10.

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Chissà cosa deve fare oggi pomeriggio per non stare con me. Appoggio la matita con i pensieri in confusione non riesco nemmeno a studiare italiano. Questo ragazzo mi sta mandando in pappa il cervello, non sono pronta a tutto questo. Non voglio affezionarmi del tutto se poi lui non può realmente darmi ciò che voglio. Indietreggio la testa sistemandomi i capelli. Sono le cinque e lui non si fatto ancora sentire. Le mie amiche sono andate via prima. Abbiamo fatto matematica insieme perché da sole non riescono a fare un tubo.
“Emma c'è un ragazzo che ti cerca di sotto” mi dice mio padre entrando nella stanza. Scendo le scale del piano di casa di corsa e arrivo in giardino.
“Simo ma che ci fai qui?” mi butto su di lui e mi stringe.
“ho finito le cose importanti e sono passato a salutarti” sorrido.
“ma come hai detto che non ci saremo visti?” mi accarezza una guancia. Quella sensazione allo stomaco mi fa dimenticare tutte le domande che poco fa mi stavo ponendo. È riuscito a sorprendermi un altra volta. Pazzesco!
“dove sei stato?” chiedo.
“in un posto a fare una cosa!” mi risponde.
“sicuro?”
“Emma certo. Te lo già detto non ti prendendo in giro. ” risponde sincero, mi bacia la punta del naso. “ è lo so che difficile fidarsi di me davvero ma prova a farlo”
“sali?” scuote la testa. Dandomi l'ennesima sensazione strana. Lo guardo. Perché si comporta in due maniere diverse?
“mi aspetta mamma a casa. Sara mia sorella è fuori per un lavoro e non posso lasciala sola” mi risponde subito dopo.
“Ok va bene” dico abbassando lo sguardo. Sono in contrasto con le mie emozioni. Prima viene qua poi scappa di nuovo. Come posso provare a fidarmi di lui se ogni volta che mi sorprende l'attimo dopo mi dice che non può restare con me. “torno a studiare italiano. Ci vediamo domani a scuola” mi allontano. La mia freddezza viene subito percepita da lui che mi tira per un braccio.
“Emma aspetta..” mi tiro indietro. Scontrosa gli rispondo.
“no Simo non aspetto. Hai altre cose da fare; davvero non c'é bisogno che mi corri dietro. Ci vediamo domani a scuola. ” Scappo via. Mi sento una cretina. Una scema che inizia sempre a credere in qualcosa che muore sul punto di nascere. Entro in casa. Mio padre mi guarda.
“ è solo un amico a cui avevo dato ripetizioni di latino. Nulla di che” mi affrettò a dire prima che dica qualcosa
“non ti avevo chiesto nulla”
“i tuoi occhi curiosi si. Ti ho dato una spiegazione valida. ”
“ti piace quel ragazzo bambina mia. ” come cavolo fa ogni volta? Come riesce a capire che cosa mi passa per la testa? Davvero si nota così tanto che Simone mi piace.
“papà per favore! Quel ragazzo è solo un amico. Tra noi non ci sarà mai nulla, lui non è uno che vuole Delle storie serie. ” rispondo nervosa. So benissimo che quello che dico è la verità. Simone non potrà mai darmi ciò che voglio ovvero una storia seria. Lui non è pronto per queste cose!
“ è da cosa lo deduci? Dal fatto che come tutti ragazzi si diverte con tutte le ragazze?”  sbarro gli occhi. Ma davvero riesce ad arrivare a queste conclusioni affrettate senza che io debba dire qualcosa?
“si papà. Non posso fidarmi di uno che oggi sta con me domani chi lo sa” mi siedo sul divano e lui si avvicina. Mi accarezza un ginocchio.
“Emma, amore tu hai paura di stare male come lo sei stata con quel tizio di Malta. E io ti capisco sei mia figlia e odio vederti in quel modo ma non tutti rapporti vanno male. Se non imparerai ad amare veramente o solamente a fidarti Delle persone non andrai da nessuna parte.” mi dice. Scuoto la testa non capendo dove vuole andare a parare. Manco lo conosce è già stato dalla sua parte? Gli uomini!
“ma tu da che parte stai scusa? Questo è venuto qua per dirmi che aveva altri impegni che non poteva stare con me e tu lo difendi” dico nervosa. Non capendo perché si sta comportando così. Dovrebbe stare al mio fianco e invece....
“dalla tua parte. ” risponde
“ è allora..." dico mi blocca.
“Emma  - mi guarda - quel ragazzo poco fa era in un bar che faceva un colloquio di lavoro” sputa in faccia questa realtà. Ma cosa vuol dire? Lui lavoro? Ma se deve ancora diplomarsi. Cosa vuol dire che aveva un colloquio di lavoro. Non mi ha detto nulla!
“papà ma dove lo hai visto? Sei sicuro che fosse lui?"
“al bar sotto zia Betty. Ero passato per prendere il camice nuovo che mi aveva finito di sistemare. È sono sicuro che era lui perché mi ha guardato in faccia.”
“forse ti sei sbagliato” dico cercando una spiegazione plausibile a questo incontro.
“no. Era lui ne sono sicuro" mi dice
“ma sta in classe con me papà”
“ho capito amore. Ma magari gli serve quel lavoro. ” salgo le scale e mi butto sul letto. Inizio a piangere. Perché non me lo ha detto? Si vergogna di me?



“come è andata a mamma? Ti hanno preso?” appoggio tutto sulla mensola mi avvicino baciandola sulla guancia. Mi inchino meglio e le prendo le mani.
“si. Mi hanno preso. Non so come dividerò gli orari tra scuola e lavoro mamma. Credo di fare solo il ppomeriggio. Ti prometto che pagheremo questo intervento e tutte le terapie giuste per farti tornare a camminare ”
“Simone non voglio che ti carichi sempre dei miei problemi. Dovresti pensare anche un po' a te. Hai vent'anni”
“sei più importante tu di me”
“Ed Emma?" Sbarro gli occhi. Non le avevo detto niente di lei. Come fa a saperlo. Quando poi la guardo capisco chi sia stata.
“te la detto Sara vero? ” chiedo ricordandomi della nostra conversazione quella notte.
“si. E sono veramente contenta che stai cercando di mettere la testa a posto. Simo non puoi sempre pensare solo a me. Questa ragazza ti fa bene?’ mi chiede. Mi accarezza le guance. Chiudo gli occhi. Non potrei vivere minimamente senza di lei.
“Si, mi fa stare bene. Abbiamo discusso poco fa. Non le ho detto niente di papà, dell'incidente, di te. Del fatto che ora ho trovato lavoro. ”
“perché non glielo hai detto simo?”
“mamma ci conosciamo da poco tempo. E poi la cosa è fresca”
“non ti sto dicendo che devi raccontargli vita morte e miracoli ma potresti almeno spiegarle perché poi non vi potete vedere. Guarda che poi noi donne ci facciamo le paranoie e...” la blocco ridendo.
“e lo so è un casino. Ci mettete anni per perdonarci. Le parlerò”
“fallo. Sono sicura che capirà. ”
“giulia?”
“ è andata via per pranzo torna stasera per portarmi a fare un giro. Perché non ne approfitti per chiamare Emma. Magari state qua a vedere un film. Guarda che a me non disturba”
“ci penserò. Grazie mamma”
Giulia è la ragazza che rimane con mamma quando io e Sara stiamo via. Sia per scuola io e lei all'università. Oggi è partita per un lavoro tornerà domani. Mi lavo le mani e mangio con mia madre. Prendo il telefono dopo aver fatto i piatti e portato mamma in camera a riposare.
Compongo il numero di Emma è provo a chiamarla.
“Pronto?” ma che stava piangendo.
“Emma che succede? Piangi?”
“eh? No no” sento che tira su il naso. Cerco di crederle anche se mi viene difficile.
“Senti visto che non mi sembra giusto lasciarti all'oscuro di una cosa. Ti va se stasera stiamo insieme a casa mia?”
“a Ca'...sa tua? Da soli?” balbetta. Ridacchiò perché non se la aspettava questa proposta.
“oh si! Mamma esce con un amica e io non voglio stare da solo.”
“potevi chiamare i tuoi amici!”
“no. Io volevo stare con te. Però se non ti va non importa Emma” sento che cade in silenzio. Borbotta non so che cosa.
“emma” la richiamo.
“ehm, scusa simo ci sono. Si comunque sto con te stasera. Mi vieni a prendere tu?”
“certo se no come arrivi qui?” iniziamo a ridere insieme. Sento il cuore esplodermi.
“giusto. Ci vediamo tra poche ore allora” mi manda un bacio. È sembra che quell'alone di tristezza che avevo prima per averci discusso è completamente sparito.

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