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Pensieri Simone
Emma oggi non è venuta a scuola credo abbia ancora la febbre. Non sto per niente ascoltando la lezione. Quella di fisica continua a spiegare Delle formule incomprensibili e domani abbiamo anche compito. Francesca sta alla lavagna per provare a fare gli esercizi spiegati.
“ l'hai sentita?” Lorenzo richiama l'attenzione.
“no. Non ho il suo numero. Ieri l'ho lasciata sotto casa sua. ”
“a casa sua eh!”
“non è come pensi. Non è successo niente. Ho solo fatto ciò che le avevo proposto. ”
“conoscendo lei avevo immaginato che non sarebbe successo nulla. Ma tu? Non hai neanche tentato ?”
“scusa non eri tu quello che mi aveva detto di non combinare danni ”
“si. Ma siccome ti conosco so che non molli la presa”
“se avrei provato mi avrebbe tirato un ceffone. ”
“da quando ti preoccupi se ti menano o meno?” ride. Alzo le spalle non saprei nemmeno che rispondere. Pochi minuti dopo Manuela passa a buttare la carta e appoggia un biglietto sul mio quaderno. La guardo. Lo apro.
« so che muori dalla voglia di vederla o sentirla. Questo il suo numero. Non dirle che te lo dato io altrimenti mi ammazza.» ridacchio. Lorenzo mi fissa.
“hai intenzione di chiamarla?”
“ho intenzione di farmi gli affari miei”
“Simone te lo voglio ricordare, lei non è le altre. ”
“lo so. È la ventesima volta che me lo dici. So benissimo ciò che mi ripeti. Ma sai che io sono un sexysimbol...”
“ è ti bruci seriamente se continui a insistere sul fatto che le conquisti tutte. Non giocare con il fuoco perché poi potresti pentirtene.” dice. Sbuffo un po'.

...

Una volta fuori da scuola decido di mandarle un messaggio. Lorenzo non è d'accordo. Non vuole che io la prenda in giro. Ma io al momento vorrei solo sapere come sta. Poi magari non lo so, quando sono stato con lei ieri è uscito un lato di me che conosce solo la mia famiglia.
«ciao sono Simone. Non chiedetemi come ho il tuo numero perché non te lo dico. Volevo sapere come stai?» la risposta non tarda ad arrivare.
«ciao. Non mi spreco nemmeno perché già immagino chi sia stato. Ho la febbre alta. E stanotte ho anche vomitato. Oggi pomeriggio verrà il medico. »
« vuoi che passo a casa tua? Hai bisogno dei compiti? »
«Simone ci stai ancora provando?»
«No. Volevo solamente essere gentile con te adesso. Ma se non ti serve nulla. Ok.»
“ d'accordo. Senti stasera i miei non ci sono. Passa a portarmi i compiti. P.s. non farti veramente strane idee»
«non sono tipo che se l'è fa. Dopotutto hai detto anche tu che non vuoi averci a che fare come!»
« esatto. Lo faccio solo perché oggi sto veramente a pezzi»
«ti porto il gelato. Vedrai che starai meglio» invio l'ultimo messaggio noto che visualizza e non risponde. Decido di tornare a casa.

....

La sera

Pensieri Emma.

Non mi reggo davvero in piedi. Sono buttata sul divano con i brividi di freddo. Mi sono presa l'influenza e neanche è iniziata la scuola. Porta miseria!
Simone mi ha scritto che sarebbe stato qui a momenti. Ma ancora non è arrivato. Non so cosa sta succedendo tra di noi, è da ieri che ci penso, le sue carezze in macchina mi hanno fatta sentire un po' protetta da quella febbre che mi stava facendo barcollare. Non so perché si sia interessanti a me. Forse gli piaccio. Forse no. Forse sta giocando.
Non so niente. Sono solamente confusa.
Il campanello suona e mi alzo. Apro il portone di casa e lo vedo in tutto il suo splendore.
“ciao" dico. Mi lascia un bacio sulla guancia ed entra dentro. Ha una busta tra le mani.
“hai portato davvero il gelato?” chiedo come se fossi una bambina adesso. Mi guarda sorridendo.
“no. In realtà ho fatto io una torta”
“mi vuoi avvelenare?” scoppia a ridere.
“no. So cucinare. È una torta al cioccolato. Penso ti possa piacere” mi dice. Si accomoda sul divano e prendo nelle mani la torta. Appoggio sul tavolo.
“i tuoi?” mi chiede. So che fa strano far entrare uno che conosco da poco a casa mia. Ma visto che non posso uscire l'unico modo è questo.
“sono usciti per cena. Torneranno tardi”
“che hai?” mi raggiunge. Si appoggia sulla porta.
“influenza. ”
“quindi neanche domani vieni?”
“ che c'è ti manco?”
“no chiedevo”
“hai tante gallette intorno. Vedi che non ti devi interessare di me. ”
“in questo momento invece mi interessa di te”
“adesso? Poi mi vorrai portare a letto ed è finita li”
“ancora con questa storia Emma.”
“Simone non dire che non è vero. ”
“non ho mai negato che mi piacerebbe venire a letto con te. L'ho detto anche ieri in macchina, ma mi sto comportando da amico.” taglio la torta.
“Un amico non mi guarda come mi guardi tu. ”
“cioé?” chiede passandosi la mano sul ciuffo biondo.
“come uno che vuole baciarmi e scoparmi” alza gli occhi al cielo. Assaggio quella fetta di torta.
“ è buonissima” dico con la bocca piena. Lui ride. Si avvicina.
“sei una bambina davvero. ”
“un pochino. ” rispondo. Continua a guardarmi.
“ti ho portato i compiti” interrompe il silenzio e il contatto con i suoi occhi. Va in salotto e porta il quaderno. “Emma” i miei occhi si incrociano di nuovo con i suoi. “posso chiederti una cosa?” annuisco. La sua mano si appoggia sul mio fianco.
“mi aiuteresti in latino. ?”
“vuoi davvero il mio aiuto?”
“si. Ho preso a mia madre che quest'anno mi sarei diplomato e non posso permettermi ancora di deluderla.” abbassa lo sguardo. Con le mie dita prendo il suo mento e sorrido.
“ farò questo sforzo”
“grazie” mi abbraccia forte come se avesse paura che io possa fuggire.

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