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Emma, Milano

L'aborto mi ha cambiato la vita. Me lo disse la psicologa, Francesca e anche Arianna.
"Cambierai."
È così è stato.
Sono cambiata. Addosso ho una bella cicatrice, il tatuaggio con il nome della mia bambina, un corpo diverso, le smagliature,  e le spalle larghe. Sono cresciuta e davanti allo specchio mi vedo quasi più grande, ma è soprattutto in testa che sono diversa. Ho capito che bisogna vivere tutto, perché qualsiasi cosa può sparire nel nulla, proprio come la mia bimba. Io pensavo di essere maturata con il college, ma é Milano che mi ha fatto crescere, è la gravidanza. E così se voglio fare qualcosa, non ci penso due volte e la faccio. Agisco di pancia, non mi pento di nulla.
La settimana scorsa, ho raccolto dei brani che avevo ricevuto e ho deciso di farci un disco sopra. Sono andata dalla Franci e mi ha ascoltata come al solito. È il mio terzo disco. Il primo è uscito a settembre di tre anni fa, il secondo l'anno scorso,  ed è arrivato il momento del terzo. Adesso. Il mio album si chiamerà così: so chi sono io adesso, con le mie ferite e la mia forza.
"Em va bene così per oggi, bravissima"mi dice Franci mentre io in sala registrazione sono ancora con le cuffie e le mani in tasca, col volto basso: sono concentrata e abbozzo un bel sorriso.
Sono brani bellissimi, ognuno di loro ha una piccola parte di me e di questo ne vado fiera. Sono cresciuta, e apprezzo tutto questo. Apprezzo il fatto di cantare ovunque io sia, l'affetto che ricevo da chiunque, apprezzo ciò che di più piccolo ho ogni giorno. E questo l'ho imparato dalla mia bambina: qualsiasi cosa può scappare da un momento a un altro, non tornare più indietro, non resta far altro che accontentarti del tuo piccolo quotidiano.
Poso le cuffie e attenta a ogni mio singolo passo vado verso Franci: "beh?"
"Tu non hai realmente idea di quello che può fare la tua voce."
Sorrido e prendo il cappotto.
"E ora dove vai?"mi chiede sorpresa.
"A stasera."
Ultimamente sono diventata anche super attiva. Non sto ferma un attimo. E sono certa che tutto questo sia dovuto al fatto che devo recuperare il tempo perso. Sono stata un anno ferma a casa a passare intere giornate sul letto o sulla poltrona in salotto. Non facevo nulla, a parte riflettere e pensare che non avevo più nulla per cui vivere davvero. Adesso la mattina vado a correre, passeggio, penso tantissimo, e mi ritaglio il mio tempo perfettamente.
Sorrido al pensare che sono uscita di fretta dallo studio solo per andare a fare la spesa. Non perdo un secondo nella mia vita e devo ammettere che quando torno a casa, sono stanca e finalmente dormo.



"Franci sono tornata!"
Sono le 8 e quella che doveva essere una semplice spesa,  é diventata un giro in tutta la città.
"Alla buon ora" dice mentre vedo la tavola apparecchiata per quattro.
Non faccio in tempo a chiedere chi siano i nostri ospiti che mi ritrovo Sara, la figlia di Arianna in braccio.
"Memmaaaa!!"urla felice.
É un tesoro come la sua mamma. I suoi riccioletti bruni sono ancora sulla mia faccia, quando Arianna mi abbraccia. La stringo a me: "amica mia! Che bella sorpresa!"
Ecco: se siete tristi, dovreste conoscerla. Stareste bene in un attimo. Arianna è riccia riccia, non come me che ho dei capelli che non hanno un senso. Lei è colorata. Ti sorride, forse lo sente e basta, e quando sorride, ti fa sorridere il cuore.
Saretta mi porta verso il suo pupazzo preferito: si chiama Birbo e gliel'ho regalato io.
Lo indica e vedendola timida la inizio a coccolare forte forte: "ti sei portata il nostro Birbo!"
"Siii!"esclama felice e a me brillano gli occhi.

Mi sistemo in tuta casalinga e Arianna mi si avvicina: "allora come stai?"
Ogni volta che ci sentiamo o ci vediamo me lo chiede sempre. Ho capito che un semplice come stai può farti stare bene.
"Oh benissimo. Oggi ci stavo pensando sai? Sto proprio bene."
Lei si guarda intorno e comincio a capire che c'é qualcosa che non va.
"Non ti senti bene?"
"Che? Nono sto benissimo"sorride.
"Arianna ti conosco. Che c'è??"
"Em per quanto tempo vuoi restare ancora così?"
"Così come?"
"Ti sta chiedendo quando hai intenzione di uscire con qualcuno che appartenga al genere maschile"Francesca interviene, palese segno che abbia sentito tutto.
Sorrido per la mente malata di queste due e sono letteralmente allibita. Sarà che a tutto questo non gli do conto da un bel po. Bah.
"Oh beh..."dico grattandomi la testa.
"Guarda che distrarti un po, invece di rimanere ore e ore a lavoro, ti farebbe bene"suggerisce Arianna.
Sorrido nel pensare che se non fossero cambiate centomila cose in tre anni, forse ora starei a New York con Stefano a creare una famiglia.
"Non ne sono convinta."
"Ma perché?"esclamano entrambi. Cerco di non dare particolarmente peso alle loro parole, non vorrei sentirmi particolarmente pressata. Non dovrei nemmeno esserlo, insomma ho 21 anni e tutta la vita davanti, ed è vero, cerco da sempre una valvola di sfogo o nel mio lavoro o nelle lettere che mando ancora a lui.
"Ragazze non mi sento ancora pronta a conoscere qualcuno. Non vi offendete davvero, lo sapete quanto siete importanti per me. Ma non sono ancora pronta a pensare che potrei intraprendere una relazione con qualcuno che tra l'altro non conosce la mia storia. Mi sono successe troppe cose e per ora non voglio condividerle con qualcuno. Perdonatemi davvero ma per ora non ci riesco."
Non sono dispiaciuta per le loro parole, avranno anche ragione, ma ho un blocco, anche se probabilmente ho solo paura.
"Tranquilla pulce"e mi abbracciano, menomale che capiscono.



Stritolo il polso e il filo rosso che lo circonda. Mannaccia a me. A volte vorrei davvero romperlo. Invece é qua e non va via. Non so se merita di stare al mio polso, a volte penso sia così, altre volte no. Negli ultimi anni, ci sono stati momenti in cui davvero mi è bastato quello. Anzi mi correggo. Mi sono bastate solo due cose.
Stringere quel braccialetto e stringere la mia pancia-anche quando era vuota- mi ha fatto spesso bene, al cuore, durante la gravidanza e dopo.
Poi ci sono momenti tipo ora in cui lo vorrei distruggere, ma so che mi farebbe malissimo. Io non voglio terra bruciata attorno a me, non voglio essere sola. Già ho distrutto qualcosa e non voglio distruggere altro, anche se resta un solo ricordo. Sto per stendermi e rimboccare le coperte, quando Franci apre la porta, sedendosi ai piedi del letto.
"È per lui vero?"
Io non so se vivo con una maga o altro.
Sa tutto, mi legge dentro e avere un'amica così è propriamente la mia salvezza.
"Guarda Em che se vuoi parlargli da vicino, piuttosto che scrivendogli lettere puoi farlo!"
"No Franci non è questo."
"E allora cosa?"
"Tu non puoi capirlo forse, è normale non riuscirci..."
"Em dimmi!"
"È per Chiara"dico toccandomi la pancia. Anche questo lo faccio spesso. Mi viene naturale.
"Franci io ho bisogno di ricordarmi di lei e so che forse ti risulterà difficile da capire, ma Stefano è l'unica cosa che tiene saldo il suo ricordo. Ed è stranissimo come pensiero, ma credimi se è così. Se uscissi con qualcuno, o mi fidanzassi, quel ricordo scomparirebbe e per ora non voglio, non sono pronta."
Francesca mi sorride, che bello quando riesco a sfogarmi. E fa la cosa più bella che potesse fare. Mi abbraccia e io mi lascio andare.


Eccomii! Lo so, sono pessima, ma non ho tempo nemmeno per respirare ultimamente. Alloora voglio fare una piccola premessa: a me non interessa cosa stia succedendo nella "realtà". Per me Stefano può tornare con chi vuole, ma io non smetto di scrivere. Perché mi aiuta e mi libera un sacco, quindi spero vivamente che non abbiate cambiato idea anche voi!
Questo capitolo non è un granché, ma serve solo a far capire che la vita di Emma non resterà ancora piatta per molto.
Fatemi sapere se vi è piaciuto, un bacio❤️

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