Capitolo 24

447 31 9
                                    

T/N's Pov

Ero seduta in un angolo di una stanza. Ogni fibra del mio corpo era scosso da convulsioni violente e non riuscivo più a fermarmi. 

Le lacrime mi bagnavano le guance, i capelli, la maglietta, la giacca e le mani. 

Tutta la mia Squadra, quelli che consideravo i più forti di tutti, quelli di cui ero certa che sarebbero sopravvissuti erano morti. Uccisi da quel gigante femmina. 

Le lacrime mi oscurarono la vista per l'ennesima volta e singhiozzai più forte. 

Non avrei mai più sentito Gunther ridere ad ogni mia battuta, Eld non mi avrebbe più dato dei buffetti sulla guancia, non avrei più sfidato Auruo in nessuna disciplina e Petra non mi avrebbe abbracciato mai più. 

Petra.

L'immagine del suo viso dolce si formò nella mia mente e dalla mia gola uscì un gridolino strozzato. 

Non ero riuscita nemmeno a chiedere scusa direttamente ad ognuno di loro e non avrei avuto mai più l'occasione di farlo. Il rimorso mi attanagliava nella sua morsa ferrea, senza lasciarmi via di scampo. 

Dopo che eravamo rientrati all'interno delle mura, molti cittadini ci avevano fatto delle domande sulla nostra spedizione. Mentre piangevo ero riuscita a vedere il padre di Petra chiedere direttamente a Levi notizie di sua figlia. Non avevo visto altro, perché poi avevo volutamente rivolto la testa da un'altra parte. 

Poi eravamo arrivati in un nostro quartier generale all'interno delle mura e io mi ero fiondata nella stanza che mi era stata assegnata senza rivolgere la parola a nessuno. E naturalmente nessuno mi aveva fermata. Non mi ero nemmeno tolta il 3DGM e mi ero fiondata in quell'angolo.

Erano morti tutti, uno dopo l'altro. E io non avevo potuto fare niente per aiutarli. Non ne avevo avuto la possibilità.

Mi abbracciai singhiozzando violentemente e lasciandomi andare completamente. 

-Scusatemi, scusatemi!- gridai soffocando la mia voce già tremante a causa dei singhiozzi sulle mia ginocchia. I capelli si appiccicarono sulle mie guance, bagnandosi ancora di più, ma non mi importava. 

Non mi importava più nulla ormai. Le mie certezze erano crollate. Tre anni prima avevo riposto la mia fiducia sulle persone sbagliate. Mi ero illusa pensando che fossero invincibili, immortali, immuni a qualunque tipo di male. 

E ora che finalmente vedevo la verità chiara davanti ai miei occhi mi sentivo trascinare giù, sempre più giù. 

Io avrei dovuto essere con loro. Avrei dovuto combattere al loro fianco fino alla fine, avrei dovuto morire insieme a loro.

Quasi non mi accorsi che la porta della mia camera si era aperta e che qualcuno era entrato senza il mio permesso.

Non mi presi nemmeno il disturbo di alzare la testa e di scoprire chi fosse. Non dissi niente. Non ne avevo la forza. 

La persona chiuse la porta e si avvicinò verso di me. Mi si inginocchiò davanti e rimase ferma e muta, come una statua. Riuscivo a sentire il suo respiro sulla mia pelle.

-Vattene- la pregai sussurrando, chiunque essa fosse.

Ma lei non si mosse di un centimetro. 

-Vattene!- esclamai a voce più alta decidendomi ad alzare lo sguardo. 

Mi ritrovai a pochi centimetri dal mio volto la faccia di Bertholdt. Era preoccupato e affranto. Aveva uno sguardo stanco, come se avesse portato un peso troppo grande per lui. Con questa espressione sembrava invecchiato.

Armored Heart |Bertholdt X Reader|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora