/Jackson\
Sono rimasto da Sky, come mi aveva chiesto.
Oltretutto eravamo tornati verso le due di notte, e non mi sembrava consono rimettermi in viaggio.
Ero troppo scosso e da una parte anche sollevato, di essermi tolto un peso, confidandole il dolore che mi rendeva prigioniero di me stesso.Nonostante tutto, non abbiamo fuso i nostri corpi, preferendo rimanere abbracciati per l'intera notte.
Come se ciò che le avessi confidato, fosse stato un dono prezioso, di cui voleva prendersi cura.
Uno che non si sarebbe scordata, lavandolo via con una scopata.
E ancor di più, io non sentivo l'esigenza.
Io mi sentivo ancora colpevole, contro tutto.Scendo le scale, strofinandomi le dita tra i riccioli ancora umidi di doccia, e appena arrivo in cucina, vedo una Sky frenetica, infilare del cibo rilegato nella pellicola trasparente, dentro un cesto di vimini.
Le sue iridi brillanti e contente, da prima piantate sull'ultimo tramezzino, che ripone all'interno, si sollevano docili e folgoranti verso le mie paludi.
Un sorriso genuino che irradia più del sole, che filtra dolcemente da oltre la tendina ad uncinetto della finestra, si stende su quelle labbra polpose.
Quelle che si morde il secondo dopo, facendomi azionare L'Aquila con un sobbalzo delizioso.«È tutto pronto.» Annuncia esile, come se non avessi notato il suo da farsi, troppo concentrata ad ammirare il mio petto glabro, che vorrebbe sentire il tocco delle sue dita affusolate.
Innalzo fiero un angolo delle labbra, annuendo compiaciuto mentre mi avvicino alla mia bella Dea.
Il profumo del cibo nei contenitori, si mischia al suo di dannazione, ed è questo che mi fa formicolare le papille gustative.
La noto rimanere piantata sul posto, come una bellissima statua, che si imporpora sulle guance.«Facciamo un picnic?» Le domando intrigante, affiancandomi maggiormente, per sentirla emettere un,
«Hmm hmm» Che mi manda nei pazzi.
Poiché quel verso rievoca i suoi ansimi perversi ma anche delicati, che mi hanno infettato il cervello.Il bisogno primordiale di sentirmi ancora affondare in quella grotta umida.
In quel giardino mistico.
Un Adamo ed Eva, che si offrono al peccato di cibarsi.«Mi porti nel tuo posto segreto?» Intenso le pongo, quanto il gesto di spostarle una ciocca sfuggita dalla crocchia, dietro la cartilagine del suo orecchio, che subito si ricopre di pelle d'oca.
E amo l'effetto che le faccio.
Che leí mi causa.
Il suo socchiudere le palpebre.
Il suo sospiro gonfiarle i seni stretti in un abito che potrei aprirle, tirando solo il fiocco sul fianco, e sbatterla di nuovo su ogni superficie più o meno dura, amando il modo in cui le sue labbra si spalancano e fanno sbocciare gemiti.Si volta lenta come una pantera, verso il mio corpo eccitato da quello sguardo ammaliante, che mi divora, e mi lascio incantare.
Reprimo un grugnito, quando le sue unghie scivolano sugli avvallamenti del mio petto, che vibra per lei.
Le avverto percorrere sempre più giù, dove sono già teso e pulsante, ingordo di vederla piegarsi e inghiottire il mio cazzo.«Sky...» Fila lento il suo nome, dalle mie labbra che non riescono a dire niente, se non ad invocare lei.
La mía divinità. Succube di quell'innocenza finta, acqua e sapone.E lo sa bene. Poiché la sua risatina bassa e calda, mi aziona e in un secondo i miei palmi si pressano su i suoi fianchi, stringendole i lembi del vestito per sollevarli nei pugni delle mani.
«Jackson.» Si strozzati con il mio nome, mia Dea alata.
«Che cosa? Devi dire qualcosa?» La provocó con voce rauca ed esaurita dalla voglia di sentirla scoppiare sotto le mie dita, che abili e avide, scostano la stoffa già madida della brasiliana in raso, portando nebbia nel mio cervello.
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•Death Silent• 1 Vol. Serie "Fight without rules"
ChickLitC'è chi combatte per vincere. C'è chi combatte per vivere. E poi ci sono io. Death Silent. Che combatto per giustizia. Jackson Thomson potrebbe essere un normale ragazzo di ventitré anni. Già...potrebbe. Ma lui vuole flagellarsi. Vuole crocifig...