CITTÀ DI VETRO - cap.19 "Jace e Jonathan"
Simon si voltò, e per poco non cacciò un urlo: era faccia a faccia con Raphael, a pochi centimetri da lui. Vista da vicino, la sua pelle rivelava le venature scure della fame. Simon ripensò a quella notte all'Hotel Dumort: i volti che apparivano dalle ombre, le fuggevoli risate, l'odore del sangue, e rabbrividì.
Raphael prese Simon per le spalle: la stretta delle sue mani ingannevolmente esili era ferrea. «Gira la testa» gli intimò «e guarda le stelle: così sarà più facile.»
«Allora hai davvero intenzione di uccidermi» osservò Simon. Con sorpresa, non sentiva paura, non era nemmeno particolarmente agitato: tutto sembrava rallentato e perfettamente nitido. Fu simultaneamente consapevole di ogni foglia sopra di lui, di ogni sassolino per terra, di ogni paio d'occhi puntati su di lui.
«Che cosa credevi? » gli chiese Raphael, con un po' di tristezza notò Simon. «Non è una cosa personale, te l'assicuro. Come dicevo, sei troppo pericoloso per poter continuare a esistere così come sei. Se avessi saputo cosa saresti diventato...»
«Non mi avresti mai lasciato uscire da quella tomba, lo so» terminò per lui.
Raphael incrociò il suo sguardo. «Tutti, per sopravvivere, fanno ciò che devono fare. In questo senso, anche noi siamo un po' come gli esseri umani.» I suoi denti affilati sgusciarono dalle gengive come delicati rasoi. «Sta' fermo» gli disse. «Sarà una cosa rapida.» Si avvicinò.
«Aspetta » esclamò Simon. E quando Raphael si ritrasse, accigliato, lo ripetè, con più forza: «Devo farti vedere una cosa.»
Raphael fece un basso suono sibilante. «Se vuoi tergiversare, trova qualcosa di meglio, Diurno.»
«E quello che sto facendo. C'è una cosa che dovresti vedere.» Simon si scostò i capelli dalla fronte. Gli sembrò un gesto un po' sciocco, quasi teatrale, ma quando lo fece rivide il volto pallido e disperato di Clary che lo fissava, con lo stilo in mano, e pensò: Be', lo faccio per lei. Almeno ci provo.
L'effetto su Raphael fu sorprendente e istantaneo. Fece un balzo indietro, come se Simon avesse brandito un crocifisso, e sgranò gli occhi. «Diurno» sibilò. «Chi ti ha fatto questo?»
Simon si limitò a fissarlo. Non sapeva bene quale reazione aspettarsi, ma di sicuro non quella.
«Clary» disse Raphael, rispondendosi da solo. «Naturalmente. Solo un potere come il suo può fare una cosa del genere: un vampiro marchiato e con un marchio come questo...»
«Un marchio di che tipo?» chiese Jacob, l'esile ragazzo biondo alle spalle di Raphael. Anche gli altri vampiri li stavano fissando, con espressioni di confusione e crescente paura. Qualsiasi cosa spaventasse Raphael, pensò Simon, di sicuro spaventava anche loro.
«Questo marchio» spiegò Raphael senza togliere gli occhi di dosso a Simon «non è una delle rune del Libro Grigio. È un marchio ancora più vecchio del Libro. Uno dei più antichi, disegnato dalla mano stessa del Creatore.» Fece per toccare la fronte di Simon, ma sembrò non trovare il coraggio: la mano restò sospesa per un attimo, poi gli ricadde lungo il fianco. «Ho sentito parlare di marchi come questo, ma io non ne avevo mai visto uno. E questo...»
Simon citò: «"Chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte." E il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato». «Puoi cercare di uccidermi, Raphael, ma non te lo consiglio.»
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