•Capitolo 58•

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/Jackson\

Passeggio con la mente in una valle spensierata.
Kyle mi chiama a gran voce. Mi sta sgridando.
Ha due rughette che si formano tra le sopracciglia scure e folte e lo sguardo minaccioso, segno che é furioso.

"Che ti avevo detto, Jason? Mai arrendersi. Combattere per ciò in cui si crede."

"Non ho avuto scelta." Lo sussurro più a me stesso che a lui. Avverto il tocco dei suoi palmi callosi, segno di tanti allenamenti, numerose vittorie.
Mi prende per le spalle, e mi scuote come a farmi rinsavire.
Il suo sguardo si tramuta. Diviene più dolce.
La connessione che abbiamo tra noi, é così potente, da farmi crollare.
Fatti dello stesso sangue, della stessa pasta, con due caratteri così diversi.
Dimmi il segreto, Kyle. Rivelamelo.

"Si ha sempre una scelta. Le scorciatoie esistono per non doversi fermare ad un bivio dove dall'altra parte vi é un ostacolo." Spiega dolcemente la sua lezione di vita.

"Trova la strada..."

«Jackson.» La luce mi acceca, eppure sono quasi certo che ho avevo gli occhi aperti.
Le tempie pulsano, un dolore continuo che mi fa storcere i tratti delle labbra arse.

«Jackson.» Ancora il mio nome. Di nuovo. Lo so, Kyle. Ora ho capito. Smettila di nominarmi.

Una mano calda si posa sul mio dorso. Lo avverto fresco. Inerme. Abbandonato sopra qualcosa di morbido, e le dita cercano di muoversi, sfiorando un tessuto.
«Jackson.» Ora il mio nome arriva più chiaro e morbido al mio udito.
Le palpebre impiegano un'infinita quantità di tempo, per sollevarsi.
Mi appaiono puntini neri che volteggiano, come uno sciame di moscerini, in mezzo al bianco che mi circonda.
La luce al neon mi acceca, e sbatto ripetute volte le ciglia prima di voltarmi leggermente con il volto, e trovare quello di Adam.

Colui che mi guarda con un misto di preoccupazione, che si trasforma in gioia pura, nel vedermi rivolgergli un sorriso sbilenco.
«Hey.» La voce mi esce in un suono cupo e racchiuso, che tende al fioco.

«Bro', cazzo. Mi hai fatto cacare in mano.» E vorrei ridere di cuore al suo tono disperato, ma il dolore sopra il fianco, mi fa stringere i denti.

«Sono in ospedale? Per quanto tempo?» Pongo delle domande, e forse neanche coniugo i verbi. Ho la salivazione azzerata. Un bisogno di bere che mi fa seccare la lingua.

Lo noto strapazzarsi i capelli con le dita, e scuotere la testa.
«Hai dormito per due giorni, a fasi alterne, ma non connettevi.» Rivela opaco, poggiando anche l'altra mano sul suo dorso, quasi a creare un castello di mani.

Due giorni. Poteva andarmi peggio.

«Sky.» Il mio pensiero dirotta verso la mia dolce Dea. Mi figuro il suo viso stupendo, e il resto non conta più. Muovo appena il braccio, ma un rumore ferreo che oscilla, mi fa alzare gli occhi e scoprire che ho una flebo attaccata.

«Non le ho detto nulla, tranquillo. Piuttosto te devi dirmi tutto. E vedi di essere sincero, Jackson.» Mi avverte serio in volto, e so che qualcosa dovrò pur rivelargli, ma il resto se vorrà sarà Sky a farlo. Non posso confidare segreti che sto custodendo.

«Vorrei bere, prima.» Rivelo asciutto, e lo noto acconsentire, per allungarsi appena e aprirmi una bottiglietta che mi poggia sulle labbra, dove accolgo come una benedizione il sorso di acqua fresca.

Ingoio la bile, prima di porre una domanda.
«Conosci un certo Dean?» Metto a fuoco il volto del mio amico, che corruga la fronte frastornato. Anche solo nominare quel nome, mi fa salire un conato.

•Death Silent•      1 Vol. Serie "Fight without rules" Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora