CITTÀ DI VETRO - cap.9 "Questo sangue colpevole"
Jace, invece, levò più alta la stregaluce, che divampò più intensamente, illuminando l'aria di un aspro e bianco fulgore. Tutti gli angoli della stanza divennero visibili. Tre erano vuoti, ma nel quarto c'era un telo, con qualcosa sotto, una figura accasciata...
«Jace» sussurrò Clary. «Cos'è quello?»
Lui non rispose. Ora, all'improvviso, c'era una spada angelica nella sua mano libera. Clary non sapeva quando l'avesse sguainata, ma brillava sotto la stregaluce come una lama di ghiaccio.
«Jace, non farlo» gli intimò Clary. Ma Jace avanzò, sollevò il telo con la punta della spada e lo strappò via. Il lenzuolo cadde, facendo alzare una nuvola di polvere.
Jace arretrò barcollando e la stregaluce gli cadde di mano. Mentre la vivida luce cadeva, Clary intravide per un attimo il suo viso: una livida maschera di orrore. Clary prese al volo la stregaluce prima che si spegnesse e la levò in alto, ansiosa di vedere cosa avesse tanto sconvolto Jace. Jace, che non si lasciava sconvolgere da nulla.
All'inizio individuò solo la sagoma di un uomo, avvolto in stracci bianchi e sporchi, accovacciato per terra. I polsi e le caviglie erano stretti da catene fissate a grossi ganci di metallo infissi nel pavimento di pietra. Come può essere vivo?, pensò Clary inorridita, con la gola che le si riempì di bile. La pietra runica le tremò nella mano e la luce danzò come impazzita sul prigioniero. Clary vide le braccia e le gambe emaciate, segnate ovunque dai segni di innumerevoli torture. Il volto, ormai quasi un teschio, si girò verso di lei: c'erano vuote cavità nere al posto degli occhi. Poi ci fu un fruscio secco, e Clary vide che quelle che aveva scambiato per stracci erano in realtà ali: ali bianche, che si sollevarono dietro la schiena del prigioniero in due semilune candide e pure. L'unica cosa pura in quella stanza immonda.
Clary sussultò, con la gola secca. «Jace... hai visto...» «Ho visto.» La voce di Jace, accanto a lei, era spezzata come vetro in frantumi.
«Avevi detto che gli angeli non c'erano... che nessuno li aveva mai visti...»
Jace stava sussurrando a mezza voce una sequela di spaventate imprecazioni. Avanzò incerto verso la creatura accovacciata sul pavimento, ma poi arretrò di scatto, come se fosse rimbalzato contro un muro invisibile. Clary abbassò lo sguardo e vide che l'angelo era seduto entro un pentacolo fatto di rune intrecciate tra loro, profondamente incise nella pietra. Le rune emanavano una pallida luce fosforescente. «Le rune» sussurrò. «Non possiamo oltrepassarle.»
«Ma ci deve pur essere qualcosa...» disse Jace con una voce quasi di pianto. «Qualcosa che possiamo fare.»
L'angelo sollevò la testa. Clary notò con un senso di pietà, terrore e turbamento, che aveva dei riccioli dorati come quelli di Jace, che risplendevano nella luce. I ricci erano appiccicati al cranio, gli occhi cavi, il viso sfregiato da cicatrici. Era come un magnifico dipinto distrutto dai vandali. L'angelo aprì la bocca e un suono si riversò dalla sua gola: non parole, ma una penetrante musica dorata, un'unica nota di canto, trattenuta a lungo, a lungo, a lungo, così alta e dolce che il suo suono era come un dolore...
Una fiumana di immagini salì agli occhi di Clary. Aveva ancora in mano la pietra runica, ma la luce non c'era più. E anche lei non era più lì, ma in un altro luogo, dove le immagini del passato le scorrevano davanti in un sogno a occhi aperti: frammenti, colori, suoni.
