CITTÀ DI VETRO - cap.14 "Nella foresta buia"
«Quello che è successo a Max» le disse «non è stato colpa tua.»
Lei non lo guardò. Continuò a fissare l'oggetto che aveva in mano. «Sai cos'è questo?» gli chiese, mostrandoglielo. Era un soldatino intagliato nel legno. Uno Shadowhunter giocattolo, con tanto di tenuta da battaglia dipinta di nero. Il bagliore d'argento che Simon aveva notato era il colore della piccola spada, ma era molto consunto.
«Era di Jace» spiegò Isabelle senza aspettare la risposta. «Era l'unico giocattolo che aveva quando arrivò da Idris. Forse una volta faceva parte di un esercito. Secondo me se l'era fatto lui, ma non ne parlava mai. Lo portava sempre con sé, ce l'aveva sempre in tasca, quand'era piccolo. Poi un giorno ho visto Max con il soldatino in mano. Jace doveva avere più o meno tredici anni, allora. Era diventato troppo grande, per giocarci, e così l'aveva regalato a Max. Comunque, Max lo teneva in mano, quando l'hanno trovato. Era come se ci si fosse aggrappato, quando Sebastian... quando Sebastian...»
S'interruppe. Lo sforzo che stava facendo per non piangere era visibile: la bocca era una smorfia, sghemba e come fuori asse. «Avrei dovuto essere là a proteggerlo, perché si potesse aggrappare a me, non a uno stupido giocattolo di legno.» Lo scagliò sul letto, con gli occhi lucidi.
«Avevi perso i sensi» protestò Simon. «Hai rischiato di morire, Izzy. Non c'era niente che tu potessi fare.»
Isabelle scosse la testa e i capelli aggrovigliati le danzarono sulle spalle. Era feroce e selvaggia. «E tu che ne sai?» gli chiese. «Tu sai che Max era venuto da noi, la notte in cui è morto, per dirci che aveva visto qualcuno arrampicarsi sulle torri antidemoni? E io gli avevo detto che era stato un sogno e l'avevo mandato via. E invece aveva ragione. Scommetto che era quel bastardo di Sebastian, che si stava arrampicando sulle torri per neutralizzare le difese. E Sebastian l'ha ucciso perché non dicesse a nessuno che cosa aveva visto. Se solo l'avessi ascoltato... Se solo mi fossi presa un secondo per ascoltarlo, non sarebbe mai successo.»
«Non potevi saperlo» replicò Simon. «E per quel che riguarda Sebastian... non era il cugino dei Penhallow. Ha preso in giro tutti.»
Isabelle non sembrò sorpresa. «Lo so» disse. «Ho sentito quando lo raccontavi ad Alec e a Jace. Stavo ascoltando dalle scale.»
«Stavi origliando?»
Isabelle scrollò le spalle. «Fino alla parte in cui dicevi che volevi parlare con me. Allora sono tornata qui. Non mi andava di vederti.» Lo guardò di traverso. «Devo rendertene atto, però, tu non molli mai.»
«Senti, Isabelle.» Simon fece un passo avanti. Diventò stranamente, improvvisamente consapevole di quanto fosse poco vestita, per cui evitò di metterle una mano sulla spalla o di fare qualsiasi altro gesto tranquillizzante. «Quando mio padre morì, sapevo che non era colpa mia, ma continuavo a pensare a tutte le cose che avrei dovuto fare o dire prima che morisse.»
«Sì, be', ma questa è colpa mia» replicò Isabelle. «E quello che io avrei dovuto fare era ascoltare. E quello che ancora posso fare è ritrovare quel bastardo che ha fatto questo e ucciderlo.»
«Non sono sicuro che servirebbe...»
«Come fai a dirlo?» gli chiese Isabelle. «Hai trovato il responsabile della morte di tuo padre e l'hai ucciso?»
«Mio padre ha avuto un attacco di cuore» spiegò Simon. «Quindi, no.»
«Quindi non sai di cosa stai parlando, giusto?» Isabelle sollevò il mento e lo guardò dritto in faccia. «Vieni qui.» «Cosa?»
Gli fece cenno di avvicinarsi con l'indice, imperiosamente. «Vieni qui, Simon.»
Con riluttanza, Simon le si avvicinò. Quando fu abbastanza vicino, Isabelle lo prese per la camicia e lo tirò giù verso di sé. I loro volti erano a pochi centimetri di distanza: Simon notò che la pelle sotto gli occhi di Isabelle era ancora umida e lucida per le lacrime recenti. «Sai di cosa ho veramente bisogno in questo preciso momento?» gli disse, scandendo bene le parole.
«Uhm» fece Simon. «No...»
«Di distrazione» rispose Isabelle. E con un mezzo giro del busto lo tirò di peso accanto a sé.
Simon cadde sul letto di sulla schiena, in mezzo a un mucchio di vestiti messi alla rinfusa. «Isabelle» protestò debolmente. «Pensi davvero che questo possa farti sentire meglio?»
«Fidati» ribatté lei, mettendogli una mano sul petto, sul suo cuore immobile. «Mi sento già meglio.»

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▪《 Shadowhunters - best quotes 》▪
RandomMigliori frasi di •Shadowhunters - Città di Ossa •Shadowhunters - Città di Cenere •Shadowhunters - Città di Vetro !! ATTENZIONE !! PUÒ CONTENERE SPOILER