Simon stava in mezzo alla stanza con le mani ficcate nelle tasche della giacca. Portava dei jeans e una logora maglietta con la scritta I LOVE NEW YORK che era appartenuta al padre. Tutto in lui le era familiare, eppure sembrava un estraneo. «I tuoi occhiali» disse Clary rendendosi conto solo ora di che cosa le era sembrato strano, sulla veranda. «Non li porti.»
«Hai mai visto un vampiro con gli occhiali?»
«Be', no, ma...»
«Non ne ho più bisogno. A quanto pare avere una vista perfetta fa parte del gioco.» Si lasciò cadere sul divano e Clary lo raggiunse, sedendoglisi accanto ma non troppo. Da vicino vide quanto era pallida e diafana la sua pelle, con il tracciato azzurro delle vene subito sotto la superficie. Senza lenti, i suoi occhi erano grandi e scuri e le sue ciglia simili a tratti di inchiostro nero. «Naturalmente mi toccherà portarli ancora, in casa, altrimenti mia madre darà di matto. Oppure dovrò dirle che porto le lenti a contatto.»
«Dovrai dirglielo e basta» disse Clary con più fermezza di quanta sentisse di avere. «Non puoi nascondere la tua... la tua condizione per sempre.»
«Posso provarci.» Simon si passò una mano tra i capelli neri, la bocca contratta. «Clary, cosa devo fare? Mia madre continua a portarmi roba da mangiare e io devo buttarla dalla finestra... Non sono uscito per due giorni, ma non so quanto a lungo potrò fingere di avere l'influenza. Alla fine mi porterà dal dottore e allora cosa succederà? Non ho battito cardiaco. Le dirà che sono morto.»
«Oppure ti descriverà come un miracolo medico» disse Clary.
«Non è divertente.»
«Lo so, provavo a...»
«Continuo a pensare al sangue» disse Simon. «Me lo sogno. Mi sveglio pensandoci. Tra non molto ci scriverò su delle poesie.»
«Non hai quelle bottiglie di sangue che ti ha dato Magnus? Non le stai finendo, vero?»
«Ce le ho. Sono nel mio minifrigo. Ma ne restano tre.» La sua voce era fievole per la tensione. «E quando rimarrò a secco?»
«Non succederà. Te ne procureremo delle altre» disse Clary, mostrandosi più sicura di quanto non fosse. Immaginava che avrebbe sempre potuto
rivolgersi al locale fornitore di sangue di agnello di Magnus, un amico, ma tutta la faccenda le dava la nausea. «Senti, Simon, Luke pensa che dovresti dirlo a tua madre. Non puoi nasconderglielo per sempre.»
«Posso provarci, dannazione.»
«Pensa a Luke» fece Clary in tono disperato. «Puoi ancora fare una vita normale.»
«E noi due? Lo vuoi un ragazzo vampiro?» Rise amaramente. «Perché prevedo molti picnic romantici nel nostro futuro. Tu che bevi una piña colada. Io che bevo il sangue di una vergine.»
«Consideralo un handicap» lo incalzò Clary. «Devi solo imparare a conviverci. Ci sono un sacco di persone che lo fanno.»
«Non sono sicuro di essere una persona. Non più.»
«Lo sei per me» disse Clary. «In ogni caso, lo stato umano è sopravvalutato.»
«Almeno Jace non potrà più chiamarmi mondano. Che cos'hai lì?» chiese Simon, notando l'opuscolo ancora arrotolato nella mano sua sinistra.
«Oh, questo? Clary lo sollevò. «Come fare coming out con i propri genitori.»
Simon fece tanto d'occhi. «C'è qualcosa che devi dirmi?»
«Non è per me. È per te.» Glielo porse.
«Non devo fare coming out con mia madre» disse Simon. «Già mi crede gay perché non mi interessa lo sport e non ho ancora avuto una sfilza di ragazze. Non che lei sappia, comunque.» «Ma devi confessare di essere un vampiro» osservò Clary. «Luke pensava che magari, sai, potresti servirti di uno dei discorsi suggeriti nell'opuscolo, soltanto usando le parole "morto vivente" al posto di...»
«Ho capito, ho capito.» Simon aprì l'opuscolo. «Ecco, farò un po' di pratica con te.» Si schiarì la gola. «"Mamma. Ho qualcosa da dirti. Sono un morto vivente. Ora, so che potresti avere dei preconcetti sui morti viventi. So che potresti non sentirti a tuo agio all'idea che sono un morto vivente. Ma sono qui per dirti che i morti viventi sono esattamente come me e te."»
Rimase un attimo in silenzio. «Be', okay, forse più come me che come te.»
«SIMON.»
«Va bene, va bene.» Continuò. «"La prima cosa che devi capire è che sono la stessa persona di sempre. Essere un morto vivente non è la cosa più importante di me. È solo una parte di quello che sono. La seconda cosa che dovresti sapere è che non è una scelta. Sono nato così.» Simon le lanciò un'occhiata di traverso al di sopra dell'opuscolo. «Pardon, rinato così.»
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