Si trovava in una cantina spoglia e pulita, e c'era una singola runa, gigantesca, tracciata sul pavimento di pietra. C'era un uomo accanto ad essa: aveva un libro aperto in una mano e una torcia fiammeggiante nell'altra. Quando l'uomo alzò la testa, Clary riconobbe Valentine: molto più giovane, il viso bello e senza rughe, gli occhi scuri, limpidi e vivaci. Recitava una cantilena e, alle sue parole, la runa divampò in alte fiamme. Quando le fiamme si spensero, rimase una figura accasciata tra la cenere: un angelo, con le ali spalancate e insanguinate, come un uccello colpito da un fucile e caduto dal cielo.
La scena cambiò. Valentine era in piedi davanti a una finestra, al suo fianco c'era una giovane donna dai vivaci capelli rossi. Un anello d'argento, che Clary riconobbe, brillò al dito di Valentine, mentre cingeva la donna in un abbraccio. Con una fitta di dolore, Clary riconobbe sua madre. Ma era giovane e i tratti del suo viso erano dolci e vulnerabili. Indossava una camicia da notte bianca e aspettava un bambino.
«Gli Accordi» le stava dicendo Valentine con rabbia «sono l'idea peggiore che il Conclave abbia mai avuto. E sono anche quanto di peggio potesse capitare ai Nephilim. Che noi dovessimo essere legati ai Nascosti, legati a quelle creature...»
«Valentine» lo interrompeva Jocelyn con un sorriso «ora basta con la politica, per favore.»
Poi intrecciava le braccia intorno al collo di Valentine con uno sguardo pieno d'amore. E anche lo sguardo di Valentine era pieno d'amore, ma non solo: dentro vi era anche qualcos'altro, che fece rabbrividire Clary.
Valentine era in ginocchio al centro di un circolo di alberi. Una luna splendente illuminava il pentacolo nero che lui aveva abbozzato sulla terra della radura. I rami degli alberi s'intrecciavano in una fitta rete sopra di lui, e dove si protendevano oltre i bordi del pentacolo le foglie si arricciavano e annerivano. Al centro della stella a cinque punte sedeva una donna dai lunghi capelli luminosi; la sua figura era snella e aggraziata, il viso nascosto nell'ombra, le braccia nude e bianche. La mano sinistra era tesa in avanti e, quando aprì le dita, Clary vide che aveva un lungo taglio sul palmo, da cui un lento rivolo di sangue gocciolava in una coppa d'argento posata sul pentacolo. Il sangue sembrava nero, sotto la luce della luna. O forse era davvero nero.
«Il bimbo che nascerà con questo sangue dentro di sé» diceva la donna, e la sua voce era dolce e bella «avrà un potere più grande dei Demoni Superiori che popolano gli abissi tra i mondi. Sarà più potente dell'Asmodei, più forte dello shedu delle tempeste. Se verrà opportunamente addestrato, non ci sarà nulla che non sarà in grado di fare. Ma ti avverto» aggiungeva. «Questo sangue brucerà la sua umanità, come il veleno brucia la vita nel sangue.»
«Io ti ringrazio, Signora di Edom» diceva Valentine. Mentre si protendeva per prendere la coppa di sangue, la donna levava il viso. E Clary vide che, pur essendo bellissima, i suoi occhi erano nere cavità dalle quali fuoruscivano tentacoli neri e sinuosi, come antenne che tastassero l'aria. Clary soffocò un grido.
La notte e la foresta svanirono. Ecco Jocelyn, in piedi davanti a qualcuno che Clary non poteva vedere. Non era più incinta e i suoi capelli luminosi erano scarmigliati intorno al viso disperato e sofferente. «Non posso più restare con lui, Ragnor» diceva. «Nemmeno un giorno in più. Ho letto il suo diario. Sai che cosa ha fatto a Jonathan? Credevo che nemmeno Valentine potesse arrivare a tanto.» Le sue spalle tremavano. «Ha usato sangue di demone! Jonathan non è più un bambino! Non è più nemmeno umano! È un mostro...»
