Il ballo delle debuttanti

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CITTÀ DI VETRO - cap.18 "Ave atque vale"

«Dici sul serio, Simon? È proprio vero? È fantastico! È meraviglioso!» Isabelle prese la mano di suo fratello. «Alec, hai sentito che cosa ha detto Simon? Jace non è figlio di Valentine. Non lo è mai stato!»
«E allora di chi è figlio?» chiese Alec. Ma Simon aveva l'impressione che stesse ascoltando solo in parte. Sembrava cercare qualcuno con lo sguardo.
I suoi genitori erano poco distanti e li guardavano con aria accigliata.
Simon aveva temuto di dover spiegare tutta la storia anche a loro, invece gli avevano gentilmente concesso qualche minuto da solo con Isabelle e Alec.
«Chi se ne importa!» Isabelle gettò le braccia in alto, tutta contenta. Poi si rannuvolò. «In realtà, è una bella domanda. Chi era suo padre? Che fosse davvero Michael Wayland?»
Simon scosse la testa. «Stephen Herondale.»
«Quindi Jace è il nipote dell'Inquisitrice» osservò Alec. «Ecco perché l'ha...» Ma s'interruppe, fissando in lontananza.
«Ecco perché cosa?» lo spronò Isabelle. «Alec, non ti distrarre. O almeno dicci cosa stai cercando.»
«Non cosa» precisò Alec. «Chi. Magnus. Volevo chiedergli di essere mio compagno in battaglia. Ma non ho idea di dove sia. Tu l'hai visto?» chiese a Simon.
Simon scosse la testa. «Era sul podio con Clary, ma...» storse il collo per vedere meglio «ora non c'è più. Probabilmente è in giro tra la folla.»
«Davvero? Davvero vuoi chiedergli di essere tuo compagno in battaglia?» chiese Isabelle allibita. «È come un ballo delle debuttanti, questa storia, solo che qui ci si ammazza.»
«Appunto, proprio come in un ballo delle debuttanti» scherzò Simon.
«Forse chiederò a te di essere mio compagno in battaglia, Simon » annunciò Isabelle, inarcando delicatamente un sopracciglio.
Alec aggrottò la fronte. Come tutti gli Shadowhunters presenti nella stanza, era bardato di tutto punto, con la sua tenuta nera e una quantità di armi appese alla cintura. Aveva anche un arco sulla schiena, e Simon fu contento di vedere che aveva trovato un ricambio per quello spezzato da Sebastian. «Isabelle, tu non hai bisogno di nessun compagno, perché non combatti. Sei troppo giovane. E se solo ti frullasse l'idea, ti ammazzo io personalmente.» La testa di Alec scattò. «Un momento... quello è Magnus?»
Isabelle, seguendo il suo sguardo, ridacchiò. «Alec, quello è un lupo mannaro. Una femmina, per di più. Anzi, è... come si chiama, May?»
«Maia» la corresse Simon.
Maia era a poca distanza da loro: indossava un paio di pantaloni di pelle marrone e una maglietta nera aderente che diceva "Quello che non mi ammazza... farà meglio a mettersi a correre." Aveva i capelli a treccine, trattenuti indietro da una cordicella. Si girò, come percependo il loro sguardo su di lei, e sorrise.
Simon ricambiò il sorriso. Isabelle la guardò in cagnesco. Simon smise subito di sorridere. Quando, esattamente, la sua vita si era fatta così complicata?
Alec si illuminò. «Ecco Magnus!» esclamò. E si allontanò senza nemmeno voltarsi indietro, aprendosi un varco tra la folla verso l'alto stregone. La sorpresa di Magnus, quando Alec si avvicinò, era visibile anche a distanza.
«In un certo senso è dolce » commentò Isabelle guardandoli. «Più o meno...»
«Perché più o meno?»
«Perché» spiegò Isabelle «Alec sta cercando di farsi prendere sul serio da Magnus, ma non ha mai detto ai nostri genitori di lui, e nemmeno del fatto che gli piacciono... voglio dire...»
«Gli stregoni?» concluse Simon.
«Molto divertente.» Isabelle gli lanciò un'occhiataccia
«Sai perfettamente cosa intendo. Quello che sta succedendo è...»
«Che cosa sta succedendo, esattamente?» chiese Maia, avvicinandosi. «Questa cosa dei compagni non l'ho capita bene. Come dovrebbe funzionare?»
«Così.» Simon le indicò Alec e Magnus, che si erano messi un po' in disparte, in un angolo. Alec stava disegnando una runa sulla mano di Magnus, il viso concentrato, i capelli scuri davanti agli occhi.
«Quindi, tutti dobbiamo fare quella roba?» chiese Maia. «Farci disegnare la mano, voglio dire.»
«Solo se hai intenzione di combattere» precisò Isabelle, guardando gelida la ragazza. «Ma non mi sembri maggiorenne.»
Maia le fece un sorriso tirato. «Io non sono una Cacciatrice. I licantropi sono considerati adulti a sedici anni.»
«Be', in questo caso dovrai farti disegnare la mano» concluse Isabelle. «Da un Cacciatore. Quindi, sarà meglio che te ne cerchi uno.»
«Ma...» Maia, che ancora osservava Alec e Magnus, s'interruppe e inarcò le sopracciglia. Simon si girò per vedere cosa stesse guardando e... rimase a bocca aperta.
Alec aveva abbracciato Magnus e lo stava baciando. Magnus sembrava in stato di shock ed era impietrito. Diversi gruppi di persone, Cacciatori e Nascosti, li fissavano mormorando. Simon lanciò un'occhiata di lato e vide i Lightwood che osservavano la scena con gli occhi sgranati. Maryse si copriva la bocca con la mano.
Maia era perplessa. «Aspetta un secondo» esclamò. «Anche quello fa parte del rituale?»

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