•Capitolo 54•

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/Jackson\

Non è mai semplice fare delle scelte.
Io, proprio, che scelte per me stesso ne ho fatte poche.
L'unica era di poter giustiziare la morte di Kyle, brillando alla nazionali, dove avrebbe dovuto partecipare la settimana dopo.
Quanta euforia aveva. Ne parlava entusiasta.
Le iridi più profonde delle mie, brillavano come stelle, di eccitazione.
Trepida attesa. Allenamenti estenuanti.
Il suo carisma. Il suo non arrendersi mai.

Mancano tre mesi alle nazionali.
Potrei e dovrei allenarmi.
Ma a che servirebbe? Due settimane fa ho già preso una decisione.
Potevo pensare tutto. Tranne la realtà nuda e cruda che avevo ascoltato.
Avrei voluto allora, lì, essere un sordo.
Non sentire niente. Neanche il cuore cessare e il respiro farmi agonizzare.

Ci sono temporali a cui non hai riparo.
Lei, sicuramente è tra questi.
Mentivo anche quando affermavo, di non aver bisogno di nessuno.
Io ho bisogno di lei.
Lei, non ha bisogno delle mie macerie.
È stata come un temporale, lo stesso che sarò io per lei, con la mia assenza.
Cerca un riparo, Sky.

2 settimane fa.

«So che forse, non vuoi festeggiare. Ma compi ventitré anni, quindi...auguri.» Vidi la figura della mia Dea, apparire oltre la soglia con addosso una sottoveste bianca. Eterea proprio come lei, e una torta piena di panna con una candelina dove la fiammella oscillava, tenuta tra le mani.
Ero ancora steso sul letto a pensare e rimuginare su i ricordi, con meno dolore.
Avevo accettato che chi veglia da lassù vuole solo vederti felice.
Fare dei ricordi brutti, solo ricordi belli.

Scivolai in su con la schiena, per poggiare la schiena contro il muro, mentre avanzava con la torta.
Un sorriso incurvato, si aprì in uno vero, e i suoi occhi trovarono i miei.
«Perché non dovrei volerlo? Sai che la torta non era necessaria.» Ribattei malizioso, poiché la frase dopo sarebbe stata come la fiamma della candelina, che avrebbe acceso la mia sensuale Dea.

«Posa la torta, Sky, e vieni qui. Devo scartare il mio regalo.» Aggiunsi risoluto e con tono vibrante, notando la torta tremare tra le sue mani, e poggiarla sul comò intarsiato.
Si voltò lentamente, con le guance porpora, ma era un finto imbarazzo.
Le sue iridi erano delle stesso colore di un cielo quando vuole tramutarsi in tempesta furiosa.

Mi sarei potuto alzare, e lo stavo per fare.
Finché capì le sue intenzioni.
Si fermò ai piedi del letto, iniziando ad ancheggiare sensualmente, solo per il gusto di vedere il mio cazzo ergersi fiero, poiché ero completamente nudo.
Le mie iridi fottute dal suo corpo.
Le sue dal mio addome contratto e scolpito.
Le gambe toniche leggermente divaricate.
E lì, oh sì, Dea. Puntalo proprio lì il tuo sguardo conturbante.

Percorse con le mani i fianchi, e sempre più su, mantenendo lo sguardo nel mio.
Arrivò con le dita, ad accarezzare una spallina della sottoveste, per prenderla tra il pollice e l'indice, giocandoci prima di tirarla dolcemente giù.

Lo sguardo lussurioso che mi dedicò, portò il mio cuore e il corpo a palpitare.
E così anche l'altra spallina volò giù, mostrandomi i seni sodi che fuoriuscirono.
Un sospiro fendé il silenzio della camera in penombra, mentre tirava più giù la sottoveste,
oltre il ventre piatto.
Il piccolo ombelico, e scalciarlo arrivato ai piedi.

Il respiro si mozzò in gola, nel vederla nuda e gloriosa come una Venere, salire sul letto e i palmi freschi scorrere sulle mie gambe toniche.
Il desiderio che non potevo più contenere, scaturì come ad aver paura che un domani non sarebbe più stata sotto le mie mani.
Quelle che le cesellarono i fianchi, per posizionare le sue labbra glabre sulla mia cappella tesa.
Le iridi vivide di voglia paralizzante, mentre un gemito rauco graffiò le mie corde vocali, nel captare il suo ansimo dolce e fottutamente seducente nel sentirmi duro sotto di lei.

•Death Silent•      1 Vol. Serie "Fight without rules" Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora