Un sola sola forza

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CITTÀ DI CENERE - cap.19 "Dies irae"

La prima cosa di cui Alec si rese conto fu il freddo glaciale. La seconda, che non riusciva a respirare. Cercò di inalare aria e il suo corpo fu scosso da uno spasmo. Si raddrizzò a sedere ed espulse l'acqua sporca del fiume dai polmoni in un fiotto amaro che lo fece soffocare e lo lasciò senza fiato.
Finalmente respirò, anche se gli sembrava di avere i polmoni in fiamme. Si guardò intorno ansimando. Era seduto su una piattaforma di metallo ondulato... anzi no, era il cassone di un furgone, di un pick-up che galleggiava in mezzo al fiume. I capelli e gli abiti di Alec grondavano acqua fredda. E di fronte a lui era seduto Magnus Bane e lo guardava con occhi da gatto color ambra che balenavano al buio.
Alec cominciò a battere i denti. «Che cosa... cosa è successo
«Hai provato a bere l'acqua dell'East River» disse Magnus, e fu come se Alec si accorgesse solo allora che i suoi vestiti erano zuppi, appiccicati al corpo come una seconda pelle scura. «E io ti ho tirato fuori.»
Alec si sentiva scoppiare la testa. Cercò tastoni lo stilo nella cintura, ma era sparito. Provò a passare in rassegna quanto era accaduto: la nave infestata dai demoni, Isabelle che cadeva e Jace che la afferrava, il lago di sangue sotto i piedi, il demone che li assaliva...
«Isabelle! Si stava calando giù quando sono caduto...»
«Sta bene. È riuscita a raggiungere una barca. L'ho vista.» Magnus allungò una mano verso la testa di Alec. «Tu, d'altro canto, potresti avere una commozione cerebrale.»
«Devo tornare in battaglia.» Alec gli spinse via la mano. «Tu sei uno stregone: non puoi, che so, trasportarmi in volo alla nave o qualcosa del genere? E visto che ci sei, sistemarmi la commozione?»
Magnus, la mano ancora protesa, si lasciò ricadere contro la fiancata del pianale. Alla luce delle stelle i suoi occhi erano schegge verdi e dorate, dure e lisce come gioielli
«Scusa» disse Alec, rendendosi conto dell'impressione che aveva dato, anche se continuava a pensare che Magnus doveva capire che per lui raggiungere la nave era vitale. «So che non sei obbligato ad aiutarci... è un favore...»
«Smettila. Io non ti faccio favori, Alec. Io faccio delle cose per te perché... be', perché pensi che le faccia?»
Qualcosa montò alla gola di Alec, bloccando la sua risposta. Era sempre così quando si trovava con Magnus. Era come se ci fosse una bolla di dolore o rammarico che viveva nel suo cuore, e quando voleva dire qualcosa, qualunque cosa, che sembrasse significativo o sincero, la bolla montava e soffocava le sue parole. «Devo tornare alla nave» disse infine.
Magnus sembrava troppo stanco perfino per arrabbiarsi. «Ti aiuterei» disse. «Ma non posso. Eliminare gli incantesimi difensivi dalla nave è stato già abbastanza duro - è una magia molto forte, demoniaca - e come se non bastasse quando sei caduto ho dovuto fare un incantesimo al pick-up per non farlo affondare nel momento in cui io avessi perso i sensi. E io perderò i sensi, Alec. È solo questione di tempo.» Si passò una mano sugli occhi. «Non volevo che annegassi. L'incantesimo dovrebbe durare abbastanza da permetterti di riportare il pick-up a terra.»
«Io... non me n'ero reso conto.» Alec osservò Magnus, che aveva trecento anni ma gli era sempre apparso senza tempo, come se avesse smesso di invecchiare a diciannove. Adesso profondi solchi gli incidevano la pelle intorno agli occhi e alla bocca. I capelli gli pendevano flosci sulla fronte e la schiena era ingobbita non per il solito atteggiamento noncurante, ma per autentica sfinitezza.
Alec stese le mani. Erano pallide alla luce della luna, raggrinzite dall'acqua e disseminate da decine di cicatrici argentee. Magnus abbassò lo sguardo su di esse e poi lo spostò nuovamente su Alec, gli occhi offuscati dalla confusione.
«Prendi le mie mani» disse Alec. «E prendi anche la mia forza. Usane quanta ne vuoi per... per tenerti su.»
Magnus non si mosse. «Pensavo che tu dovessi tornare alla nave.»
«Devo combattere» precisò Alec. «Ma è quello che fai anche tu, no? Tu partecipi alla battaglia quanto i Cacciatori sulla nave... e so che puoi assorbire un po' della mia forza, ho sentito che gli stregoni lo fanno... perciò te la offro. Prendila. È tua.» 

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