ogni parte del mio corpo ha amato?

Cosa le è successo?

Il freddo mi fa rabbrividire e sento di non riuscire più a star fermo. In questo piccolo lasso di tempo è rientrata in casa sua. Chissà chi la aspetterà lì dentro. Chissà se qualcuno l'ha aspettata, oppure in tre anni ha fatto tutto da sè, senza nessuno. Qualcuno probabilmente l'ha amata, l'ha voluta, l'ha toccata. Ma io non merito di sapere. Mi ha definitivamente cacciato dalla sua vita, di nuovo, senza permettere di entrarvi. È stata severa, glaciale, ma sembrava più rivolgersi a se stessa che a me. Le sue parole, i suoi pensieri, mi hanno spezzato e io stavolta non riesco a ricompormi. Non appartengo a nessuno, nemmeno a lei a quanto pare.

Resto solo un ricordo.



Ok, si sono incontrati, hanno parlato, o meglio Emma ha fatto uno sproloquio..ma credete davvero sia stata la cosa giusta? O é un passo falso che non farà altro che allontanarli? State certe che ne vedremo delle belle!
Fatemi sapere che ne pensate, a presto❤️

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