Capitolo 40

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Sbuffai e infreddolita dal primo vento di settembre mi infilai la giacca di jeans che frettolosamente avevo recuperato prima di uscire di casa. Infilai il cellulare nella tasca interna, aspettando che vibrasse per la notifica di un nuovo messaggio e intanto mi incamminai verso la scuola.

Non avevo voglia di prendere l'autobus, volevo solo camminare per allentare la tensione della sera prima e di quella mattinata infernale. Non mi capacitavo del fatto che non riuscivo mai a trovare un equilibrio con i ragazzi. Sapevo di sbagliare e di essere una stronza del cazzo, ma davvero non mi potevo trattenere quando mi facevano sentire una bambina capricciosa. Cosa che, in realtà, ero, e questo mi faceva incazzare ancor di più.

La verità era che i ragazzi, soprattutto Louis, Zayn ed Harry, avevano sempre saputo tenermi bene in riga ma, dal canto mio, avevo sempre cercato di ribellarmi. Faceva parte del mio carattere e ormai loro ne erano perfettamente consapevoli, tanto che, come quella mattina, ogni tanto me la facevano anche spuntare. Per poi farmene pentire qualche ora dopo ovviamente.

Il cellulare vibrò finalmente nella mia giacca. "Ci vediamo lí" recitava il messaggio che mi era appena arrivato.

Me ne sarei pentita? Sì.
L'avrei fatto comunque pur sapendo le conseguenze? Assolutamente sì.

***

Varcai la soglia della sala da ballo e lì seduto per terra c'era Jason ad aspettarmi.

Non appena sentì il rumore dei miei passi alzò lo sguardo e finalmente riconobbi dai suoi occhi il ragazzo che avevo conosciuto al Cask Corner. Quello con il sorriso dolce, non curante della perfezione che aleggiava sul suo volto, con i capelli disordinati e una felpa nera gigante nella quale sparire per un abbraccio.

Mi sorrise e si alzò da terra, venendomi incontro.

-Desi.- sussurrò e mi avvolse tra le sue braccia. A malapena arrivavo al suo petto e chiusi gli occhi ricordandomi la sensazione stupenda che avevo sentito mentre ballavo con lui. Sembravano essere passate due ere geologiche e non pochi giorni.

-Sai tutto? Non sono stato io, lo sai, vero?- mi sussurró all'orecchio.

Sorrisi sulla sua spalla. Ovvio che non era stato lui, non c'era bisogno di dire nient'altro. Annuii. Rimanemmo il silenzio ancora per qualche secondo, abbracciati.

-Ti hanno accompagnata?- mi chiese, sempre sottovoce.

Scossi la testa, rimanendo appoggiata al suo petto. Lo sentii sospirare.

-Desi, non voglio che tu vada in giro da sola in questi giorni. E Tomlinson dovrebbe essere del mio stesso parere.-

Mi venne quasi da ridere a pensare che Louis e Jason potessero essere "dello stesso parere" su qualcosa.

Mi staccai e lo guardai negli occhi. Sembrava sinceramente preoccupato.

-Hai paura per quell'Evans?-

Il suo silenzio era d'assenso.

-Ma figurati, Jason. Ti sembro il tipo di persona che si fa intimidire da un gruppetto di sfigati?-

Lui alzò gli occhi al cielo, contrariato che nemmeno io fossi preoccupata per quei ragazzi che avevano sollevato lo striscione nel palazzetto.

-Rilassati.- continuai. Mi guardò e sorrise.

Era tutto così semplice con lui. Era chiaro che ci fosse una tensione sottesa, parole non dette, questioni difficili, ma non mi sentivo sotto pressione. Non avrei mai voluto fare un paragone mentale, ma il mio cervello non era così perbenista come avrei voluto e mi venne automatico pensare al fatto che Louis fosse la mia luna, affascinante nella sua freddezza, costantemente sulle montagne russe, up and down nelle emozioni. Jason era diventato in pochissimo tempo il mio sole, un punto fermo nella confusione più totale. Dentro di me era come se avessi sviluppato un bisogno di entrambi, ma era impossibile razionalizzare un pensiero del genere e, soprattutto, poterlo esprimere a parole.

Your Help ║Louis Tomlinson [𝐈𝐍 𝐑𝐄𝐕𝐈𝐒𝐈𝐎𝐍𝐄]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora