-Sabato quindi?-
Mi passai velocemente una mano tra i capelli. Avevo i coglioni girati pari ad un quantitativo superiore al fabbisogno giornaliero, ma stavo cercando comunque di tenere a bada il nervosismo giusto per parlare civilmente con Jason. Quella mattina indossava un paio di pantaloni neri Adidas, una maglietta a maniche corte bianca e la solita bandana nera a tenergli indietro i capelli.
-Sabato.- annuii. Cercai il suo sguardo e trovai due occhi verdi, leggermente velati di quella che mi parve tristezza.
Sospirai e bloccai le dita intorno alle gambe, aspettando che dicesse qualcos'altro. Non disse niente, quindi il silenzio piombò di nuovo nella sala da ballo. Eravamo seduti lì da un'ora ormai e nessuno dei due si era ancora cambiato per iniziare a provare passo a due. Sentivo la testa girare dalla sera prima, di cui avevo davvero pochi e vaghi ricordi su come fosse andata a finire. Sicuramente a letto non ci ero arrivata sulle mie gambe, ma non avevo avuto tempo di approfondire l'argomento perché, appena sveglia, avevo salutato tutti di fretta e furia per non arrivare tardi a lezione. Lezione che, comunque, non stava avendo luogo.
Guardai di nuovo il volto di Jason. Mi sembrava piuttosto combattuto tra una serie di emozioni contrastanti, ma, scoprii, non avevo così tanta voglia di provare a capire. Seduta lì per terra con lui, in totale silenzio, stavo ripensando ormai da tre quarti d'ora alle circostanze che ci avevano portato a conoscerci. E non erano state, di fatto, le migliori.
-Jason.- mi trovai a dire -Che cosa hai detto all'orecchio di Louis quel giorno durante la partita?-
Jason alzò fulmineamente gli occhi sui miei abbandonando quella bolla di malinconia in cui si era chiuso non appena ci eravamo scambiati l'abbraccio del buongiorno.
-Desi, a cosa stai pensando?-
Da che pulpito. Alzai gli occhi al cielo e constatai che una lacrima stava abbandonando il mio occhio sinistro senza permesso. La scacciai con una mano e scossi la testa.
-Niente, lascia stare.- decisi di rispondere, conscia di non aver motivo di voler sapere la risposta.
Sentivo la testa pesante per tutti i pensieri che mi stavano vorticando in testa e cercai di non far riempire gli occhi di lacrime fermando lo sguardo sul soffitto.
-Desi, parlami, per favore.-
Sentii Jason avvicinarsi e mettersi proprio davanti a me. Delicatamente mi sfiorò le mani ancora allacciate intorno alle gambe con le dita e, senza aspettare un permesso, se le prese nelle sue, stringendole forte.
-Desi, hai dei dubbi su di me?-
Finalmente riuscii a chiudere le palpebre senza aver paura che qualche lacrima scivolasse giù sul mio viso e abbassai lo sguardo sul suo. Dei dubbi?
Scossi la testa per dire no. -No, Jason, non è quello.-
-Cos'è allora?- Il suo viso si avvicinò ancor di più al mio.
Mi ritrassi leggermente e mi sentii estremamente stanca. Di fatto, sarebbe stato così semplice. Sarebbe bastato ritirare la domanda della gara, dire "Mi dispiace" alla Pichler e a Sophie e tirare un vaffanculo a Jason. Se era così semplice, tuttavia, ciò che mi bloccava era forse la difficoltà ad ammettere che non era quello che volevo. -Vorrei solo sapere per chi sto rischiando.- risposi.
Jason corrugò leggermente le sopracciglia e vidi nei suoi occhi la tristezza di prima.
-Desi, ti ho detto tutto di me, mi sono fottutamente aperto quel giorno dopo essere stati dalla Pichler.-
Mi corrucciai anche io. -E perché l'hai fatto, Jason? Ci eravamo visti letteralmente due volte. D'altronde, da quanto ne so, all'orecchio di Louis tu non hai esattamente manifestato interesse per la mia intelligenza, o sbaglio?-
STAI LEGGENDO
Your Help ║Louis Tomlinson [𝐈𝐍 𝐑𝐄𝐕𝐈𝐒𝐈𝐎𝐍𝐄]
Fanfiction"-Vieni qui.- disse dopo qualche secondo, con lo stesso tono autorevole che avrebbe usato con una delle piccole, piantando il suo sguardo sul mio. Rimasi immobile respirando piano. - Desi, hai già fatto vacillare abbastanza la mia pazienza. Vieni fo...