~•Sky•~
Mi figuro ogni tuo ricordo,
E per non cadere cerco un punto d'appoggio.
Qualcosa dove non rovinare,
Per stare in bilico e non franare.
Ma mi rendo conto che non c'è soluzione,
E mi rimane solo la devastazione.Scrivo. Scrivo tutto ciò che mi passa per la testa. La penna solca più e più volte ogni singola lettera, quasi a forare i fogli bianchi.
Perché?
Perché mi hai lasciata?
Che ne é stato di noi, Jackson?
Di me? Del passato che ti ho donato, sperando tu ne facessi tesoro.
Delle tue promesse.
Del nostro fare l'amore, perché non era sesso, Jackson. Non lo é mai stato neanche a Virginia Beach.É quasi un mese che non lo vedo.
Un mese che mi dilanio.
Mi ha trucidata. Mi ha mitragliata.
Mi ha fatto morire della sua morte silenziosa.
Ho provato a cercarlo. Andare a casa sua.
Contattato Adam. Tyler. Duncan.
Ma di Jackson neanche più l'ombra.
Il cellulare irreperibile.
Troppe chiamate. Troppi messaggi.
Il suo, solo uno.Da Jackson.
-Ciao, Sky. Probabilmente dopo questo messaggio mi odierai...mi odio io stesso.
Sappi che non mi pento di niente. Non ho rimorsi e rimpianti di ciò che é stato. Perché é stato, e il passato non torna. Nel presente non posso includerti. In un futuro é quasi impensabile.
Tu non meriti uno come me. Tu meriti di più. Solita frase trita e ritrita, lo so bene.
Non ho scuse in stiva, e forse non le avrò mai.
Forse capirai. Magari non ora, ma capirai che per ciò a cui tengo, io non mi arrendo.
Dea, tu sei più del cielo e la dannazione.
Tu sei il mio tormento, la mia tormenta.Lo leggo. Sempre. Con le iridi sporche di lacrime. Con il bulbo che frizza.
Lo so a memoria, perché ogni volta che leggo la prima riga il resto é uno schizzo appannato.
Righe nere dove non c'è nessun testo.
E cosa vuol dire? Che spiegazione é?
Ma non risponderà mai al telefono.
Io lo so.
Gwen non sa dove sia. Ha solo detto che é partito per un lavoro e pensava ne fossi a conoscenza.
Bern non l'ha più visto in officina.
Adam é deluso, e mi aveva avvertito di non innamorarmi del suo migliore amico, per non arrivare a volerlo strangolare.
Tyler é in pensiero.
Duncan non si spiega il comportamento.
E io...io penso che mi é rimasta solo Azul.Dean non mi ha punita. Il che mi ha lasciata basita. Forse non erano così importanti quei clienti.
Ma non riesco a fingere.
Io ho bisogno di lui.
Di stringerlo, invece di stringere la sua maglia che ha lasciato a casa mia.
Ho chiesto a Kyle.
Sono folle. Sono una donna innamorata della morte. Del silenzio. Di tutto ciò che di più dannoso ci sia.
Ho pianto sulla tomba di suo fratello.
Non giudicarmi Kyle.
Non lo fare.
Ma senza di lui, io non so più chi sono.
Una donna ferita. Derubata. Abusata.
Con luí mi sentivo amata./Jackson\
Si pensa sempre che sia facile allontanarsi da qualcuno, da qualcosa.
In realtà non è così semplice.
Credevo che fare la Boxe facesse già di me un lottatore.
La verità è che ogni giorno, ognuno di noi combatte contro e per, i motivi più disparati.Sto soffrendo mortalmente. Ogni giorno sono sempre più ansioso. Soffoco il dolore lacerante e la rabbia repressa, dentro litri di alcol che riempiono lo stomaco ma non il vuoto all'anima.
Come stai, Sky, senza la mia bufera?
Stai bene?
Soffri la mia mancanza?
E Adam, lui? Mi ricorderà che sono un cazzone.
Violet? Mia madre?
Che essere immondo posso essere?!
Non ho chiamato nessuno da ben due mesi.
Mi sono allontanato. Preso tempo per pensare.
E ancora non so niente di questo pezzo di merda.Fisso la casa dove ho passato tutta la mia infanzia e l'adolescenza in un misto di tristezza, flagellazione e gioia.
Le mani infossate nelle tasche del jeans, nel guardare il giardinetto.
L'altalena cigola sotto la potenza del vento, che smuove i miei riccioli.
Il gancio oscilla. Quello dove un tempo era agganciato il sacco, dove Kyle si allenava.
Lo rivedo. È lì. Il sacco torna avanti e indietro esattamente come il sellino arrugginito dell'altalena."Non lasciare mai che la paura, ti sommerga. Mostrale che sei più forte, che non hai timore. Guardala in faccia e sfidala." Me lo sta dicendo, come quel giorno che mi posizionò davanti al sacco.
Mi infilò i suoi guanti, portandosi dietro di me.
Aiutava a canalizzare respiro e pensieri.
Mi aiutava nella posizione, a come alzare e sferrare i colpi ancora troppo acerbi.
E sono maturato solo su i ganci e destri, perché al di fuori io non sono rimasto acerbo, non sono maturato, sono divenuto marcio, Kyle.La lacrima che è scivolata lungo il viso, si è essiccata come ricordo.
Come posso dare la colpa alla mia Dea? Mio padre sapevo fosse una feccia, ma non sapevo quanto potesse essersi spinto oltre.
Ci tieni Dio a punirmi?
Perché avevo imparato a non uccidermi più per la morte di, Kyle. Imparato che il destino non lo comandiamo noi.
Invece ora le mie colpe sono ben più gravi. Non posso sfuggire. Non c'è via di fuga, capro espiatorio che tenga.
Il mio sangue è per metà suo. Dell'uomo che abusava della donna che amo.
Cazzo!
Lo devo urlare. Dentro di me lo fa già da tanto.
E dirla non sarà mai importante quanto guardarla e trasmettergliela.So che non ne sapeva nulla. Lo so bene.
Non si sarebbe avvicinata mai a me, sapendo che era mio padre, dopo ciò che ha passato.
Avrebbe potuto farlo per vendetta, ma nei suoi occhi sinceri non ho mai visto aleggiare spietato rancore.
Ora forse, potrei leggerci l'immensa delusione.
Mi ha rivelato tutto del suo mondo.
Mi ha aperto il suo cuore malandato come il mio.
Ha stravolto il mio di mondo.
Tutte le convinzioni. Certezze.
E ora sono di nuovo crollato in quel baratro, da solo.Inspiro a pieni polmoni, avvicinandomi verso la struttura in ferro, dell'altalena con un groppo in gola e il cuore in tumulto.
Le dita ballano timorose, mentre carezzo il ferro freddo come mi sento io.
Non so più dove sbattere la testa, per trovare il modo di sbrogliare la situazione.
Poggio la fronte contro e chiudo le palpebre, accettando il vento che mi entra sotto il giubbotto in pelle.
Finché una vibrazione non mi rianima e sfilo controvoglia il telefono dalla tasca.
Ho bloccato tutti i numeri, quindi non so chi possa essere.Sembra che la luminosità del display mi accechi le iridi, e riesco a scorgere il nome -Sconosciuto- che lampeggia fiero.
Il pensiero che potrebbe essere Sky o i miei amici mi fa tendere tutti i nervi, ancor più di quanto non lo siano di già.
Ma comunque decido di far scorrere il pollice, e accettare la misteriosa chiamata.L'orecchio pare una canna fumaria, quando sento la voce dell'interlocutore.
-Jason, che piacere sentirti. Temevo avessi cambiato numero. La povera, Sky ha fatto tante di quelle chiamate che ormai si è arresa.-
A sentire il nome della mia Dea, un ringhio raggelante mi raschia le corde vocali.
-Non la devi nominare. Non devi azzardarti a chiamarmi come faceva mio fratello. Cosa vuoi? Dove posso trovarti per finirti?-
Sono fuori di me. La mano sul ferro si stringe, quasi a volerlo stritolare quanto vorrei fare con il suo collo, ma solo le nocche divengono biancastre.
Una risata beffarda giunge al mio udito, e le mie iridi sono torbide di ira.-Dritto al punto. Avete il solito carattere. Dovrai andare verso Detroit. Troverai una centrale elettrica abbandonata pochi chilometri più avanti. Ti manderò la postazione da un numero che non potrai richiamare o comunque rintracciare. Buon viaggio...Jason-
Non riesco neanche a rispondere poiché la chiamata si interrompe, lasciandomi ascoltare un Bip che perfora i timpani.
Non riesco a essere lucido. So solo che devo dirigermi a Detroit.
Avrò parecchie ore di macchina.Scaravento il cellulare sull'erba ormai incolta.
Il cartello -Vendesi- che si fa beffa di me attaccato al bandone del garage.
Le mani si serrano in due pugni, talmente forti da sentire le vene schizzare fuori, e il mio gancio fende l'aria, dove un tempo c'era il sacco di, Kyle.
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•Death Silent• 1 Vol. Serie "Fight without rules"
ChickLitC'è chi combatte per vincere. C'è chi combatte per vivere. E poi ci sono io. Death Silent. Che combatto per giustizia. Jackson Thomson potrebbe essere un normale ragazzo di ventitré anni. Già...potrebbe. Ma lui vuole flagellarsi. Vuole crocifig...