Respiravo piano ancora abbracciata stretta a Louis e piano piano cominciavo a calmarmi e a far passare le lacrime. Mi passai un mano sulla guancia iniziando ad entrare nello stato di beatitudine post pianto e appoggiai la testa sulla spalla del mio ragazzo mentre lui continuava a passare la sua mano sulla mia schiena.-Ei, piccola, stai meglio?- mi sussurrò all'orecchio.
Annuii e voltai gli occhi verso i suoi. Mi sorrise e mi diede un piccolo bacio sulla guancia ancora umida, così come si consola una bambina che ha bisogno di affetto. Passó le mani sotto le mie cosce e mi sollevó per farmi sedere sopra le sue gambe.
-Stavo per venire giù a parlarti, Desi. Se non fossi entrata tu in camera, ti avrei raggiunta in cucina nell'arco di due minuti. Non riesco ad essere arrabbiato con te, non riesco a starti lontano, non riesco ad evitarti e non riesco a far finta che vada tutto bene.-
Rimasi in silenzio e questo lo indusse a continuare. Avevo imparato con il tempo che Louis era fatto così: bisognava lasciargli il tempo di dire le cose. Se gli facevi una domanda importante, scomoda o personale non dovevi aspettarti una risposta immediata; dovevi contare mentalmente fino a dieci senza spazientirti, senza andartene, senza mandarlo a quel paese. Dovevi aspettare quella manciata di secondi anche a costo di creare un silenzio imbarazzante, perché Louis era fatto così. Mi piaceva pensare, anche se non gli avevo mai chiesto conferma, che fosse una specie di sua difesa personale. Era il suo banco di prova con le persone: soltanto quelle che volevano davvero ascoltare ciò che aveva da dire sarebbero state disposte ad aspettare il silenzio.
-Mi dispiace di averti trattato così male in questi giorni. Vorrei solo dirti che mai, mai ho avuto l'intenzione di usare cattiveria in quello che dicevo o facevo.-
Alzai il capo dalla sua spalla e lo guardai. Ricambiò lo sguardo e mi prese la mano ancora bendata dalla bruciatura di qualche giorno prima e iniziò a giocherellare con le mie dita.
-Sai che sono una testa di cazzo. Sono orgoglioso, geloso, protettivo, mi arrabbio facilmente. Mi dispiace per come ti ho trattata ieri sera, non avrei mai dovuto tenderti quella trappola, è stato veramente meschino da parte mia. Ci tengo solo a dirti che mi fa uscire fuori di testa non sapere dove sei, con chi e perché, ma mi fa ancor più impazzire l'idea che il mio comportamento da psicopatico ti abbia messo nella condizione di non sentirti a tuo agio nel dirmi con chi ti vedessi.-
Tornò a guardarmi e mi parve di sentire un piccolo tremore nella sua voce quando mi chiese: -Avevi paura di una mia reazione?-
Mi portai una mano alla fronte. Dio, in che casino mi trovavo.
-No, Louis, non è quello.-
Non feci in tempo a finire il mio discorso che non avrebbe comunque avuto un minimo di senso, perché Chantal e Sarah aprirono di scatto la porta della mia camera. Mi asciugai in fretta le lacrime senza farmi vedere e mi voltai verso di loro per vedere cosa volessero.
-Louis- cantilenarono contemporaneamente salendo sul letto e iniziando a saltare -giochi con noi?-
-CHANTAL, SARAh!- la voce di Harry tuonò per il corridoio e il ricciolo entrò a grandi falcate nella mia stanza -Venite qui! Vi avevo detto di non entrare.- e così dicendo acciuffò Chantal per la maglietta e se la caricò tra le braccia mentre lei cercava di liberarsi. Guardai frettolosamente Louis e lui mi fece un cenno di assenso, come a darmi conferma di lasciar perdere l'argomento per continuare il discorso durante la notte.
-Tranquillo, Harry.- disse Louis sorridendo e prendendo in braccio Sarha -Io e Desi stavamo proprio pensando di venirvi a dare un po' fastidio.- e così dicendo iniziò a fare il solletico alla mia sorellina, che iniziò a ridere come una forsennata.
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Your Help ║Louis Tomlinson [𝐈𝐍 𝐑𝐄𝐕𝐈𝐒𝐈𝐎𝐍𝐄]
أدب الهواة"-Vieni qui.- disse dopo qualche secondo, con lo stesso tono autorevole che avrebbe usato con una delle piccole, piantando il suo sguardo sul mio. Rimasi immobile respirando piano. - Desi, hai già fatto vacillare abbastanza la mia pazienza. Vieni fo...