Capitolo 26

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Appoggiai la testa al vetro dell'autobus e chiusi gli occhi per qualche secondo, lasciando che le vibrazioni del motore si propagassero per tutto il corpo. Ero stanchissima.

Quella mattina il risveglio non era stato dei migliori dal momento che al mio fianco non c'era il sorriso di Louis a mettermi il buon umore e, per di più, una volta salita con Harry, Liam, Niall e Zayn a svegliare le bimbe, non lo avevo trovato in casa. Confidavo tutto in un bigliettino lasciato sul comodino nella mia camera, ma niente. Aveva lasciato solo tutto in ordine, compreso il letto rifatto con lenzuola e cuscino al loro posto. Mancava solo il suo borsone da allenamento. Il che, in realtà, mi sembrava strano, visto che Liam mi aveva confermato che per quella mattina non era programmato nessun incontro con la squadra.

Riaprii gli occhi e guardai le stradine di Doncaster sfrecciarmi davanti mentre aspettavo l'avviso della mia fermata. Avevo aspettato per tutto agosto il giorno in cui, finalmente, avrei rimesso piede nella mia amata Riley School of Dance a passo di danza, ma ero davvero esausta.

Le piccole, tra l'altro, dovevano essere state drogate per forza durante la notte, perché non sapevo come altro spiegarmi la loro iperattività mattutina. Luke e Cody erano riusciti a farmi saltare i nervi i primi cinque minuti della giornata e con loro anche Chantal che aveva deciso di doversi sporcare la faccia con i miei trucchi alle 9 di mattina senza ovviamente chiedermi il permesso. Tanti sospiri dopo, le avevo lasciate fare i compiti delle vacanze con Zayn e Niall ed ero scappata fuori di casa a rincorrere il tram con il borsone di danza in spalla.

L'unica nota positiva fino a quel momento era Lucy. Durante la colazione era stata tranquilla come al solito e aveva sfoggiato un sorrisone che non le avevo mai visto. Chissà cosa le aveva detto Louis. Dovevo assolutamente scoprirlo.

Il tram si fermò finalmente su mia richiesta e scesi abbassandomi gli occhiali da sole sul naso. Sorrisi guardando la mia scuola e, mentre procedevo per entrare, tornai con la mente ai primi ricordi che mi legavano a quell'edificio. Avevo tre anni quando iniziai a muovermi a passo di danza sul palco, il tutto con grande orgoglio di mio padre, che aveva tanto insistito con mia madre per procedere con l'iscrizione. Probabilmente, quell'acconsentimento era l'unica cosa che dovevo riconoscere a mia mamma.

Mi stavo piano piano svuotando di tutto il malumore accumulato durante gli ultimi giorni e iniziai a sorridere guardandomi nelle foto appese per i corridoi. Per lo più, mi ritraevano di fianco alle mie storiche insegnanti e, in qualche caso, anche con il mio vecchio gruppo di moderna. Durante gli anni avevo cercato di seguire più corsi possibili per avvicinarmi ad ogni disciplina della danza e i frutti si erano visti: tra gare, concorsi, spettacoli e audizioni avevo ricevuto fino ad allora tantissime richieste di trasferimento, ma ero così tanto legata a quella scuola che mai avrei potuto separarmene. Non che la mia situazione famigliare me lo permettesse, in ogni caso.

Iniziai a dirigermi verso il mio spogliatoio passando davanti a diverse sale dove già molti studenti si stavano scaldando per riprendere finalmente gli allenamenti dopo due mesi di inattività e vidi in fondo al corridoio la mia insegnante di neoclassica, Sophie, raggiante in un vestitino rosa pallido che le fasciava perfettamente il corpo. Conoscevo Sophie da quando avevo quattro anni e non si poteva dire che per me fosse stata come una seconda mamma, perché l'avevo sempre più considerata come una amica. Con lei avevo condiviso momenti bellissimi ed era tutto merito suo se avevo avuto l'occasione di poter partecipare a così tante audizioni. Appena mi vide mi corse incontro sorridendo e, portandomi le braccia al collo iniziò a tempestarmi di domande.

-Ciao tesoro! Allora? Come stai? Le bimbe? Louis? Ma sei dimagrita ancora?-

La abbracciai fortissimo rispondendo un "Bene!" complessivo che rispondesse a tutti i suoi quesiti e le chiesi di rimando come fossero andate le sue vacanze. Mi rispose che aveva passato due settimane da dio sulle spiagge di Palermo, la sua città d'origine. Non feci, infatti, fatica a notare il bel colore di pelle che aveva preso grazie alla miracolosa città italiana e notai anche alle sue orecchie un paio di nuovi pendenti di corallo rosso.

Your Help ║Louis Tomlinson [𝐈𝐍 𝐑𝐄𝐕𝐈𝐒𝐈𝐎𝐍𝐄]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora