Non abbastanza estinti

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CITTÀ DI CENERE - cap.1 "La freccia di Valentine"

«Sei ancora arrabbiato?»
Alec, appoggiato alla parete dell'ascensore, lanciò uno sguardo truce a Jace attraverso lo spazio angusto. «Non sono arrabbiato.»
«Oh, sì che lo sei, invece.» Jace fece un gesto accusatorio al fratellastro e gridò, il braccio percorso da una fitta. Ogni parte del suo corpo era dolorante, dopo la botta che aveva preso quel pomeriggio per un volo di tre piani concluso sfondando del legno marcio e atterrando su un mucchio di ferraglia. Gli facevano male perfino le falangi delle dita contuse. Alec, che solo di recente aveva abbandonato le stampelle che aveva dovuto usare dopo uno scontro con Abbadon, non sembrava molto più in forma di Jace. Aveva gli abiti infangati e i capelli che ricadevano in ciocche unte, lisce e intrise di sudore. Un lungo taglio gli deturpava una guancia.
«Non è vero» disse attraverso i denti. «Solo perché avevi detto che i demoni draghi erano estinti...»
«Io avevo detto perlopiù estinti
Alec gli puntò un dito contro. «Perlopiù estinti» ripeté con voce tremante di rabbia «significa NON ABBASTANZA ESTINTI.»
«Capisco» disse Jace. «Vuol dire che farò cambiare la voce nel manuale di demonologia da "quasi estinti" a "non abbastanza estinti per Alec perché lui i mostri li preferisce davvero estinti". Questo ti farà felice?»
«Ragazzi, ragazzi» disse Isabelle, che era stata occupata a esaminarsi il viso nella parete a specchio dell'ascensore. «Non litigate.» Distolse lo
sguardo dallo specchio con un sorriso allegro. «D'accordo, c'è stata un po' più azione di quanto ci aspettassimo, ma io l'ho trovata uno sballo.» 
Alec la guardò e scosse la testa. «Ma come fai a non sporcarti mai di fango?»
La sorella scrollò le spalle con filosofia. «Ho il cuore puro. Respinge la sporcizia.»

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