05. Il figlio di Charles

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Mi raccomando lasciate tante stelline 😘

Era davvero difficile abituarsi all'idea di avere Caleb nella stessa casa

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Era davvero difficile abituarsi all'idea di avere Caleb nella stessa casa. Lui sembrava non far caso al fatto che vivesse con una bambina e una ragazza sconosciuta perché non mi conosceva. Non poteva dire di sapere chi fossi dopo che non parlavamo da quattro anni e al liceo se non fosse stato per quel fatidico ballo di fine anno, non avevamo mai parlato.

Per lui sembrava quasi una cosa normale: andava in giro senza maglia facendo vedere i suoi addominali scolpiti su cui il tatuaggio con la fiamma del suono spiccava sulla parte sinistra del petto. Ero curiosa di sapere cosa significasse quel simbolo per lui.

Quella mattina, sul tavolo trovai un biglietto firmato da Caleb in cui diceva di essere uscito presto per una faccenda privata. La sua scrittura era elegante, precisa e leggermente obliqua, non avevo mai visto il suo quaderno o altro su cui avrei potuto vedere come scrivesse.
Non volevo sapere quanto fosse segreta quella cosa che doveva fare. La sua stanza era accanto alla mia e ogni sera sentivo il cigolio del letto di Caleb e dei suoni che mi facevano venire la nausea. Per non parlare della voce femminile diversa che ogni volta pronunciava il nome del loro "compagno" come se fosse un dio.
Fu la prima volta che ringraziai il fatto che Julia avesse il sonno pesante, almeno non avrebbe sentito nulla o almeno speravo. Le mattine seguenti, sembrava che non fosse capitato nulla. Delle ragazze non c'era nessuna traccia e lui sembrava aver passato la notte a dormire piuttosto che soddisfare le sue perversioni. Era sempre il solito!

Quella notte, però, dalla sua camera proferì soltanto le sue continue imprecazioni. Avevo pensato più di una volta di andare nella sua stanza a vedere cosa fosse successo e se avrei potuto aiutarlo; poi però, ogni volta ripensavo al fatto che se ci fossi io al posto suo, ad imprecare per delle ragioni, lui non sarebbe venuto ad aiutarmi.
A Caleb non fregava nulla degli altri, quindi perché avrei dovuto aiutarlo? Era con quei pensieri che mi addormentai. E con i sensi di colpa.

- Mamma, facciamo tardi! - mi riprese mia figlia. Ero rimasta a fissare il foglietto mentre Julia scendeva le scale pronta per andare a scuola.

Mi alzai e le presi la mano. Ero parecchio nervosa e non solo perché sentivo ancora un peso sul petto per non aver aiutato Caleb, ma perché sarebbe venuto il famoso "figlio di Charles" di cui Isabelle continuava a parlare. Aveva eliminato tutti i suoi appuntamenti per concentrarsi su di lui e il suo caso, di cui non sapevo nulla.
In quei giorni a lavoro, era davvero difficile. Nell'edificio regnava un caos assoluto tutto per mostrare quanto fosse perfetto quello studio e che il caso del "figlio di Charles" era all'altezza di Isabelle.

Arrivai in ufficio con la testa che mi scoppiava. Dopo aver lasciato Julia a scuola, la preoccupazione verso Caleb era aumentata. Quella bambina continuava a farmi domande su dove fosse, perché non era rimasto con loro a fare colazione come faceva di solito.
Prima di andare avevo notato che la sua macchina era ancora nel garage accanto alla mia e la cosa non mi quadrava.

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