CITTÀ DI CENERE - cap.8 "La Corte Seelie"
Alla luce del giorno l'appartamento appariva simile a un nightclub vuoto durante l'orario di chiusura: scuro, sporco e inaspettatamente piccolo. Le pareti erano nude, spruzzate di vernice glitter, il parquet su cui una settimana prima avevano ballato le fate era deformato e lustro per l'età.
«Ciao ciao.» Magnus andò loro incontro con passo maestoso. Indossava una vestaglia di seta verde lunga fino a terra, aperta su una maglia a rete argentata e jeans neri. All'orecchio sinistro gli brillava una pietra rossa scintillante. «Alec, mio caro. Clary. E il ragazzo-topo.» Fece un inchino a Simon, che sembrò seccato. «A cosa devo il piacere?»
«Siamo venuti a trovare Jace» rispose Clary. «Sta bene?»
«Non lo so» disse Magnus. «Di solito se ne sta disteso e immobile sul pavimento.»
«Che cosa...?» cominciò a dire Alec, poi si interruppe alle risate di Magnus. «Non è divertente.»
«È talmente facile prenderti in giro. Ma sì, il vostro amico sta bene. Be', a parte il fatto che continua a rassettare la casa e a mettere in ordine tutte le mie cose. Così adesso non trovo più niente. È ossessivo.»
«A Jace piace che tutto sia ordine» disse Clary, pensando alla sua stanza monacale all'Istituto.
«Be', a me no» Magnus guardava con la coda dell'occhio Alec che fissava nel vuoto con aria accigliata. «Jace è là dentro, se volete vederlo.» Indicò una porta in fondo alla stanza.
«Là dentro» si rivelò una stanzetta di media grandezza sorprendentemente accogliente, con le pareti maculate, tende di velluto tirate alle finestre e alcune poltrone disseminate come grossi iceberg colorati in un mare di ruvida moquette beige. Su un divano rosa shocking era stato allestito un letto improvvisato, con lenzuola e coperte. Le pesanti tende non facevano filtrare la luce; l'unica fonte di illuminazione era uno schermo televisivo tremolante che emanava un intenso splendore pur avendo la spina staccata.
«Che cosa danno?» chiese Magnus.
«Cosa non mettersi» risuonò una familiare voce strascicata proveniente da una figura stravaccata su una delle poltrone. Jace si sporse in avanti e per un istante Clary pensò che si sarebbe alzato per salutarli. Invece scrollò la testa verso lo schermo. «Pantaloni cachi a vita alta? Ma chi se li mette?» Si girò e lanciò uno sguardo truce a Magnus. «Hai poteri soprannaturali quasi illimitati» disse «e li usi solo per guardare le repliche. Che spreco».
«E poi, con MySky puoi ottenere praticamente lo stesso risultato» osservò Simon.
«Il mio metodo è più economico.» Magnus schioccò le dita e la stanza fu improvvisamente inondata di luce. Jace, accasciato nella poltrona, alzò un braccio per coprirsi il viso. «E questo potete farlo senza magia?»
«Veramente» disse Simon «sì. Se guardassi la pubblicità lo sapresti.»
Clary sentì che l'atmosfera nella stanza si stava guastando. «Basta» disse. Guardò Jace, che sbatteva gli occhi, seccato per la luce. «Dobbiamo parlare. Tutti quanti. Su che cosa faremo adesso.»
«Io stavo per vedere Project Runaway» disse Jace. «Comincia tra poco.»
«Neanche per sogno» disse Magnus. Schioccò le dita e la TV si spense, emettendo un piccolo sbuffo di fumo quando l'immagine svanì. «Devi affrontare la realtà.»
«Da quando in qua ti interessa risolvere i miei problemi?»
«Mi interessa riavere il mio appartamento. Sono stanco delle tue continue pulizie.» Lo stregone schioccò di nuovo le dita con fare minaccioso. «Alzati.»
«O sarai il prossimo ad andare in fumo» commentò Simon in sollucchero.
«Non c'era bisogno di spiegare il mio gesto» disse Magnus. «Era sottinteso.»
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