Jocelyn svanì. Valentine camminava inquieto intorno al cerchio di rune, brandendo una lucente spada angelica. «Perché non parli?» borbottava. «Perché non vuoi darmi ciò che voglio?»
Calò la spada e l'angelo si contorse per il dolore, mentre un fluido dorato colava dalla ferita come liquida luce del sole. «Se non vuoi darmi delle risposte» sibilava Valentine «puoi darmi il tuo sangue. Sarà più utile a me e ai miei di quanto lo sarà a te.»
Ora erano nella biblioteca dei Wayland. La luce del sole brillava dai rombi di vetro delle finestre, inondando la stanza di azzurro e di verde. Da un'altra stanza giungevano delle voci: suoni di risate e di chiacchiere, c'era una festa. Jocelyn era in ginocchio vicino a uno scaffale e si guardava furtivamente intorno. Tirava fuori un grosso libro dalla tasca e lo infilava nello scaffale.
Ed era già sparita. La scena successiva si svolgeva in una cantina, la stessa dove Clary si trovava in quel momento. Lo stesso pentacolo grossolanamente inciso sul pavimento e, al centro della stella, l'angelo. Valentine era lì accanto, di nuovo con un'ardente spada angelica in pugno. Era molto più anziano, adesso. «Ithuriel» diceva. «Ormai siamo vecchi amici, no? Avrei potuto lasciati sepolto vivo in quelle rovine, invece no, ti ho portato qui con me. Per tutti questi anni ti ho tenuto sempre con me, sperando che un giorno mi avresti detto ciò che volevo, che dovevo, sapere.» Si avvicinava, e il fulgore della lama faceva vibrare di luce la barriera runica. «Quando ti ho evocato, sognavo che mi avresti spiegato il perché. Perché Raziel ha creato noi, la sua stirpe di Cacciatori, ma non ci ha dato i poteri che hanno i Nascosti: la velocità dei lupi, l'immortalità del Popolo Fatato, la magia degli stregoni, nemmeno la resistenza dei vampiri. Ci ha lasciati nudi davanti agli eserciti infernali con solo questi segni dipinti sulla pelle. Perché i loro poteri devono essere più grandi dei nostri? Perché non possiamo avere anche noi ciò che loro possiedono? Come può, tutto ciò, essere giusto?»
Nella stella che lo teneva prigioniero l'angelo sedeva muto come una statua di marmo, immobile, le ali ripiegate. I suoi occhi non esprimevano nulla, se non un terribile e silenzioso dolore. La bocca di Valentine si distorse in una smorfia.
«Molto bene. Resta pure nel tuo silenzio. Io avrò comunque la mia occasione.» Valentine sollevava la spada. «Possiedo la Coppa Mortale, Ithuriel, e presto avrò la Spada. Ma senza lo Specchio non posso iniziare l'evocazione. Lo Specchio è tutto ciò che mi serve. Dimmi dov'è. Dimmi dov'è, Ithuriel, e io ti lascerò morire.»
La scena si frantumava e, mentre la visione svaniva, Clary colse frammenti di immagini a lei familiari perché ricorrenti nei suoi incubi: angeli dalle ali bianche e angeli dalle ali nere, distese di acqua specchiante, oro e sangue... e Jace, che le voltava le spalle, che le voltava sempre le spalle. Clary tendeva le mani verso di lui. E, per la prima volta, la voce dell'angelo parlò nella sua testa, con parole che Clary riusciva a comprendere.
Questi non sono i primi sogni che ti mando.

STAI LEGGENDO
▪《 Shadowhunters - best quotes 》▪
RandomMigliori frasi di •Shadowhunters - Città di Ossa •Shadowhunters - Città di Cenere •Shadowhunters - Città di Vetro !! ATTENZIONE !! PUÒ CONTENERE SPOILER