Ventuno

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Stefano


Se un mese fa qualcuno mi avesse detto che mi sarei ritrovato a stare nello stesso luogo per più di un'ora con lei, gli avrei riso in faccia.
In realtà non gli avrei creduto neanche se me lo avessero detto ieri, soprattutto dopo i precedenti degli ultimi giorni. Appena mi ha visto Emma non era per nulla felice, anzi potrei dire di averla vista più bianca del solito e di aver temuto svenisse. Io in realtà ero abbastanza tranquillo, insomma sapevo sarebbe venuta: i ragazzi mi avevano avvisato ieri sera e io ho accettato; partire domani senza salutarli sarebbe stato da codardi.
Anche se c'è lei. Da quando me la sono ritrovata di faccia non mi ha rivolto la parola; c'era da aspettarselo? Mi ha praticamente detto che non mi vuole nella sua vita, e anche se sinceramente non capisco il motivo, non posso fare altro che farmi scivolare tutto addosso.
La prendo così come viene, e gli incontri con lei resteranno delle stupide casualità.
Ma stasera non mi va proprio di passare per il cretino della situazione, non ce la faccio, stasera devo chiudere definitivamente e non mi interessa alcuna reazione.
Lei mi ha fatto soffrire, e non le è importato niente di ciò che provavo, quindi non capisco sinceramente perché non possa fare lo stesso con lei. Continuo a picchiettare le dita sul bracciolo del divano e la osservo cercando di capire cosa le passi per la testa, ma è inutile.
Non ci riesco più.
Decido di schiarirmi la voce, chiedendo ad Elena di abbassare gentilmente il volume della musica, che sta stordendo un po tutto, persino i miei pensieri.
"Marci"dico rivolgendomi al mio amico,  facendo si che possano sentirmi tutti; eppure lei continua a stare col telefono in mano facendo finta di niente, come se fossi un moscerino invisibile.
"Te lo ricordi quando la settimana scorsa sei venuto in albergo da me?"
Marcello mi osserva, vuole capire dove voglio andare a parare, lo sa anche lui che da me in albergo c'è stato solo una volta.
"Si"annuisce e sorseggia il suo calice.
Prendo il cartoncino rosso che ho in tasca e glielo mostro. Quella lettera l'ho recuperata, devo capire a che gioco stanno giocando tutti quanti.
"E te la ricordi questa? Ti ricordi che mi hai chiesto perché ce l'avessi?"
Marcello stavolta mi sussurra un "che cazzo stai facendo" che riesco chiaramente a percepire. Alzo lo sguardo alla mia destra e cerco di capire le reazioni di tutti.
Andrea sbarra gli occhi.
Elisa ed Elena per un attimo si osservano e non ci pensano due volte a voltarsi verso di lei.
Il telefono di Emma si schianta a terra, e lei non smette di fissarmi.
Cerco di capire cosa fare, ma Elena mi precede.
"Tu..le hai ricevute?"
"Tutte quante"e rispondo con un odio lancinante, non ci riesco a fare finta che non abbiano fatto niente. Mi rivolgo a Emma, che resta sempre più glaciale: "complimenti, bella presa per il culo."
Dopo due secondi, si alza, viene verso di me e mi da una sberla, facendo si che, automaticamente, porti la mano sulla guancia sinistra.
Alzo per un attimo gli occhi verso di lei, ma sfugge ancora.
Emma va via, e Marcello la rincorre.
E non capisco perché, ma percepisco tanta amarezza nell'aria. Elisa raccoglie il telefono di Emma, e si precipita fuori con Andrea, e io resto da solo con Elena.
Credo di stare per esplodere.
E di non avere una bella faccia.
"Che fai lì impalato, mi segui o no?"

Forse ho fatto un casino.



Sono le due, e io tra sei ore dovrei partire. Invece sono nella cucina di Elena, seduto su uno sgabello, davanti a una birra.
Avevo chiesto qualcosa di più forte, ma non c'è.
Il fatto è che dopo la scenata di poco fa, mi sento a pezzi. Non so se sia stato lo schiaffo, tutto il caos che si é creato, ma non sto per nulla bene. Immaginavo di liberarmi di un peso, ma sto peggio di prima praticamente. Elena mi ha trattenuto a casa sua, quasi con la forza, e all' inizio non mi ha chiesto niente, non ha voluto sapere nulla. È stata a telefono con Elisa e mi importa veramente poco di ciò che si siano dette. Adesso, invece, sembra intenzionata ad ascoltarmi, ma io non ho molto da dire.

"Allora...Si può sapere che intenzioni avevi stasera? Lo sapevi ci sarebbe stata cavolo, perché hai deciso di rovinare tutto?" Elena inizia a blaterare, la vedo che é nervosa, ma a differenza di tutti gli altri é qui, e anche se non lo do a vedere, apprezzo il fatto che mi stia accanto.
Tuttavia sono costretto a ribattere: "Vogliamo parlare di tutti voi? Sapevate delle lettere, e invece di chiedermi se le avessi ricevute, non avete fatto altro che stare zitti e appoggiarla"ringhio.
Per qualche minuto Elena sembra in un altro pianeta, assolta da troppi pensieri, guarda altrove, gioca con il tappo della bottiglia, sembra quasi stia cercando una giustificazione, poi mi guarda e con tre parole mi stende: "non è come sembra."
Ma non riesco a stare zitto e caccio fuori tutto: "Perché cosa sembra? Non lo so nemmeno io a che gioco sta giocando Emma. Che significa non è come sembra? Come fate a difenderla? Non ha niente da nascondere, quelle lettere sono assurde, ci ha scritto sopra solo tantissime sciocchezze? Sai che c'ha scritto? Che gli mancavo. Io, ti rendi conto?"
Sospiro, Elena per un attimo indietreggia con lo sgabello, tentenna, quasi impaurita, ma poi si ferma, quando continuo a parlare: "quindi Ele per favore. Io capisco la vogliate difendere, siete sue amiche, ma siate credibili quando la giustificate.
Anche se per me tutto quello che ha fatto è  ingiustificabile."
Elena si alza, ormai stremata e sto per alzarmi anche io, ma lei non riesce proprio a terminare questa conversazione e stavolta il suo tono non sembra per niente pacato: "Sai cosa Ste? Non hai il coraggio."
Alzo un sopracciglio, sono confuso: "come scusa?"
"Non hai le palle! Questo è. Di parlarle e chiedere spiegazioni, come farebbe una persona normale. Non lo sai cosa è successo in tre anni, non lo puoi sapere. Non lo sai che cosa le è successo, e non lo chiedi neppure. Hai paura, di scoprire cose "scomode"? Tranquillo, non ce ne sono."
Inizio a balbettare e il mio cuore inizia a battere più veloce.
Dovrei urlare, sbraitare?
Non ce la faccio.
Abbasso lo sguardo, e prendo il cappotto, mentre mi avvio in direzione della porta. Elena prova a raggiungermi, ma sono io a parlarle: "io non volevo fare male a nessuno ok? A nessuno di voi, e nemmeno ad Emma se é questo che vuoi sapere. Ma mi dovete capire; sono rimasto in contatto davvero solo con Marci e Andrea, e avevo paura sinceramente di perdere anche te. Lo so che ho fatto una scenata, ma per favore comprendimi stavolta, anche se sembro uno stronzo."
Apro la porta, e la mia amica mi attira a sé abbracciandomi.
"Lo so, lo so, tranquillo, stavolta non vado via, nessuno di noi se ne va ok? Lo so che non comprendi tante cose, prova a pensare però che non tutto è filato liscio quando non c'eri, mh?"
Annuisco, e le schiocco un bacio sulla guancia.
"Buon viaggio Ste."





Eccomi tornata!
Cosa ne pensate? Stefano ha fatto bene a fare quella scenata? Quanto avete goduto per lo schiaffo di Emma? Come si sentirà Emma? Dopo le parole di Elena, Stefano capirà?
E soprattutto partirà davvero?
A presto :)

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