/Jackson\Adam sta iniziando ad essermi più tollerabile, il che è strano per me. Da quando ho aggiustato il catorcio di sua sorella, non passa giorno che non mi ringrazi, come se avessi fatto un miracolo.
Forse mi ringrazia perché ho preferito dire a Bern che era una mia vecchia automobile che ho aggiustato, in conclusione ho preferito non chiedere soldi.
Mi rendo conto di essere stato sgarbato, ma non posso fingere di essere un Jackson che non esiste più.
È morto su quel ponte, e questo che è rinato è solo un involucro avvolto in un cellofan.La sera mi confondo tra corpi pieni, dall'anima vuota.
Spero sempre di cercare emozioni. Le rincorro come linfa vitale, ma resta sempre un senso di inappagamento che mi logora e mi spezza.
Cerco diversivi in una vita che tira avanti per inerzia.
Mi destreggio tra i drink, qualche battuta maliziosa, e a fine serata c'è sempre un corpo caldo pronto ad accogliere la mia voglia impellente di fottere e scordare.
Voglio dimenticare, ma non avviene mai. Non accade niente. Tutto torna a galla, e io annego di nuovo nel dolore pungente. Nel ricordo del mio eroe.
Mi mostro forte, per farmi scudo di una debolezza che purtroppo esiste. È radicata in me.Faccio spesso confusione sulla persona che realmente sono, e su quella che faccio apparire, tanto da non distinguere più le due estremità.
voi mi chiedete chi sono...io rispondo: sono ciò che vedete.
Ma voi realmente non guardate, poiché siamo esseri complessi, dotati di mille sfumature, dove se ne cogli una le altre restano celate.
Potrei dirvi chi sono, ma voi mi credereste?
É facile descriverci con le parole, ma non sono mai la verità nitida.
Io non mi mostro, non dimostro, non chiedo e non mi comprendo.
Non tentate di trovare qualcosa che non esiste, perché sapete quale frase ogni mattina mi ripeto, mentre vedo il mio riflesso?!
"Chi sei?" Perché neanche io mi guardo dentro, perché se lo facessi, saprei che poi mi perdo.
E preferisco perdermi nei mille corpi che si gettano addosso, prendendosi le mie colpe ad ogni affondo.Chiudo la porta di casa con un tonfo.
Sembrava che avessi scampato i mostri del giorno, per rifugiarmi nel silenzio.
Ma sento dei bisbiglii melensi, provenire dal fondo del salone.
Avanzo lento e pragmatico verso quella direzione, e ciò che mi si para davanti mi urta il sistema nervoso, già difettato di per sè.
La riconosco subito.
La sorella di Adam.
Che cazzo ci fa lei qui? Precisamente accanto a mia sorella?
Con i capelli rossi rilegati in una coda morbida, che le scende sulla spalla sinistra, mentre é china a colorare con Violet su un foglio.
E sento una strana morsa allo stomaco, nel fermare il mio sguardo su quest'ultima.
Un lieve e dolce sorriso stende i tratti di quelle labbra piccole e sottili, rendendo le sue guance più piene.
E vorrei essere io al posto di questa, di cui non mi ricordo il nome. Ma nella mia testa ne ha uno preciso.
Non amo dare soprannomi. Li trovo noiosi. Urtanti. Insignificanti proprio come lei.
Eppure mi va. Mi va di affibbiargliene uno. Perché non ho altro da fare, se non farla arrossire di una gradazione sopra il colore dei suoi capelli fuoco.
Leí che di focoso non ha niente.
Andiamo...la sto vedendo, e non vorrei sul serio. Eppure le mie iridi verdi si sono rivolte da sole su di lei, che solo ora mi accorgo ha alzato la testa, e un timido sorriso affiora sulle labbra nude e carnose.
Saluto mia sorella, che come sempre sembra avere dell'ovatta nelle orecchie, e continua a colorare con il pastello verde.«Ciao.» Accenna a bassa voce, la rossa. Sembra che sia un pettirosso che sta esalando il suo ultimo respiro, giunto alle porte del paradiso, davanti al signore mistico.
Innalzo un sopracciglio scuro, con noncuranza, e allo stesso modo afferro da dietro il collo la maglietta sudata e sporca di grasso nero, sfilandomela in un unico gesto.
L'appallottolo per gettarla sul divano, e mi sembra di sentire un lieve sussulto sbocciare da quelle labbra.
Infatti con la coda dell'occhio, la noto mordersi quello inferiore più pieno del superiore.
Non farti illusioni Dea alata. Non spiegherai le ali sulla mia aquila reale.
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•Death Silent• 1 Vol. Serie "Fight without rules"
ChickLitC'è chi combatte per vincere. C'è chi combatte per vivere. E poi ci sono io. Death Silent. Che combatto per giustizia. Jackson Thomson potrebbe essere un normale ragazzo di ventitré anni. Già...potrebbe. Ma lui vuole flagellarsi. Vuole crocifig...