Capitolo 8

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Bertholdt's Pov

Quando mi sono trasformato di nuovo nel Gigante Colossale, il timore di non riuscire ad aprire la breccia si è impossessato di me esattamente come cinque anni prima con le mura di Shiganshina. Avevo solo dieci anni all'epoca. Alla fine però, come quella volta, ero riuscito a farcela. 

Per fortuna, portato a termine il mio compito, ero uscito dal corpo del gigante senza essere notato da nessuno e mi ero inserito senza destare sospetti tra le file dei miei compagni di corso. Reiner mi aveva guardato con gravità e mi aveva dato una pacca sulla spalla. Come se servisse a qualcosa. 

Per colpa mia erano morte di nuovo centinaia di persone, ma la cosa mi lasciava stranamente indifferente. 

Era come se avessi fatto solo un brutto sogno. Sapevo di aver fatto cessare molte altre vite, ma non volevo crederlo fino in fondo. Era come se qualcun' altro me lo avesse riferito e io avessi cacciato la notizia dentro di me, come se non fosse stata una cosa di mia competenza.

Dovevo fare così se volevo mantenere la mente lucida e fredda per pensare, non dovevo provare emozioni violente e improvvise che avrebbero destato sospetti.

Insieme ai cadetti, io, Reiner e Annie avevamo cercato di fermare il flusso di giganti che entrava senza sosta nel distretto, e, dopo essere rimasti quasi completamente a corto di gas, eravamo sfrecciati sotto la guida di Jean verso la roccaforte che custodiva il gas compresso. Molti compagni erano morti durante la nostra avanzata.

Ci eravamo riforniti e avevamo eliminato i giganti di classi più piccole che erano riusciti a entrare nella base grazie a un piano di Armin. 

Quel ragazzo era molto sveglio e mi aveva sempre messo addosso un po' di inquietudine. Quando mi si avvicinava stavo sempre più all'erta del solito, come se riuscisse a sospettare dei miei poteri nascosti solo vedendomi camminare.

E poi, dopo cinque anni di ricerche infruttuose, avevamo trovato la Coordinata: Eren Jeager nel corpo di un gigante classe quindici metri. 

Lo avevamo portato dai nostri superiori e ci era stato imposto di non raccontare a nessun altro l'accaduto. Reiner e io volevamo prenderlo subito, ma sarebbe rimasto sotto la custodia dei superiori e molto probabilmente avrebbe dovuto superare un processo. La probabilità che venisse messo a morte era alta e, anche se sarebbe stato molto difficile ucciderlo, non dovevamo permetterlo. Purtroppo però, l'unica cosa che potevamo fare era aspettare e sperare che lo assolvessero. 

-Non abbiamo nemmeno avuto la possibilità di parlarne!- 

Chiusi gli occhi amareggiato. 

Marco Bodt aveva ascoltato una conversazione tra me e Reiner sui nostri ruoli di Titani. Rainer era subito saltato alla conclusione che avesse capito tutto il nostro piano e aveva costretto Annie a togliergli il 3DGM. E poi... lo avevamo lasciato al suo destino. 

Riuscivo a vedere distintamente nella mia mente ancora il suo sguardo implorante, le sue lacrime e a sentire le sue grida prima che un gigante ne mangiasse la metà. Era morto tra atroci sofferenze senza nemmeno comprenderne il perché. 

Quando era stato divorato, Reiner aveva avuto un'altro dei suoi crolli psichici ed era entrato in modalità soldato, notando solo in quel momento il cadavere di Bodt.

Provavo solo rimorso ora. Marco non aveva capito un accidente. Ed era morto "per sicurezza", per salvaguardare il nostro piano. 

Mi sentivo un verme. Non che non lo fossi. Avevo condannato a morte due interi distretti per un ordine superiore. Ma era una cosa che doveva essere fatta, in un modo o nell'altro. 

Armored Heart |Bertholdt X Reader|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora