•Capitolo 17•

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~•Sky•~

É stato difficile controllarmi.
Molto. Forse troppo.
Ma era ciò a cui puntavo.
Tattica infallibile.
Ignora e sarai cercata.
Più volte il mio sguardo voleva schiodarsi, e sollevarsi per incrociare quelle iridi che stasera ho avuto l'onore di incrociare di nuovo, per venire avvolta dalla sua nube di mistero e lussuria.
Ma sono riuscita a mantenere il sangue freddo, e la mia maschera gelida.

Mi sembrava che avessimo fatto passi da giganti, e poi tornavamo indietro come un gioco dell'oca, in cui le pedine marciavano e poi retrocedevano.

Non posso ammetterlo a lui, che il suo regalo mi ha lasciato attonita.
L'ho osservato sulla scrivania per una settimana. Mi chiamava come a dire: aprimi.
E alla fine almeno a quello ho ceduto.
Nella scatola c'era un profumo che non conoscevo e allegato un bigliettino con un nastro oro -Ho girato mille negozi, e nessuno aveva questa fragranza. Poi sono entrato in una boutique come una femminuccia, e ho scoperto che lì componevano i profumi. Succulenta come una ciliegia, inebriante come il gelsomino. Buon natale, Dea.-

Dea?!? Ho lasciato correre quel soprannome che mi ha fatto palpitare, e ancor di più le sue parole. Ho sentito le guance tirarmi la pelle e senza rendermene conto stavo sorridendo come una bambina, tingendomi di rosso.
Mi aspettavo il mio perizoma sporco, e invece no. Mi ha piacevolmente sorpresa.
E abbandonata l'ascia di guerra, ho deciso comunque di farlo patire, come stasera.
Sapevo dove era diretto, sotto le mie domande insistenti ad un Adam che mi aveva detto,
"Sky, seriamente...Jackson? Perché diamine lui? Tra tutti gli uomini tu t'interessi a lui. Vuoi finire come nostra madre? Scopata e abbandonata?"
E queste sue parole seppur piene di affetto fraterno, mi hanno annientata, e rimescolato il sangue nelle vene.

"So decidere da me, Adam. Non finirò come nostra madre, e comunque non sono interessata sotto quel punto di vista, se é ciò che ti preoccupa. Amo dargli il tormento."
L'ho visto sbuffare e arrendersi a dirmi scocciato il nome del locale, e dentro di me ho saltellato di vittoria.
Non ho mentito, se non per il fatto che Jackson mi interessa sotto ogni punto di vista.
Ma la delusione non mi é sparita, e quando ho detto a Caroline di voler andare in questo locale, non stava più nella pelle.

Devo ammettere che se non avesse ritardato di un'ora, avrei evitato quello scontro che stava per bruciare l'albero, me compresa.
Il suo corpo, risentirlo. Il suo respiro bollente.
Dio, Jackson, sei un demonio per me.
E alla fine ho visto arrivare trafelata la mia salvatrice, per fare un'uscita di scena degna di nota o di me, lasciandolo come un cucciolo ferito.

Purtroppo la serata é solo all'inizio.
«É da urlo questo posto.» Esulta come una quindicenne svampita, Caroline, e mi tocca annuire per renderla felice.
Sorseggio svogliatamente un Martini rosso, e quasi non rischio di farlo andare di traverso, nel notare sopra l'orlo del vetro, Jackson rientrare affiancato da una bionda siliconata.
Ah...ma allora ha una passione sfrenata per le bionde senza materia grigia.
In realtà non so se sia siliconata o naturale, ma la odio a prescindere.
Il motivo? Non mi è dato dirlo, e non me lo pongo neanche a me stessa, anche se le mie viscere si attorcigliano come cavi elettrici.
Si é la morsa della gelosia, mista alla delusione.

Eppure le sue iridi paludi, fuori non mentivano.
Le ho sentite brandire il mio corpo, che si infiammava per lui. Le pulsioni che si sono elevate, ma ho soppresso.

Trangugio come un'alcolizzata il bicchiere, e lo sbatto sul bancone nero con un tonfo cristallizzato, richiedendone un altro con voce impastata dall'alcol.
Parlo al barista, ma i miei occhi sono concentrati sulla scenetta pietosa.
Le sue dita lunghe e forti, che cingono i fianchi esili di lei, cesellati in un vestito fucsia indecente.
Barcolla su i tacchi a spillo, e dimena il suo bel culo, sulla patta dei jeans del demonio Thomson.

•Death Silent•      1 Vol. Serie "Fight without rules" Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora