•Capitolo 24•

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/Jackson\

Voce del verbo Mancare.
Inutile cercarlo sul dizionario.
Inutile coniugarlo.
La sento in modo prepotente la sua di mancanza.
Non è come la mancanza lacerante e trapanante di Kyle.
Non è come la mancanza sofferente della voce di Violet.
È più un dolore solitario, che fa scomparire il sorriso, che lei prima portava con le sue battute sempre taglienti.

Sono passati due mesi e poco più.
Due in cui ha smesso di venire a casa e incontra Violet solo all'istituto.
Tante volte l'ho vista da lontano, seduta sulle sedie di plastica colorate e piccole, con tutti i bambini intorno. Il suo abbracciare Violet e chiudere le palpebre, persa nel piacere del loro abbraccio.
Spesso mi sono fermato sotto casa sua con il pick-up. Anche due ore posteggiato davanti al divieto di sosta, a fissare la finestra di camera sua. Aspettavo che la luce accesa e calda di quel piccolo spazio profumato di ciliegia e gelsomino, fatto di lei, si spegnesse e mi permettesse di andare a letto.

Ma non l'ho mai avvicinata. Ho capito che non vuole più avere a che fare con me.
Ho fatto il possibile per farmi detestare, e purtroppo per me, per fortuna per Adam e Sky, ci sono riuscito con quelle parole.
Il solo vederla baciare un altro, mi ha scoccato una freccia dritta al petto, lasciandomi vuoto.
E il non sapere perché mi annienta.
Ma non voglio venire meno alla promessa fatta.
Reclamo il suo corpo, ma non voglio il suo cuore, e ancor meno non concedo il mio.

Anche oggi che vorrei averla qui con me. Anche se non lo sa, avrei esigenza di sentirla sdrammatizzare questa solitudine dilaniante, che mi disarma e mi vegeta, con il culo sopra il sedile di tessuto e le dita strette attorno al volante.
Oggi è esattamente un anno.
Un anno in cui ho perso quella parte di cuore, e proprio per questo nessuno riuscirà a rimettere un pezzo.
Forse è meglio che io sia solo. Che non abbia portato nessuno all'interno del mio oblio.
Ancor di più non aver portato lei, che è e rimarrà ignara di tutto.

I chilometri sfrecciano sotto le ruote che filano lisce sull'asfalto piombo.
L'inverno ha lasciato spazio all'arrivo di una primavera, ancora non piena.
Gli alberi si stanno rianimando di verde brillante.
I raggi del sole si fanno più caldi sotto queste temperature ventilate.
Ma per me non c'è niente che risorge. Che riaffiora. Che rinasce. Sono un terreno arido, buono solo ad accogliere erbacce, rami secchi e sterpaglia per accogliere un fuoco.

Penso che se adesso lei sarebbe ad occupare il posto sul sedile vuoto del passeggero, mi tormenterebbe con la voglia di cheesburger, anche di un Autogrill scadente.
Mi farebbe la ramanzina sul perché io stia ascoltando gli Oasis, sulla stessa canzone che va in loop.
Ma mi interrogherebbe anche sul perché io abbia varcato il cartello del Wisconsin, e i miei occhi siano segnati di nuovo da occhiaie violacee per aver guidato tutta la notte e metà giorno, per arrivare lì.
E probabilmente sarebbe stata brava ad estorcere informazioni personali.

Scaccio via i pensieri che mi fasciano la testa, su Sky, e mi concentro sulla strada, dove scalo la marcia in prossimità di un incrocio.
Sono vicino al cimitero.
Il ricordo di quando eravamo tutti radunati lì, è una crepa sul cuore, e questa lacrima mi permetto di lasciarla fuoriuscire dalla rima cigliare che spinge.
Si sgomita tra quelle piccole ciglia, per dirottare crudele sul mio volto ispido di ricrescita.

Cade come una perla di pioggia sul jeans.
Le dita stanno per cedere sul cuoio, dove avrò formato un solco con i polpastrelli.
Il piccolo portachiavi a forma di guantone rosso, sullo specchietto retrovisore, oscilla ad ogni dosso, curva, che prendo.
"Avvolgi bene le fasce, e fletti un po' sulle gambe. Sei un tronco. Hai mai invitato una ragazza a ballare?"
Rido di cuore a quel ricordo, mentre la mia bocca a quell'epoca era corrucciata in una smorfia offesa.
Diciassette anni ed ero ancora vergine. Non perché le ragazze mi mancassero, ma perché aspettavo il grande amore.
Aspettavo una che non si avvicinasse a me, per arrivare a Kyle, il sexy lottatore.
Ma non sono mai stato invidioso.
Erano loro che si gettavano, e lui le rifiutava da bravo fratello, additandole come "spennatrici abili di uccelli."

•Death Silent•      1 Vol. Serie "Fight without rules" Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora