Capitolo 39

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ATTENZIONE: SPOILER DELLA QUARTA STAGIONE 

Due mesi dopo.

Bertholdt's Pov

Shiganshina. Dove tutto era iniziato. La sovrastavo dall'alto delle mura, come la prima volta, riuscivo a vederla nella sua interezza. Uno zoccolo di cavallo ammaccato e scalfito, abbandonato alla ruggine e all'usura del tempo, ecco cosa mi sembrava quel distretto. Il maniscalco lo aveva tolto dal suo cavallo perché ormai era troppo rovinato, dava fastidio al piede del fiero animale, lo faceva zoppicare. Qual'è la fine di uno zoccolo usurato? A volte si usa per giocare. Altre volte immagino che si fonda, per farne di nuovi. Altre ancora si mette sopra alle porte delle case, per mandare via gli spiriti maligni e portare fortuna alle famiglie che dimorano lì. Quale ironia. 

Può un nido di morte e distruzione offrire pace e speranza? La natura aveva trionfato anche qui, in questo cimitero senza tombe. Sembrava un piccolo paradiso terrestre. Gli alberi erano cresciuti dentro alle case, l'erba aveva dissestato le strade; qualche animale spuntava fuori ogni tanto, inconsapevole del fatto che la terra che stava calpestando era stata concimata da cadaveri.

Ma perché sarebbe mai dovuto importare loro, del resto? La vita degli animali è costellata dalla morte. Devono uccidere, per sopravvivere. Il piccolo del cuculo nasce in un nido non suo e per poter andarsene finge di essere uno degli altri piccoli di un'altra specie. Li lascia morire di fame rubando tutto il cibo e quando cresce depone il suo uovo nel nido di un altro uccello, continuando all'infinito la sua scia di morte. Siamo noi esseri umani che ormai non siamo più abituati a dialogare con la morte. È un male: quando arriva il nostro momento siamo del tutto impreparati. 

Pensando al cuculo, mi tornò in mente un episodio della prima infanzia. Non so quale collegamento ci potesse essere tra le due immagini, ma il ricordo si formò distintamente davanti a me, mentre guardavo il distretto.

Io e i miei genitori eravamo andati dal panettiere, a far compere. Eravamo in fila, una fila lunghissima, e stavamo aspettando il nostro turno. Ricordo che faceva molto caldo, il sudore mi appiccicava la camicia alla pelle e piano piano il suo odore pungente si espandeva nell'aria, togliendoci il fiato. Il volto della mamma era diventato orribile, grottesco. Anche se non portava un filo di trucco, che non era permesso in effetti, sembrava che una colata di mascara le stesse scendendo dagli occhi, un mascara marroncino e grigiognolo. Era tutta la sporcizia che le si era accumulata in faccia che colava inesorabilmente verso il mento a causa del sudore, la sporcizia veniva tolta da altra sporcizia. Appena uscimmo dal panettiere, due soldati di Marley la trascinarono via da noi e iniziarono a picchiarla. Non so perché lo fecero. Forse perché la sua faccia era diventata tanto brutta da guardare che non potevano sopportarlo. Quando finirono l'avevano ammazzata di botte. Sulla sua brutta faccia insieme al sudore e alla polvere si era aggiunto anche il sangue. Era diventata orribile e io non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso per quello, per la sua bruttezza. 

Non appena tornai a casa, la prima cosa che feci fu lavarmi la faccia. Strofinai, strofinai e strofinai il sapone sulle mie guance, fino a che queste non si arrossarono e il dolore mi implorò di fermarmi, fino a quando il sapone non entrò nei mei occhi e mi accecò per qualche attimo. Mi sciacquai e mi guardai allo specchio, e vidi che il mio viso era ancora più brutto di quello di mia madre. 

Ebbi tanta, tanta paura, allora. Quando la pelle si rimarginò e tornò come prima e mi accertai di non avere più nulla fuori posto, solo allora riuscii finalmente a piangere. Avevo imparato che ai soldati di Marley piacevano le persone pulite. Mia madre era morta e io ero diventato più saggio. Non uscii più di casa senza essermi lavato la faccia. 

I miei vecchi compagni stavano per arrivare, e noi eravamo pronti. Dopo due mesi di attesa, Zeke ci aveva raggiunto, il nostro piano era infallibile. La giornata era bellissima e loro avrebbero conosciuto di nuovo la morte. Andava bene così. 

Armored Heart |Bertholdt X Reader|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora