•Capitolo 30•

12.5K 544 134
                                    


~•Sky•~

Una scena di noi due, quando ancora giocavamo al gatto e il topo, sfocia tra i pensieri, per non dover più accusare il peso del mio riflesso sconsolato che le luci dei lampioni, proiettano sul finestrino posteriore della macchina.
Era la sua seconda battaglia. Quella a cui non dovevo assistere, ma ci ero finita pur non volendo.

Le sue mani forti, callose e virili, avvolte dalle fasce nere.
Avrei voluto sentirle percorrere il mio corpo.
Sentire le fasce del tessuto, sfiorare i miei capezzoli, insieme alla ruvida consistenza delle sue falangi.
Potevo avere un orgasmo anche così.
Anche solo a figurarlo nella mente.
Al pensiero di essere sollevata per le natiche, e venir sbattuta contro tutti gli armadietti degli spogliatoi, ferendomi la schiena, per spingersi dentro di me. Brutale. Disumano. Violento.

Il ricordo dei suoi muscoli forti e tonici, tesi allo spasimo. Quella pelle ambrata ricoperta da goccioline di sudore, che lo imperlavano e colavano lungo la sua schiena ampia e i dorsali, mi riempie di languore, il palato arso.
Posso sentire sulla lingua quel sapore salino, che mi fa contrarre sublimemente.
Lo sforzo delle sue braccia, mentre sferzava i pugni al suo avversario senza volto, senza nome. Non perché non lo si vedesse, ma perché io vedevo solo Death Silent.
La folla lo acclamava. Io lo bramavo. Accaldata da tutta quella magnificenza e possanza.

Il solo minimo pensiero, che molti mesi prima  mi aveva toccato con quelle stesse mani callose, bastava per farmi raggiungere un orgasmo, mentre lo vedevo combattere con furia ceca.
Precisione. Colpo. Affondava. Schivava. Faceva la finta. E riattaccava l'avversario che si scontrava con la schiena alle corde che sussultarono. Si aggrappò forte, in cerca di sostegno. Il viso inabissato verso il pavimento verde, che rivestiva il ring. Ma lo vedeva da sotto le ciglia, con le palpebre mezze socchiuse e provate.
E io vedevo Death Silent, prendere forza, e aiutarlo a staccarsi dall'arena, trainandolo verso di se, per colpirlo nuovamente. Senza scrupoli.
Lui non si ferma mai. Le nostre preghiere se le divora, e le risputa come se lo disgustassero.

-Fermati, ti prego-
Il mio era un sussurro caldo, che cedeva sotto i suoi tocchi perfetti e maestrali.

-Non pregarmi, almeno che non sia quando lo deciderò io. E arriverà quel giorno, Sky, che mi pregherai di fotterti, e io non mi tirerò indietro, a nessun...colpo-
E lo avvertii quel colpo, che con le sue parole mi aveva messo K.O, privandomi delle sue dita ruvide e squadrate che mi accarezzavano il profilo del seno, dandomi la schiena ampia e sparire oltre la porta. Stremata al muro. Stremata come l'avversario che batteva il palmo, in chiaro segno di resa.
Ma io non potevo dichiarare la mia. Lui mi avrebbe preso il cuore, lo avrebbe strappato tra quelle mani fasciate dalle bende, e io sarei tornata la Sky fragile.
Quella che veniva usata dal suo patrigno. Che non poteva ribellarsi.

Socchiusi gli occhi, esalando un respiro smorzato, e sentii dei corpi spostarmi dal mio posto fedele, sulle panchine degli spalti.
Erano in delirio. Si muovevano come dei ballerini, acclamando la vittoria di Jackson.
Il suo braccio steso verso l'alto con il pugno chiuso.
Il volto coperto da un passamontagna. Ma i suoi occhi smeraldo li avrei riconosciuti tra mille.
Sono un bosco in fiamme, io corro al riparo dentro quel bosco fittizio. Ma le fiamme mi avvolgono, e mi bruciano.
Proprio nel momento che i suoi smeraldi burrascosi, incrociarono i miei azzurri.
Notai un sorriso increspargli le labbra carnose. Quelle che non mi ha concesso di baciare.
Ma non era un sorriso felice. Era un sorriso soddisfatto. Compiaciuto.
Uno di quelli che mi dicevano in un sussurro roco: Finirai esattamente come il miserabile di stasera. Stesa. Sotto di me. Ansimante. Nuda. Implorante.

E allora non sapevo se spaventarmi o eccitarmi.
Ma una cosa la sapevo. Afferrai la mia tracolla, e mi districai tra la folla, per scomparire da quegli occhi che mi seguivano, e mi spogliavano. E tremavo. Perché loro vedevano e forse tutt'ora  oltre la mia pelle diafana. Scorticavano la gabbia toracica, dove risiedeva il mio cuore.

•Death Silent•      1 Vol. Serie "Fight without rules" Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora